Una delle femmine di lince reintrodotte in Tarvisio ha dato alla luce due cuccioli. Una notizia che dà speranza?
Dichiarata estinta all’inizio del Novecento, la popolazione di lince Dinarica e delle Alpi Sudorientali è stata protagonista di uno primo tentativo di reintroduzione nel 1973, rafforzato successivamente dal progetto LIFE Lynx che ha coinvolto diversi Paesi Europei, Enti, Partner e Stakeholder con l’obbiettivo di salvarla dall’estinzione
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
A giugno 2024 è uscita la notizia che Talìa, una delle femmine di lince reintrodotte in Tarvisio (Alpi Friulane) nel maggio dello scorso anno nell’ambito del piano ULyCA2, ha dato alla luce due cuccioli (qui il video). Numerose le persone che hanno festeggiato con emozione ed orgoglio questa notizia in diverse parti d’Europa. Cerchiamo di capire come mai la nascita di due cuccioli di lince porta con sé un messaggio di speranza per il futuro dell’ambiente in Europa.
LA LINCE
Iniziamo con le adeguate presentazioni: la lince è un mammifero di media grandezza, appartiene all’ordine dei Carnivori, famiglia dei Felidi e genere Lynx. La parola lince deriva dal greco λύγξ, ovvero “brillare” ed è un termine che richiama i meravigliosi occhi scintillanti della lince di notte, quando riflettono la luce grazie al tapetum lucidum. Al mondo esistono quattro specie di lince (Lynx), due si trovano in Europa e Centro Asia, ovvero la lince eurasiatica (Lynx lynx) e la lince iberica (Lynx pardinus), mentre la lince canadese (Lynx canadensis) e il bobcat o lince rossa (Lynx rufus) si trovano rispettivamente in Canada e Nord America.
Goru, primo esemplare di lince catturato in Romania. Foto di Gabriele Retez
COME APPARE
Un esemplare di lince adulta può raggiungere al garrese un’altezza compresa tra i 55 e i 70 centimetri e una lunghezza del corpo di 80-130 centimetri. I maschi, generalmente più pesanti, possono arrivare a pesare 20-26 chilogrammi mentre le femmine raggiungono un peso che varia dai 17 ai 20 chilogrammi. Per dare un riferimento sulla grandezza, i Border Collie maschi al garrese in media raggiungono i 55 centimetri e il peso gira attorno ai 20 chilogrammi. Il manto della lince presenta diverse tonalità di marrone, da quello più scuro a quello più chiaro, quello tendente al rosso che a volte si presenta color ruggine fino al grigio del pelo più folto invernale, e delle macchie scure che servono alla lince per mimetizzarsi.
Il pattern delle macchie è unico e diverso in ogni individuo e non cambiano nel tempo, per questo viene utilizzato come “carta d’identità” per il riconoscimento dei singoli individui. Altre caratteristiche distintive della lince sono i ciuffi di pelo nero alle estremità delle orecchie (4 centimetri), la barba che scende intorno alle guance, le zampe lunghe (le anteriori sono molto più lunghe delle posteriori) e la coda corta e tozza che termina con una punta nera.
DIETA E RIPRODUZIONE
Le linci, come tutti i felini, sono carnivori obbligati e abili cacciatrici. Si sono adattate a vivere in ambienti forestali, sono animali furtivi e preferiscono cacciare nelle ore crepuscolari prede come conigli, lepri, uccelli, roditori e nel caso della lince euroasiatica anche la volpe e ungulati come caprioli o camosci. Il periodo riproduttivo, momento in cui le linci mettono in pausa la loro vita solitaria, comprende il periodo tra febbraio e aprile a seconda dell’andamento stagionale e l’altitudine. I parti avvengono tra maggio e giugno, e il numero di cuccioli può variare da 1 a 4. I cuccioli iniziano a cacciare assieme alla madre attorno ai quattro mesi, e rimangono assieme fino all’anno di età, momento in cui i cuccioli vanno in dispersione in cerca di un proprio territorio.
