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Ambiente

Quando prevenzione antincendio e produzione di energia rinnovabile possono coesistere: il progetto virtuoso di Dogna, in Friuli Venezia Giulia

Le Alpi non sono affatto immuni dal pericolo incendi, a maggior ragione nel contesto della crisi climatica, dell’abbandono della gestione agro-silvo-pastorale e della conseguente semplificazione del paesaggio. A Dogna, in Friuli Venezia Giulia, l'Amministrazione comunale insieme all'Università di Trieste e all'Agenzia per l’energia del Friuli Venezia Giulia sta cercando di pianificare una gestione sostenibile dei propri boschi in ottica sia di prevenzione antincendio, sia di autoapprovvigionamento di biomassa per una piccola mini-rete di teleriscaldamento a servizio di utenze pubbliche e private

di
Luigi Torreggiani
31 gennaio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Le Alpi non sono affatto immuni dal pericolo incendi, a maggior ragione nel contesto della crisi climatica, dell’abbandono della gestione agro-silvo-pastorale e della conseguente semplificazione del paesaggio. Lo documentano alcuni singoli eventi che hanno colpito vallate non abituate al fuoco, le cui comunità si sono scoperte improvvisamente esposte a un forte rischio. E lo dimostrano diversi studi scientifici, come uno molto recente dell’Istituto svizzero WSL incentrato sulle Prealpi bavaresi dove è stato calcolato che, entro la fine del XXI Secolo, il rischio incendi sarà elevato anche nelle regioni in cui oggi è considerato molto basso, come quelle alpine.

 

Julia Miller, autrice dello studio, ha stimato che il numero di giorni in cui il rischio di incendi boschivi è oggi considerato alto sarà più che raddoppiato entro la fine del Secolo. “Fattori come il clima caldo, secco e ventoso favoriscono questa tendenza”, spiega Miller, “le ondate di calore estive e la siccità riducono inoltre l'umidità del suolo e la vegetazione prende fuoco più facilmente”. E questo a prescindere dall’aumento incontrollato della vegetazione e della sua non gestione, elementi che inevitabilmente accrescono il rischio e che spesso espongono paesi e infrastrutture ad un pericolo elevato.

 

Su questo tema ci ha colpito, nei giorni dei devastanti incendi di Los Angeles, un post di APE-FVG, L’Agenzia per l’energia del Friuli Venezia Giulia, relativo al caso di Dogna, piccolo comune del Canal del Ferro di circa 150 abitanti.

 

Dalla metropoli californiana a uno dei più piccoli paesi d’Italia il passo è breve, guidato da riflessioni nate di fronte alle devastanti immagini dominate dal rosso-arancio delle fiamme e dal grigio-nero della vegetazione distrutta insieme alle case.

 

“Nonostante le condizioni climatiche e geografiche diverse, anche qua in Friuli Venezia Giulia non siamo immuni dall'emergenza incendi”, si spiegava nel post, “in questo contesto, è fondamentale lavorare sulla prevenzione, di pari passo a una gestione forestale sostenibile: è quello che sta facendo il Comune di Dogna”.

 

Abbiamo scelto così di approfondire meglio questa storia assieme a Matteo De Piccoli, ingegnere di APE-FVG che si occupa per l’Agenzia proprio delle filiere legno-energia locali e delle Comunità Energetiche Termiche.


Lotta all'incendio boschivo dell'agosto 2024 a Moggio Udinese (foto: Corpo Forestale Regionale FVG).

“Negli ultimi anni il Canal del Ferro e le zone limitrofe, in Friuli Venezia Giulia, sono stati purtroppo scenario di vari incendi: la scorsa fine estate a Moggio Udinese, mentre gli anni precedenti sono stati i Comuni di Resia e Resiutta a dover fare i conti con il contenimento delle fiamme per diverse decine di ettari di bosco”, spiega De Piccoli.

 

Il Comune di Dogna ha un’estensione di circa 70 km2 per la maggior parte boscati: una superficie enorme in rapporto alla popolazione, purtroppo in costante diminuzione. Visti gli episodi degli ultimi anni e l’avanzare della crisi climatica, l’amministrazione ha ritenuto opportuno agire in ottica di prevenzione facendo sistema con i Comuni vicini: “È in questo contesto che si è inserita la necessità di conformare il Piano Regolatore Comunale a quello Paesaggistico regionale”, racconta Matteo de Piccoli, “cogliendo l’occasione per strutturare una strategia di gestione forestale sostenibile volta alla prevenzione degli incendi, in collaborazione con l’Università di Trieste”.

