L'Italia prima in Ue per Pil generato nelle aree montane: il report di Confartigianato presentato a Montagna Futura
Secondo il rapporto “Economia e imprese della montagna: perimetri e tendenze”, presentato durante l'evento di Montagna Futura a Roma, l'Italia primeggia nell’Unione europea per Pil generato in aree montane che rappresenta il 27,7% del Pil europeo di tali aree (il doppio del 12,4% che il Pil del nostro Paese rappresenta sul totale europeo)
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
E' stato presentato il nuovo report sull'economia e le imprese della montagna nel corso dell'evento nazionale di Montagna futura, un percorso nato per iniziativa di Confartigianato con l'obiettivo di approfondire le trasformazioni che nei prossimi anni coinvolgeranno i contesti alpini e appenninici e in particolare l’impatto che esse avranno sull’attività delle imprese.
L'evento nazionale del percorso, svoltosi a Roma il 29 maggio, è stato l'occasione per Confartigianato per fare il punto sulle prospettive di sviluppo dei territori montani, sulle opportunità legate al fare impresa in queste aree del Paese, sulle novità della legge per la montagna attualmente all’esame del Parlamento. Alla discussione hanno partecipato esperti, accademici, rappresentanti del Governo e del Parlamento, oltre ai vertici del sistema Associativo per tirare le fila di quanto emerso durante le precedenti tappe di Montagna Futura, tenutesi a Belluno, Rieti, Bologna.
Tra gli obiettivi, anche quello di analizzare le trasformazioni che nei prossimi anni interesseranno questi contesti fragili: i cambiamenti climatici, demografici, sociali e tecnologici stanno generando dinamiche tali da modificare fortemente l’assetto abitativo e produttivo della montagna italiana e le prospettive dell’artigianato e delle piccole imprese.
Nel corso dell'evento è stato presentato il report “Economia e imprese della montagna: perimetri e tendenze”, che mostra l'Italia come prima nell’Unione europea per Pil generato in aree montane che rappresenta il 27,7% del PIL europeo di tali aree (il doppio del 12,4% che il PIL del nostro Paese rappresenta su PIL totale europeo).
Nei territori montani infatti operano 552mila unità locali delle imprese per cui lavorano 1,8 milioni di addetti. Alta la vocazione artigiana, infatti le imprese operanti in questi territori rappresentano il 13,5% dell’artigianato nazionale e il 24,4% delle imprese.
Come raccontato nel report, tra il 2021 al 2023, nonostante l’elevata incertezza dovuta a diversi fattori, come la guerra in Ucraina, la crisi energetica, la stretta monetarie e la crisi del commercio internazionale, l’occupazione nelle aree montane è cresciuta del 4,1%.
Tuttavia, permane la criticità della carenza di manodopera: nel 2023 le 13 province a prevalenza montana, ovvero quelle in cui la metà della popolazione è in comuni montani, hanno difficoltà nel reperire il 50,4% dei lavoratori, quota superiore di quasi sei punti rispetto al 44,6% del resto d’Italia ed in crescita rispetto al 2021.
Sulle condizioni del tessuto imprenditoriale e sociale della montagna influisce, secondo Confartigianato, la crisi demografica: nel 2023 i comuni di montagna hanno ospitato 386.055 abitanti in meno in 10 anni, pari al 30,0% del calo assoluto nazionale, una quota più che doppia rispetto al peso di 12,1% che tali comuni hanno sulla popolazione. Le previsioni dell’Istat prospettano per le regioni a maggiore carattere montano un calo di popolazione più intenso rispetto alla media nazionale con solo il Trentino-Alto Adige in controtendenza, con una crescita della popolazione.
Con poco stupore per questo dato, un driver importante per le aree montane è rappresentato dal turismo: dal report emerge come i territori di montagna mostrino un tasso di turisticità più elevato e una presenza più marcata di turisti stranieri (che rappresentano il 21,8% delle presenze turistiche). Nell’inverno 2023-2024 si è registrata una crescita dell’8,2% in Italia a fronte del +5,2% della media europea.
Come sempre, parlare di montagna implica inevitabilmente parlare di cambiamento climatico e dei suoi effetti. Anche secondo Confartigianato le aree di montagna richiedono grandi investimenti per adattare le infrastrutture. Per quanto riguarda le fragilità del territorio, oltre un quarto delle imprese in comuni montani è a rischio frana, oltre quattro volte il 6,0% rilevato nei comuni non montani, e il 5,1% delle imprese in montagna è ad elevato rischio alluvione, mezzo punto superiore al 4,6% dei comuni non montani.