MINACCE PER LA CONSERVAZIONE
A causa della persecuzione e caccia da parte dell’uomo, la perdita e la frammentazione dell’habitat e la conseguente mancanza di prede, la popolazione di lince Dinarica e delle Alpi Sudorientali è stata dichiarata estinta a inizio del secolo scorso. Nel 1973 è stata effettuato il primo tentativo di reintroduzione, e sei individui sono stati traslocati dai Carpazi alla Slovenia. Alcuni esemplari sono riusciti a raggiungere la Croazia, la Bosnia-Erzegovina e Austria, ma solamente in Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina la popolazione è riuscita a riprendersi rimanendo però isolata dalle popolazioni vicine. Per questo motivo intorno al 2000 si è assistito a un nuovo declino della popolazione a causa di un deterioramento genetico causato dall’inbreeding tra i pochi esemplari rimasti.
IL PROGETTO LIFE LYNX
Per evitare l’estinzione della popolazione di lince Dinarica e Alpina (Alpi Sudorientali), nel 2017 è nato il progetto LIFE Lynx, i cui obbiettivi principali sono stati quelli di salvare gli ultimi nuclei vitali e pianificare una strategia di gestione a lungo termine in collaborazione con diversi stati Europei. Al fine di migliorare e aumentare il pool genetico e ridurre la consanguineità degli individui già presenti, sono stati traslocati con successo 18 linci dai Carpazi (Romania e Slovacchia) alla Croazia e Slovenia.
Grazie a questo Progetto è stato possibile strutturare delle strategie di gestione volte alla salvaguardia della popolazione di lince Dinarica basata su dati scientifici che ha portato alla stesura delle "Linee guida comuni per la gestione della lince a livello di popolazione dei Monti dinarici e delle Alpi sudorientali", con l’obbiettivo di istituire un approccio condiviso della gestione della lince fondata sui dati scientifici raccolti grazie al monitoraggio sistematico. Prima di questo progetto le informazioni relative al numero e la distribuzione di linci nei Carpazi era praticamente nullo.
Obbiettivi chiave del progetto (modificato da LIFE Lynx):
1.Salvare la popolazione di lince Dinarica e delle Alpi Sud-Orientali dall'estinzione (miglioramento pool genetico attraverso reintroduzioni dai Carapzi)
2.Gestire e conservare la popolazione a livello transfrontaliero (istituzione di collaborazioni tra i diversi paesi Europei che ospitano la lince)
3.Promuovere la partecipazione dei cittadini al fine di creare un processo sostenuto dai portatori di interesse (implementazione dell’accettazione pubblica di questa specie)
4.Sviluppare strumenti di gestione basati sulla scienza per la pianificazione strategica e il supporto alle decisioni (obbiettivi correlati alla Convenzione di Berna, all’Allegato II della Direttiva Habitat e alla Strategia per la biodiversità 2020)
5.Migliorare la connettività delle popolazioni di lince attraverso la creazione di un “nucleo di appoggio” (stepping stone) (nuovo nucleo di popolazione tra l’attuale popolazione Dinarica e delle Alpi Sud Orientali).
Dopo sette anni di progetto coordinato da Slovenia Forest Service, cinque Paesi coinvolti e undici partner, in tutto sono stati traslocati dalla Romania e la Slovacchia alla Croazia e Slovenia 18 esemplari. Quando si parla di progetti di reintroduzione è difficile definire una linea chiara che separa il successo al fallimento, ma nel caso del Progetto LIFE Lynx i dati hanno dimostrato che l’86% degli esemplari è sopravvissuto nei primi sei mesi dopo la traslocazione, superando ampliamente la media di 66% riportata in altri progetti simili di reintroduzione. Infine, oltre al 54% delle linci del progetto si è riprodotta con successo e sono stati individuati più di cinquanta cuccioli, tassello chiave per aumentare il pool genetico e prevenire la consanguineità.
Progetti LIFE come questo sono strumenti fondamentali per promuovere e favorire la conservazione a lungo termine di specie come la lince grazie non solo al rigore scientifico, ma anche l’inclusione di diversi portatori d’interessi. Il progetto LIFE Lynx ha visto come protagonisti e attori fondamentali quali i cacciatori e studenti di diverse scuole (programma Young Lynx Guardians), che hanno partecipato portando le proprie competenze e conoscenze all’interno del progetto uniti dallo stesso desiderio di proteggere non soltanto la lince ma anche l’habitat in cui essa vive.
