Al via il Dibattito Pubblico sull'invaso del Vanoi con la prima sessione online dove sono state presentate le alternative progettuali contenute nello studio di fattibilità: c'è tempo fino al 4 novembre per inviare le proprie osservazioni che saranno raccolte in un documento dedicato a fine anno. Per essere chiari fin da subito il Dibattito Pubblico, così come inteso dal Ministero delle Infrastrutture, non è un processo di progettazione integrata e non servirà a decidere se l'opera si farà oppure no
Nella primavera 2022 in Veneto è piovuto il 53% in meno rispetto alla media del periodo. A luglio dello stesso anno il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali assegnava al Consorzio di Bonifica del Brenta un finanziamento di 1 milione di euro per lo studio progettuale del “serbatoio del Vanoi”. Il progetto di Veneto Agricoltura che prevede l'utilizzo di Aree Forestali d'Infiltrazione potrebbe aiutare ad adattare l'agricoltura in pianura: ne parliamo con Giustino Mezzalira, ex Direttore della Sezione Ricerca e Gestioni Agroforestali di Veneto Agricoltura
Il caldo estremo causato dalle emissioni di combustibili fossili sta aggravando la crisi idrica e minacciando i raccolti delle colture simbolo dell'Italia, come grano e olive. Secondo uno studio del gruppo World Weather Attribution, i cambiamenti climatici provocati dall’uomo hanno aumentato del 50% la probabilità di siccità devastanti in Sardegna e Sicilia. Per fronteggiare questo scenario è necessario agire sull'uso dei combustibili fossili e aumentare l'efficienza della rete idrica del Paese
Le prossime settimane saranno decisive per lo svolgimento del Dibattito Pubblico sul progetto del nuovo invaso del Vanoi a cavallo delle provincie di Belluno e Trento, voluto dal Consorzio di Bonifica Brenta. In 18 giorni il Dibattito Pubblico sarà concluso lasciando poco tempo materiale alla popolazione interessata per capire le ragioni di un nuovo invaso, le alternative e le ricadute concrete (sociali ambientali ed economiche) sul territorio. I territori montani potranno essere rappresentati solo a Canal San Bovo. Una scelta geograficamente valida ma che esclude politicamente il bellunese dall’eventualità di avere una voce forte durante il Dibattito Pubblico sulla progettazione della diga
A Trichiana il 19 agosto 1926 nasce Clementina detta Tina Merlin. Staffetta partigiana e giornalista de "L'Unità", documentò i fatti del Vajont, dando voce agli ertani e denunciando le prepotenze dello Stato sui territori montani.
Per ricordarla nell'anniversario della nascita abbiamo dialogato con il figlio Toni Sirena nella convinzione che la madre svolga tutt'oggi un ruolo centrale per il giornalismo di inchiesta e di montagna
Il 26 luglio 2024 al Passo Gavia con un sopralluogo congiunto tra il Parco Nazionale dello Stelvio, il Comune Valfurva, Regione Lombardia e i rappresentanti del comitato "Salviamo il Lago Bianco" si sono definiti i termini per il ripristino delle opere di collegamento del Lago Bianco agli impianti di innevamento di Santa Caterina Valfurva. Il Comitato continuerà a monitorare la situazione anche se ora si aspettano gli atti della Procura riguardo agli abusi ambientali provocati al Passo Gavia negli ultimi 12 mesi
A 60 anni dalla tragedia del Vajont ci si domanda se i rapporti di forza tra pianura e montagna siano gli stessi, se possiamo parlare ancora di colonialismo per le grandi opere (come la diga del Vanoi o la pista da bob di Cortina d’Ampezzo), se la nazione “che conta” esclude anche oggi i territori montani. Per provare a capire cosa significa rileggere Tina Merlin nel nuovo millennio, ci siamo confrontati con Irma Visalli (vice presidente dell’Associazione Tina Merlin)
Parlare del nuovo invaso del Vanoi in provincia di Belluno significa ampliare il discorso alle infrastrutture fluviali e alla loro storia. Per capire lo spessore storico e culturale di tali opere e di come queste opere si inseriscano nelle comunità in cui insistono è nato Mu.Ri, museo diffuso regionale dell'ingegneria, che raccoglie tutte le opere ingegneristiche costruite sul bacino idrografico del Piave. Abbiamo chiesto ad Andrea Zannini, docente di “Storia d’Europa” all’Università di Udine, alcune domande per capire come ingegneria territorio e comunità possano comunicare e integrarsi a vicenda
La delibera della sede centrale del Cai arriva pochi giorni dopo il comunicato del Cai Veneto che invitava a riflettere sui pro e i contro dell'invaso e sulla necessità di andare oltre i "sì" o i "no" all'opera e proponeva una consultazione popolare. Il Club Alpino, come indicato nel comunicato, esprime la sua volontà ad essere parte integrante del processo di dibattito pubblico insieme alle altre associazioni territoriali e di difesa ambientale. Nelle prossime settimane si potranno valutare le azioni politiche dirette del sodalizio e la volontà di rimanere partecipe al processo portando le proprie istanze, come definito anche dal decalogo del Club
La posizione del Cai regionale riguardo il progetto del Vanoi considera la complessità dietro ad una grande opera come un nuovo invaso: se da un lato la necessità di stoccare acqua durante gli eventi siccitosi (i quali aumenteranno in frequenza ed intensità con l’aggravarsi della crisi climatica) risulta sempre più urgente, dall’altro lato anche l’agricoltura in pianura deve adattarsi e minimizzare il proprio impatto idrico. Il Club Alpino Veneto chiede un referendum popolare sulla necessità di una progettazione
Dalla pubblicazione dello studio di fattibilità della diga del Vanoi si è parlato molto del rischio frane nella zona dove si dovrebbe vedere la creazione dell’invaso. La mappa, pubblicata nello studio e inserita anche nell’articolo che riassumeva i dati principali del progetto, presenta una penalità P4 su ambo i versanti della valle del Vanoi.
Mirko Demozzi, presidente dell’ Ordine dei geologi del Trentino Alto Adige, risponde ad alcune delle domande più frequenti sulla geologia locale e sulle implicazioni di un nuovo invaso
Il 19 luglio 1985, alle ore 12:22, una colata di fango e detriti di 180.000 metri cubi si staccò dalle discariche minerarie della Val di Stava causando la morte di 268 persone. A distanza di 39 anni dal disastro, la Fondazione Stava 1985 tiene vivo il ricordo delle vittime di quel 19 luglio sensibilizzando sui disastri industriali. Longo: "Stava è un esempio di come sia importante mantenere un senso di appartenenza del territorio per sentirlo come nostro e agire di conseguenza”