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Attualità

Nelle riprese del Tour compaiono i trampolini di Pragelato. Costarono 34,3 milioni di euro e sono fermi dal 2008. Dovevano essere un monito, e invece?

"Chissà che non possa trovare un'ispirazione speciale Primož Roglič vedendo il trampolino olimpico di Pragelato, lui che fino alla categoria juniores, prima di passare al ciclismo, era stato un campione proprio del salto con gli sci".

Così commenta Stefano Rizzato, telecronista del Tour de France, al passaggio dei corridori davanti ai trampolini, e considerato che ormai ad ogni tappa si ricorda il passato da "saltatore" del forte ciclista sloveno, cogliamo l'occasione per ripercorrere la breve storia dell'impianto di Pragelato e di altre infrastrutture realizzate in occasione di Torino 2006

di
Pietro Lacasella
03 luglio | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Chissà che non possa trovare un'ispirazione speciale Primož Roglič vedendo il trampolino olimpico di Pragelato, lui che fino alla categoria juniores, prima di passare al ciclismo, era stato un campione proprio del salto con gli sci".

 

Così commenta Stefano Rizzato, telecronista del Tour de France, al passaggio dei corridori davanti ai trampolini, e considerato che ormai ad ogni tappa si ricorda il passato da "saltatore" del forte ciclista sloveno, cogliamo l'occasione per ripercorrere la breve storia dell'impianto di Pragelato e di altre infrastrutture realizzate in occasione di Torino 2006.

 

I trampolini di Pragelato, realizzati appunto in occasione di Torino 2006, costarono la bellezza di 34,3milioni di euro. Sono fermi dal 2008 (in effetti Roglič ha trovato davvero ispirazione nei trampolini, nel senso che a fine tappa ha dato l'idea di essere un po' affaticato rispetto ai suoi diretti avversari).

 

Non è andata meglio all'impianto del Freestyle di Sauze d’Oulx, costato 9 milioni e chiuso dopo appena sei giorni di attività (è stato smantellato nel 2012).

 

Per non parlare della pista da bob di Cesana, rimasta in funzione solo sei anni. Ha ospitato una ventina di eventi (olimpiadi comprese) ed è costata 110 minioni.

 

Eppure c'era un impianto già pronto ad appena un’ora di auto, a La Plagne, in Francia, ma sarebbe stata un'onta troppo grande chiedere un aiuto ai cugini francesi: "Se le olimpiadi sono in Italia, la pista di Bob dev'essere in Italia".

 

Sorte simile è toccata al Jumping hotel, situato alla base dei sopracitati trampolini, 120 posti letto e 20 milioni di costo, e all’impianto del biathlon di Sansicario (altri 6 milioni).

 

A nemmeno vent'anni di distanza, stiamo inciampando sugli stessi errori con le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2024. È sufficiente pensare all'ormai celebre pista da bob di Cortina, emblema di una politica che investe i soldi della collettività in favore di pochi. Verrà a costare oltre 120 milioni di euro (senza contare le spese di manutenzione annua). 

 

In Italia gli atleti che praticano bob, skeleton e slittino, maschile e femminile, sono solo 59. 

 

Difficile trovare una spiegazione razionale a un investimento di questo tipo, soprattutto considerando che dal recente passato giungono moniti non facili da trascurare nemmeno per la regia del Tour de France. 

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