(IL VIDEO) Sulla via ferrata Bepi Zac con un bambino in braccio e senza attrezzatura. Bisogna allontanarsi dalla logica dei social network
Una mamma accompagna la figlia sulla via ferrata, altri video ritraggono un papà con il piccolo in braccio: in entrambi i casi si nota l'assenza di attrezzatura mente si affronta un tratto attrezzato. Questo episodio stimola una riflessione sui fruitori dei territori montani che negli ultimi anni, soprattutto in seguito al Covid e ai lockdown, sono incrementati in modo vertiginoso. Una rapidità tale da impedire di metabolizzare le conoscenze necessarie per frequentare i rilievi in modo consapevole
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Passo incerto e un po' di paura con la mamma che accompagna la figlia sulla via ferrata. Altre immagini ritraggono un padre con il piccolo in braccio. Siamo sulla Bepi Zac. Balza all'occhio l'assenza di qualunque protezione: dai moschettoni al caschetto. Un inizio di stagione caratterizzato da numerosi interventi per escursionisti impreparati tra scarpe da ginnastica e persone bloccate dalla neve. Questo nonostante i svariati appelli tanto a preparare una gita quanto a una maggiore prudenza possibile”.
Così inizia un articolo di Luca Andreazza, pubblicato su Il Dolomiti, a cui si accompagna un video che stimola una riflessione sui fruitori dei territori montani che negli ultimi anni, soprattutto in seguito al Covid e ai lockdown, sono incrementati in modo vertiginoso.
Una rapidità tale da impedire di metabolizzare le conoscenze necessarie per frequentare i rilievi in modo consapevole.
Sembra quasi che il desiderio (o la foga) di vivere esperienze adrenaliniche, magari ammirate decine e decine di volte sui social network, spinga a bruciare le tappe, esponendosi così a rischi che potrebbero tranquillamente essere ridotti o addirittura evitati.
Questo incremento brusco, forse difficile da prevedere, aumenta la pressione su quelle realtà che mirano a divulgare informazioni e accorgimenti per un approccio più aderente alle caratteristiche del territorio.
Perciò, prima di organizzare un’uscita in montagna, è sempre necessario prendere in considerazione quel ventaglio di dinamiche o di possibili imprevisti contro cui ci si potrebbe scontrare. Una misura necessaria non solo per la propria incolumità, ma anche per la qualità dell’esperienza, ovviamente ridotta in caso di situazioni disagevoli.
Per farlo tuttavia bisogna uscire dalla logica dei social network, dalla smania di "dimostrare qualcosa", magari ripetendo escursioni, vie ferrate o vie alpinistiche fuori dalla propria portata.
Questo articolo non vuole puntare il dito contro nessuno, non è nemmeno un ammonimento: desidera - a partire da una situazione ormai evidente - invitare a calibrare le uscite sulle proprie possibilità e su quelle delle persone che ci accompagnano: soprattutto se sono dei bambini.