Contenuto sponsorizzato
Attualità

Cane incustodito uccide una gallina del Rifugio Bosconero: "Portarne una quassù non è semplice, per questo motivo serve più consapevolezza"

Le proprietarie si sono dileguate. “A qualcuno forse potrà sembrare esagerata la nostra lamentela, pensando: ‘Alla fine è solo una gallina’. Ma c’è da considerare che il nostro è un rifugio senza teleferica né strada. Portare quassù una gallina non è un’operazione così semplice. Per lo stesso motivo bisognerebbe che i frequentatori non lasciassero qui i rifiuti, le loro immondizie, che poi dopo noi dobbiamo portare giù in spalla

di
P.L.
10 luglio | 14:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Vi chiediamo il piacere di intercettare 2 signore con grosso cane giallo che sono scese in fretta dopo che il loro animale, non custodito, ha massacrato e ucciso una nostra gallina”. Questo l’appello lanciato dal Rifugio Casera Bosconero (Val di Zoldo) sui suoi canali social.

 

“Stamattina, mentre ero dentro il rifugio – racconta a L’AltraMontagna uno dei due gestori, Gabriele Campo Bagatin – ho sentito un gran baccano dove ci sono le galline. Sono immediatamente uscito e ho visto un cane tra le galline e tante piume sparse. Mentre sono andato dietro al rifugio dov’era scappata la gallina presa di mira dal cane (morta di lì a breve) le due proprietarie se ne sono andate via insieme, appunto, al cane. Non potevo nemmeno scendere lungo il sentiero per rintracciarle perché oggi eravamo solo in due a gestire il rifugio e così non le abbiamo più trovate”.

 

“Mi raccomando – prosegue il rifugista – non voglio lasciare intendere che noi ce l’abbiamo con i cani. Ma cerchiamo semplicemente di lanciare un messaggio per sensibilizzare le persone ad adottare dei comportamenti più idonei al contesto montano e, in questo specifico caso, a quello di un rifugio come il nostro. Per questo motivo abbiamo di recente installato dei cartelli per invitare i frequentatori del rifugio a tenere i cani al guinzaglio perché, appunto, abbiamo le galline, ma anche perché quando sono liberi rischiano di creare confusione quando serviamo ai tavoli: da quando abbiamo adottato questo accorgimento, per fortuna quasi tutti i cani arrivano in rifugio legati”.

 

“A qualcuno – conclude – forse potrà sembrare esagerata la nostra lamentela, pensando: ‘Alla fine è solo una gallina’. Ma c’è da considerare che il nostro è un rifugio senza teleferica né strada. Portare quassù una gallina non è un’operazione così semplice, perché dobbiamo scendere a valle a piedi per comprarla e sempre a piedi la portiamo su. Per lo stesso motivo bisognerebbe che i frequentatori non lasciassero qui i rifiuti, le loro immondizie, che poi dopo noi dobbiamo portare giù in spalla. Dovrebbero provare a comprendere le problematiche che ha un rifugio come il nostro. Ma ripeto, nostra intenzione non è quella di puntare il dito contro qualcuno o di fare polemica, ma esclusivamente quella di sensibilizzare a dei comportamenti più aderenti al contesto”.

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Attualità
| 26 gennaio | 20:00
Sul dibattito che riguarda il progetto di collegamento dei comprensori sciistici di Colere e Lizzola è intervenuto anche Marco Albino Ferrari, scrittore e membro del comitato scientifico de L'AltraMontagna: "L’insensatezza sembra proprio ripetersi uguale a se stessa, come su una copia carbone: costruire nuovi impianti per lo sci-turismo a bassa quota – dunque senza alcuna prospettiva di vita – con ampio uso di fondi pubblici"
Alpinismo
| 26 gennaio | 20:00
Anche se seguiti da accompagnatori esperti e portatori, lungo percorsi attrezzati per facilitare l'ascesa, il raggiungimento della vetta della montagna più alta del pianeta è tradizionalmente un'impresa che richiede anche ai più frettolosi settimane di preparazione fisica e acclimatamento e poi decine di giorni per la scalata. Ora però, una nuova frontiera dell'alpinismo sembra essere all'orizzonte: scalate rapide di una sola settimana, grazie all'uso innovativo del gas xenon
Cultura
| 26 gennaio | 18:00
Entrare nel museo "non museo" della famiglia Zanni è un'esperienza impagabile. Sergio, classe 1934, a Piandelagotti gestiva una bottega che vendeva e riparava sci; l'attività commerciale è cessata ma, al suo interno, sono conservati reperti che consentono di ripercorrere oltre un secolo di sci alpino e nordico. Nel 2004, in occasione dei campionati italiani di sci di fondo, venne presentato il "museo storico dello sci". Passato il clamore dell'evento agonistico, però, il progetto finì nel dimenticatoio
Contenuto sponsorizzato