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Ambiente

Verso una nuova 'civiltà della castagna'? La castanicoltura non è solo memoria del passato, ma anche scintilla di futuro

“È necessario coinvolgere attivamente i giovani, sensibilizzandoli sull’importanza della castanicoltura e sulle sue potenzialità, un settore innovativo in grado di ridefinire un futuro per una montagna viva”. Dal “pensatoio” appenninico di Oltreterra sono uscite numerose proposte e istanze, tra cui quelle della “Rete dei castanicoltori” di Slow Food

di
Luigi Torreggiani
30 novembre | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Abbiamo già parlato in diversi articoli de L’AltraMontagna di Oltreterra, l’evento annuale, arrivato quest’anno all’undicesima edizione, promosso da Slow Food Italia, Legambiente, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, Romagna Acque e Fondazione Alberitalia. Un evento che ha da sempre l’obiettivo di promuovere azioni economiche sostenibili e replicabili per la montagna italiana, attraverso momenti di confronto in cui sono coinvolti esperti di vari settori insieme ad enti, associazioni e portatori di interesse.

 

Da pochi giorni sono stati pubblicati i sei documenti emersi dai tavoli di lavoro organizzati durante questa edizione e, tra questi, un’attenzione particolare merita quello della “Rete Slow Food dei castanicoltori”, una realtà nata proprio a Oltreterra durante l’edizione 2021.

 

“Questa rete coinvolge comunità, condotte, produttori, cuochi e tecnici”, si legge nel sito di Slow Food, “mettendo al centro la rigenerazione delle Terre Alte attraverso la diffusione della castanicoltura tradizionale, con i suoi saperi, gli usi, le tecniche, e cercando di definire azioni comuni per salvaguardare e riqualificare una risorsa che può tornare a essere strategica, offrendo nuove opportunità di sviluppo per i territori appenninici e alpini pedemontani”.

Come sappiamo, la castanicoltura da frutto ha rappresentato per secoli un elemento vitale per le popolazioni della montagna italiana, come dimostrato dal noto termine: “Civiltà della castagna”. Questo frutto, con la sua farina e i tanti modi di essere cucinato anche da fresco, è stato la fonte di sostentamento per intere comunità. “Pan di albero e vin di fonte”, si diceva scherzando, per riassumere in poche parole le ristrettezze ma anche il “segreto” dei montanari. Ma oggi? Questa coltivazione “di mezzo” tra selvicoltura e agricoltura ha ancora un senso che va al di là del folklore?

 

La rete dei castanicoltori di Slow Food ne è convita. “Oltre ad essere una risorsa alimentare, la castanicoltura è infatti anche un'importante pratica di gestione del territorio. I castagneti sono fondamentali per la prevenzione del dissesto idrogeologico, per la cattura di CO2 e contribuiscono attivamente alla conservazione della biodiversità in senso più ampio, poiché offrono un habitat naturale a numerosi insetti, funghi e altre specie di flora e fauna”, si spiega nel documento uscito da Oltreterra. “Ma oltre ai benefici ecosistemici, i castagneti tradizionali rivestono anche un grande valore culturale e paesaggistico. Essi sono parte integrante delle tradizioni agricole e della storia locale, spesso simbolo di comunità che hanno saputo mantenere viva la conoscenza e la gestione di questi territori distribuiti generalmente nelle aree interne e nelle Terre alte del nostro Paese. I castagneti contribuiscono a mantenere il paesaggio evitando il degrado e l'abbandono delle terre montane, e sono spesso luoghi di attrazione turistica, grazie alla bellezza naturale e alla possibilità di godere di percorsi escursionistici. La castanicoltura è quindi un sistema integrato agro-silvo-pastorale che promuove la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’utilizzo di pratiche agricole rispettose dell'ambiente”.

Insomma, un'importante risorsa che merita di essere riscoperta, su cui investire in chiave moderna da più punti di vista. Per fare questo però, come si legge nel documento, occorre: “Sviluppare attività di divulgazione e accoglienza, come incontri e laboratori, che favoriscano una maggiore consapevolezza sulla castanicoltura e ne incentivino il consumo consapevole. Inoltre, è fondamentale superare lo stereotipo della castanicoltura tradizionale legata al passato, puntando invece ad una comunicazione che faccia emergere le potenzialità legate allo sviluppo futuro: una risorsa preziosa che può contribuire alla sostenibilità e alla biodiversità delle Terre alte”.

 

Per fare questo, secondo la Rete dei castanicoltori di Slow Food, è necessario un importante sforzo dedicato ad un piano di comunicazione efficace, che sappia migliorare e modernizzare l’immagine e la visibilità della castanicoltura storica. Dal documento di Oltreterra emerge ad esempio l’idea di una campagna di sensibilizzazione che includa materiali educativi rivolti non solo alle scuole, ma anche a un pubblico più ampio, per favorire la diffusione della cultura castanicola in ogni fascia di età. Altre idee e proposte sono relative, ad esempio, all’istituzione di una “Giornata nazionale del castagno” o allo stringere nuove alleanze tra castanicoltori e cuochi, ma anche tra castanicoltori e produttori di birra artigianale.

Ma il tema da esplorare maggiormente sembra essere quello dei servizi ecosistemici. L’Italia detiene infatti un patrimonio di biodiversità castanicola tra i più ricchi d’Europa, che si riflette non solo nella straordinaria varietà delle castagne presenti - prodotti locali dal grande valore aggiunto capaci anche di favorire il marketing territoriale - ma anche in tutti i benefici già menzionati in precedenza.

 

Tutela ambientale, paesaggistica, idrogeologica ed economia rurale possono stare assieme all’interno di questo piccolo-grande microcosmo. Un microcosmo unico, in cui si riflette in modo limpido il possibile equilibrio tra esseri umani e territori. Per questo si tratta di realtà da riscoprire e a cui dare nuovo valore, non tanto come residuo folkloristico del passato, ma soprattutto come scintille utili a riaccendere una nuova idea di futuro per le Terre alte.

Come in ogni edizione, Oltreterra ha assegnato la “testa di legno”, opera dello scultore locale Giuseppe Giovannuzzi. Il singolare premio è consegnato a un personaggio che, con perseveranza, ha voluto e saputo portare avanti progetti e visioni innovative a favore delle Terre alte. Quest’anno con la “testa di legno” di Oltreterra è stata premiata Rosaria Olevano, responsabile della Rete Slow Food dei castanicoltori.

 

Questo gruppo, nei prossimi mesi, renderà consultabile online il frutto di un accurato lavoro di mappatura dei castagneti italiani. Come sa bene chi cammina in montagna, aprire una mappa è fondamentale: la prima mossa per orientarsi e poi riprendere il cammino. 

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