In questa foto si può apprezzare il pattern unico delle macchie di questo individuo. Foto di Gabriele Retez
L’AltraMontagna ha voluto approfondire questo argomento con Andrea Gazzola, ecologo che lavora da oltre vent’anni su progetti di conservazione della fauna selvatica. Per anni si è occupato di studiare l’ecologica e il comportamento dei lupi seguendoli dall’Appennino, alle Alpi fino ai Carpazi dove dal 2013 è parte del personale dell’Associazione per la Conservazione della Diversità Biologica (ACDB), uno dei partner del progetto LIFE Lynx.
A giugno è uscita la notizia che Talìa, una delle tre femmine di lince reintrodotte in Tarvisio nel maggio dello scorso anno nell’ambito del piano ULyCA2, ha dato alla luce due piccoli. Andrea, pensi che questo segni il punto di arrivo o di inizio del progetto? La Lince si può considerare “salva”?
Siamo protagonisti di un periodo storico importante, i progetti di conservazioni quali Ulyca2 e LIFE Lynx sono espressione di un cambiamento filosofico che sta interessando tutta la società. Sono l’evidenza di una presa di coscienza, iniziata nel recente passato e consolidatasi ora alla luce delle nuove conoscenze scientifiche acquisite in campo ecologico: la sopravvivenza dell’umanità non può essere garantita se non vengono anche tutelati gli organismi viventi e i loro rispettivi habitat naturali. Tutti gli organismi nella natura hanno uno specifico ruolo e sono necessari per garantire il corretto funzionamento degli ecosistemi. Tra questi lo sono anche i grandi carnivori, per alcuni percepiti come “vicini indesiderati“ perché la loro presenza spesso produce sconforto, disagio alle popolazioni rurali con cui condividono lo spazio.
Il successo dei progetti come Ulyca2 e LIFE Lynx è stato conseguito grazie alla partecipazione attiva di tutti i portatori di interesse, e al coinvolgimento della intera popolazione (rurale e non). La conservazione della lince è stata quindi una scelta condivisa e sostenuta non solo dagli scienziati ma da tutte le componenti della società.
No, la lince non è assolutamente salva, l’azione di rilascio di esemplari provenienti dalla popolazione carpatica è paragonabile ad un “intervento chirurgico” mirato esclusivamente a portare in salvo il paziente malato, in assenza del quale sarebbe a breve deceduto. È stato necessario effettuare una operazione puntuale, rapida allo scopo di rivitalizzare la popolazione di lince Dinarica che soffriva di una cronica ridotta diversità genetica. Dovevamo intervenire rilasciando individui geneticamente differenti, provenienti dalla popolazione vitale più vicina e geneticamente più simile a quella che in passato popolava i settori dinarici: la popolazione di lince che vive sui Carpazi. Per tale motivo la Slovacchia e la Romania sono state coinvolte in questo ambizioso progetto.
Raccontaci del progetto LIFE Lynx, quando sei arrivato in Romania non erano disponibili dati robusti sulle stime di abbondanza e uso dell’habitat della lince. Come avete fatto a strutturare il piano di monitoraggio e catture?
Le azioni del progetto LIFE Lynx da attuare in Romania erano quelle di monitorare la presenza della lince, di individuare i siti più frequentati dall’animale dove porre poi le trappole di cattura, e successivamente catturare gli esemplari da traslocare e liberare in Slovenia e Croazia. All’inizio eravamo piuttosto preoccupati poichè gli obiettivi non sembravano alla nostra portata. Le motivazioni di tale preoccupazione erano in parte riconducibili al tipo di formazione del nostro team: gli studi precedenti si erano per lo più concentrati su orso e su lupo. Disponevamo di informazioni generali sulla distribuzione pregressa della lince, mentre quelle locali, relative agli spostamenti e alla frequentazioni dei siti, erano piuttosto limitate. Infine avevamo programmato di realizzare una intensa attivita` di monitoraggio, su 4-5 aree di studio, ciascuna di grande estensione e sufficientemente distanti tra loro, al fine di assicurare una elevata diversita` genetica degli individui catturati.
