Video virali delle nevicate negli Appennini, ma nei paesi c’è più neve che in montagna: si tratta davvero di un evento eccezionale?
Natale è stato condizionato da una severa ondata di maltempo che ha portato piogge, temporali e venti di tempesta sulla nostra Penisola e in particolare in Appennino. Nevicate piuttosto copiose hanno interessato i versanti nordorientali del Gran Sasso e della Majella. Ma se è caduta tutta quella precipitazione nevosa negli Appennini, come mai le montagne e gli impianti di sci (alcuni non tutti) sono ancora in difficoltà?
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Natale è stato condizionato da una severa ondata di maltempo che ha portato piogge, temporali e venti di tempesta sulla nostra Penisola e in particolare negli Appennini.
Nevicate piuttosto copiose hanno interessato i versanti nordorientali del Gran Sasso e della Majella, e nel fine settimana è tornato a splendere il sole sono poche le montagne del centro sud Italia che si presentano visibilmente con un notevole accumulo al suolo.
Al contrario le aree come quelle del Gran Sasso, e in particolare del suo versante sudoccidentale, si mostrano quasi del tutto sgombere da ogni tipo di accumulo.
Se è caduta tutta quella precipitazione nevosa in Appennino, come mai le montagne e gli impianti di sci (alcuni non tutti) sono ancora in difficoltà?
In realtà le immagini che abbiamo avuto modo di poter vedere e apprezzare nel corso di questi giorni, in molte circostanze rappresentano solo una situazione apparente.
I peggioramenti da est e nord est sull’Appennino centrale causano sì delle abbondanti precipitazioni, ma anche delle vere e proprie tempeste di vento. Tra Natale e Santo Stefano in alta quota sono state toccate delle raffiche superiori ai 200 chilometri orari, come è ben visibile dai video dei soccorritori intrappolati per tre giorni a Campo Imperatore a causa del maltempo.
Lo stesso discorso è valido per le aree della Majella, dove nei borghi di Roccacaramanico e di Campo di Giove, sono stati misurati al suolo ben oltre 120 centimetri di accumulo.
A testimonianza di quanto stiamo dicendo sono disponibili i dati ufficiali di Meteomont, servizio per la prevenzione e previsione del rischio valanghe.
Ad esempio su cima Mammarosa, 1648 metri sopra il livello del mare, appartenente al massiccio della Majella, sono stati registrati al suolo ben 124 centimetri che sono oltre 50 centimetri in meno rispetto a quelli registrati a Passo Lanciano (180) e locato ad appena 1310 metri sopra il livello del mare e nella stessa località.
Con la differenza che la località di registrazione dell’accumulo nevoso al suolo di Passo Lanciano è riparata dal bosco, mentre quella di Mammarosa è soggetta a trasporto eolico.
A Passo San Leonardo, 1282 mt, i carabinieri di Meteomont hanno rilevato un accumulo di 100 centimetri, che è inferiore rispetto a quello di Campo di Giove (1064 metri) più basso in altezza di poco più di 200 metri.
In occasione di queste grandi bufere di vento e neve, il trasporto eolico della stessa può manifestarsi per chilometri e chilometri e depositarsi abbondantemente anche nei borghi di bassa quota. E’ un po' quello che è avvenuto a Campo di Giove, a Roccacaramanico e a Sant’Eufemia a Majella.
Non che la neve non sia caduta, anzi, ma la neve che si è accumulata nei borghi non è veritiera rispetto a quanta invece né è realmente caduta.
Ad esempio nonostante la bufera, ci accorgeremo che a Campo Imperatore (2100 metri sul Gran Sasso) sono stati registrati ‘appena’ 65 centimetri di accumulo.
Diverso ancora il discorso se ci spostiamo nell’Abruzzo occidentale, verso l’altopiano delle Rocche, come ad Ovindoli e Campo Felice dove il vento in quota ha causato più problematiche che altro scoperchiando parzialmente quasi la totalità delle piste di alta quota.
Tanta neve per delle belle immagini e video social che sono diventati virali, ma a livello nivologico la recente perturbazione non è stata in alcun modo eccezionale.