 

Prevenzione antincendio che si collega direttamente alla produzione di calore rinnovabile, grazie ad una mini rete di teleriscaldamento che serve utenze pubbliche e private, come spiega dettagliatamente De Piccoli: “La rete serve alcuni edifici pubblici come il municipio e il magazzino della protezione civile, più una palazzina con più appartamenti. Nel 2021 è stata estesa per raggiungere anche il Museo del Territorio e la Casa del Pellegrino, per un totale di 6 edifici suddivisi in più utenze. I consumi totali sono dell’ordine dei 70-80 MWh annui: questi vengono soddisfatti producendo calore tramite una caldaia a cippato (scaglie di legno triturato) di taglia pari a 150 kW. Attualmente il cippato viene acquistato da aziende nel territorio friulano, ma l’obiettivo del Comune è investire su una gestione forestale basata sulla prevenzione degli incendi, per rendersi così autonomo nell’approvvigionamento del combustibile che alimenta la rete di teleriscaldamento a valle di un utilizzo del legno sostenibile e a cascata, indirizzando cioè quello di maggiore qualità verso le segherie, per realizzare manufatti durevoli”.


Il giovane Sindaco di Dogna Simone Peruzzi (chinato a sinistra dell'immagine) insieme ai premiati durante la cerimonia degli "Energy Awards FVG 2024".

L’Agenzia per l’energia del Friuli Venezia Giulia sta seguendo il comune in questo percorso virtuoso. Si tratta di un ente indipendente che lavora a servizio di amministrazioni, imprese e cittadini del territorio regionale, fornendo consulenze per affrontare la transizione energetica. Per quanto riguarda il teleriscaldamento a biomassa, APE-FVG è referente a livello nazionale del sistema di certificazione QM, frutto del know-how maturato in più di 30 anni di raccolta dati nella gestione di questo tipo di impianti in Svizzera, Austria e Germania.

 

“La collaborazione con il Comune di Dogna è iniziata nel 2019 grazie a un progetto europeo (Interreg Central Europe ENTRAIN)”, spiega De Piccoli, “un progetto che voleva fornire alle amministrazioni comunali e ai portatori di interesse della filiera bosco-legno le competenze tecniche per migliorare la pianificazione e la gestione degli impianti di teleriscaldamento a biomassa e importare in Italia la certificazione QM Holzheizwerke. Al termine del progetto si è continuata la collaborazione con il Comune aiutandolo anche nella redazione del PAESC (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima), che è stato approvato a settembre 2024”.

 

Ad oggi la collaborazione prosegue su più fronti: l’analisi dati volta al miglioramento della gestione della centrale termica e della rete di teleriscaldamento, per massimizzarne l’efficienza secondo i criteri del sistema di qualità QM; la sensibilizzazione della popolazione attraverso incontri di divulgazione scientifica su biomassa e teleriscaldamento; infine, la valutazione di possibili strade per la creazione di una futura Comunità Energetica Termica per l’approvvigionamento della biomassa, l’utilizzo del calore e la gestione della rete di teleriscaldamento, valutando metodi di condivisione dei terreni boschivi e meccanismi cooperativi”.


Il paese di Dogna, avvolto dai boschi, dalla pista ciclabile "Alpe-Adria" (Foto: Museo del Territorio di Dogna).

Quello di Dogna può essere considerato un “modello” replicabile? “Dipende”, sottolinea De Piccoli: “Le condizioni necessarie per implementare in modo sostenibile, in termini economici ed ambientali, sistemi di teleriscaldamento a biomassa legnosa con approvvigionamento a km 0 a valle di una gestione forestale sostenibile sono diffuse in area alpina. Si tratta di soluzioni reali e realizzabili, che creano economia nel territorio, specie se sotto forma di comunità, contrastando l’abbandono e i rischi ad esso collegati, come gli incendi”.

 

“Attenzione però”, ci tiene a sottolineare, “non esistono soluzioni esattamente replicabili. Ogni realtà ha bisogno di essere analizzata in profondità studiando le caratteristiche del territorio in questione, unendo le conoscenze tecniche a quelle locali di chi i posti li abita, li conosce, li vive. Come qualsiasi problema complesso, va affrontato senza banalizzarlo, cogliendo le opportunità offerte da analisi tecniche e approfondite”.

 

Si possono però individuare degli “ingredienti fondamentali” per capire se questa “ricetta” può funzionare davvero. Oltre alla presenza del bosco, ovviamente, De Piccoli ne elenca quattro: “Un’amministrazione comunale attenta, disponibile a collaborare e disposta a mettersi in gioco; visione a lungo termine; amore per il territorio; un pizzico di coraggio e forza di volontà”.

 

De Piccoli conclude l'intervista con un lampo di amara ironia: “Si tratta, purtroppo, di ingredienti non sempre disponibili. Ben più rari, oggi, della legna presente in montagna”.

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