Sei anni di progetto dove il team ha sperimentato un'ampia varietà di emozioni, dalla preoccupazione di non essere in grado di catturare alcuna lince, alla felicità della primo individuo catturato. Siamo riusciti a catture 14 linci: dieci di queste sono state traslocate in Slovenia e Croazia, due in Italia e due sono state munite di collare satellitare e rilasciate nelle foreste rumene.
Abbiamo sicuramente vissuto momenti che hanno messo a dura prova il nostro equilibrio psicologico e fisico, ma ogni situazione di sconforto è stata superata grazie a un team straordinario motivato dal desiderio comune di raggiungere quei risultati. Tre sono gli aspetti che si sono rivelati fondamentali per il successo delle nostre azioni di progetto. La trasmissione delle conoscenze e l’assistenza tecnica durante l'intero progetto da parte dei colleghi sloveni, croati, slovacchi ed italiani. La condivisione degli obiettivi di progetto e lo spirito di squadra del nostro piccolo team che nel corso dei sei anni, ha visto un succedersi di partenze e di arrivi di persone motivate provenienti da molti paesi europei (Portogallo, Inghilterra, Germania, Italia, Francia, Slovenia e Romania). Ed infine da non dimenticare la proficua collaborazione con i colleghi di ROMSILVA (ente che gestisce le foreste pubbliche). La loro esperienza, passione e condivisione delle conoscenze sul predatore ha permesso di identificare alcuni siti in cui sono stati successivamente catturati un numero rilevante di esemplari.
Il progetto LIFE Lynx ha avuto un grande successo (18 esemplari traslocati in Croazia e Slovenia), quale sarà il passo successivo da seguire per mantenere la popolazione di lince Dinarica vitale?
L’obiettivo successivo sarà quello di favorire l’affermazione di una popolazione di lince sufficientemente numerosa capace di sostenersi senza l’intervento umano, con una distribuzione tale da coprire in maniera continua i settori montuosi della catena Dinarica fino ad arrivare alle Alpi svizzere.
Come? Rafforzando alcuni degli obiettivi in parte già perseguiti durante il progetto LIFE Lynx e introducendone nuovi (piano After Life).
Ogni Paese dovrà impegnarsi nel mantenere vivo l’interesse di conservazione di tutte le componenti della società e nel rafforzare il livello di collaborazione, di dialogo e di fiducia che si sono instaurati tra i portatori di interesse durante il progetto LIFE Lynx.
La gestione e la conservazione della popolazione di lince non possono fare a meno di una cooperazione internazionale. Durante il progetto si è instaurato tra i Paesi un tale clima di fiducia da produrre una collaborazione indissolubile. L’obiettivo futuro sarà quello di estendere tale cooperazione anche con l'Austria, la Svizzera e la Bosnia-Erzegovina, processo necessario per favorire la creazione di una popolazione più vasta e tale così da garantirne una conservazione su lungo termine.
Proseguire la valutazione dello stato di salute della popolazione utilizzando dati scientifici raccolti con un rigoroso monitoraggio sistematico e nel contempo favorire la connettività tra le popolazioni di linci agendo sulla conservazione degli habitat idonei, prevenendo un’ulteriore frammentazione e pianificando la creazione di nuovi corridoi ambientali.
UN PROGETTO CHE DÀ SPERANZA?
La collaborazione tra Paesi EU, la partecipazione di diversi partner e stakeholders e il supporto scientifico dato dagli esperti hanno dimostrato che voler salvare una specie significa molto di più che rilasciare nuovi individui in determinato luogo. Realizzare un progetto di tutela e conservazione a lungo termine di una specie significa innanzitutto instaurare dei legami con la comunità locale, strutturare la gestione sulla base scientifica e di monitoraggi standardizzati, ripristinare, espandere e collegare aree naturali e ripensare in quanto esseri umani al modo in cui vogliamo “spartire” il territorio con gli animali. Realizzare tutto questo significa in un certo senso tutelare anche la nostra di sopravvivenza.