Sognando una Vita lenta (anche in montagna): intervista a Gianvito Fanelli, fondatore della famosa pagina Instagram
Vita lenta è un profilo Instagram nato al mare, in Puglia, eppure il sogno di una vita lenta è spesso anche il motore che muove verso le terre alte: ritornare a popolare la montagna come opportunità per dare nuova sostanza al tempo e fuggire dalla frenesia dei grandi centri. Quello di Gianvito Fanelli è un osservatorio privilegiato sull'idea di lentezza (e bellezza). Come viene narrata nelle immagini scattate in montagna? "Guardando il mare, ci perdiamo nell’infinito, pensiamo al futuro o ad altre possibili vite. Guardando le montagne, credo che il tipo di sguardo sia diverso: è come se volassimo e guardassimo la nostra quotidianità dall’alto"
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Le lenzuola stese al sole, un’aria sottile che le muove piano. Il suono delle cicale in una sera di inizio estate. Due anziani, seduti su una sedia fuori casa, di fronte a un panorama. Dentro il profilo Instagram (seguitissimo) Vita lenta, c’è tutto quello che sogniamo nelle corse caotiche del quotidiano. Rallentare, fermarsi, concedersi tempo. Accade in un piccolo borgo di montagna, più spesso di fronte al mare, o tra i vicoli di un paesino in una qualunque periferia italiana.
Pochi secondi di un video possono portare la mente umana esattamente nel luogo in cui quella sensazione di lentezza si consuma? Evidentemente sì, se centinaia di persone al giorno scelgono di consegnare a un messaggio in direct la propria idea di lentezza (e bellezza). Dall’altra parte dello smartphone c’è Gianvito Fanelli, l’ideatore di quello che ha definito in un claim molto efficace “un luogo di serenità su Internet”. "Non è nato con una strategia - racconta -, ma è stato il risultato di alcune riflessioni che ho iniziato intorno al 2017. Ricordo che nel 2018, per esempio, avevo iniziato a ragionare sul concetto di noia nel mio ambito lavorativo, quello del design, e sul fatto che non fare niente e annoiarsi fosse non soltanto utile, ma necessario. Così come dovevamo salvare il sonno. Aggiungiamo a tutto questo un po’ di sana nostalgia di casa, la Puglia, dato che vivevo a Milano, e così è nata Vita lenta. Camminando fra i vicoli della mia città, Conversano, in estate, durante le ore calde, facendo video apparentemente vuoti e banali e pubblicandoli nelle Instagram Stories, che ai tempi stavano diventando un mezzo di espressione alternativo al classico feed patinato e perfetto di Instagram. Il nome è venuto per caso, un’intuizione del momento".
Sfogliare i video di Vita lenta significa approdare in piccoli mondi antichi, spesso in via di estinzione. Ritratti di lentezza che assumono declinazioni (e altitudini) diverse: «Credo che ogni persona possa costruirsi il proprio modello, attingendo al proprio insieme valoriale».
Vita lenta è nato al mare, eppure il sogno di una vita lenta è spesso anche il motore che muove verso le terre alte: ritornare a popolare la montagna come opportunità per dare nuova sostanza al tempo, fuggire dalla frenesia dei grandi centri e recuperare il sapore autentico delle relazioni. Credi che ambiremmo a una vita lenta se non corressimo così tanto? "Probabilmente no, la pandemia ha messo la nostra società davanti al “fatto compiuto”. Ci ha fatto capire che stavamo correndo troppo e che ci stavamo lasciando dietro dei pezzi. Purtroppo, credo che da alcuni punti di vista si stia tornando a quei ritmi, che quella consapevolezza maturata sia già stata dimenticata. Vita lenta esiste anche per tenere alta l’attenzione su questo tema".
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Quello di Gianvito Fanelli - che oltre a curare Vita lenta è designer, food writer, communication manager di LOI e autore della newsletter La Colazione dei Campioni - è un osservatorio privilegiato. Come viene narrata la lentezza nelle immagini scattate in montagna? "Sicuramente, rispetto al mare c’è più silenzio, più vuoto. Un tipo diverso di contemplazione, dato anche dall’altezza. Guardando il mare, ci perdiamo nell’infinito, pensiamo al futuro o ad altre possibili vite. Guardando le montagne, credo che il tipo di sguardo sia diverso: è come se volassimo e guardassimo la nostra quotidianità dall’alto. Il mare, forse, ci fa più pensare al futuro, ci svuota. La montagna ci permette di riflettere di più sulla nostra vita attuale. Ma credo che, anche in questo caso, sia tutto soggettivo".
Lentezza e sostenibilità ambientale camminano accanto? "Decisamente sì. Credo sia importante accettare che le cose richiedono tempo. Non si può fare sempre, ma nel quotidiano si possono accettare certe scomodità che, in cambio, regalano tanto. Per esempio, camminare di più e prendere un po’ meno l’auto ha tanti benefici, anche quando viaggiamo".
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Esiste un confine tra lentezza e noia? Qual è il segreto per non valicare il limite? "Praticare la curiosità: leggere un libro, guardare un documentario, fare una passeggiata. Vita lenta è una persona che dorme, guardare il mare al tramonto, annoiarsi senza sentirsi in colpa, celebrare gli esseri umani e la semplicità, apprezzare la vita com’è. E poi è un progetto artistico, su Instagram".