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Cultura

Bonatti: "L'essere umano vive in città, mangia senza fame e beve senza sete". Parole che entusiasmano e turbano allo stesso tempo

L'alpinista Walter Bonatti aveva ragione: non tutti provano a cambiare rotta e in pochi ci riescono. Ma questo, a mio parere, è solo in parte causato da una mancanza di volontà: se nasci in un contesto imperniato sullo spreco; un contesto che ti educa/invita a consumare a più non posso, a "mangiare senza fame", è molto difficile rinnovare i propri comportamenti, perché vorrebbe dire uscire da una presunta normalità

di
Pietro Lacasella
22 giugno | 05:45
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

«L'essere umano vive in città, mangia senza fame e beve senza sete, si stanca senza che il corpo fatichi, rincorre il proprio tempo senza raggiungerlo mai. È un essere imprigionato, una prigione senza confini da cui è quasi impossibile fuggire. Alcuni esseri umani però a volte, hanno bisogno di riprendersi le proprie vite, di ritrovare una strada maestra. Non tutti ci provano, in pochi ci riescono». [Walter Bonatti]

 

Tra libri, giornali e social network avrò letto queste parole centinaia di volte. Eppure ogni volta mi galvanizzano - "bravo Bonatti, è proprio così!" - e al contempo mi turbano, perché io stesso mi scopro imprigionato in una prigione senza confini. 

È difficile trovare una strada maestra in questa società dell'eccesso, dove si è perennemente condizionati da chi "mangia senza fame, beve senza sete", ma anche spreca risorse ed energie infischiandosene dei limiti ambientali. 

 

Bonatti aveva ragione: non tutti provano a cambiare rotta e in pochi ci riescono. Ma questo, a mio parere, è solo in parte causato da una mancanza di volontà: se nasci in un contesto imperniato sullo spreco; un contesto che ti educa/invita a consumare a più non posso, a "mangiare senza fame", è molto difficile rinnovare i propri comportamenti, perché vorrebbe dire uscire da una presunta normalità.

 

Solo con una rivoluzione culturale, solo passando da una "società dell'addizione" a una "società della sottrazione" possiamo avere qualche speranza. Ma sono auspici esterni rispetto all'odierna e presunta normalità e perciò voleranno via, insieme al vento, come le foglie di un autunno ormai giunto al termine.

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