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Ambiente

"Un invito all'ambizione, al coraggio e all'azione collettiva": cosa rischiamo di perdere con il rinvio dell'approvazione della legge sul ripristino della natura

Dopo l'approvazione della legge sul ripristino della natura da parte del Parlamento europeo a febbraio, il Consiglio avrebbe dovuto votare la legge sul ripristino della natura oggi. Un passaggio che avrebbe dovuto essere solamente una formalità, ma la presidenza belga ha deciso di rinviare il voto per timore di non avere il sostegno necessario per l’approvazione della legge

di
Sofia Farina
25 marzo | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“La legge sul ripristino della natura è un progetto per un'Europa più verde e più resiliente - e un invito all'ambizione, al coraggio e all'azione collettiva. Abbiamo l'opportunità di tracciare un percorso verso un futuro non solo sostenibile ma anche fiorente. Scegliendolo, investiamo in noi stessi, assicurando un'eredità di prosperità e benessere per le generazioni a venire” con queste parole Janez Porocnik ha cercato di descrivere, in un discorso accorato, i potenziali impatti dell’approvazione della legge sul ripristino della natura, che venerdì è stata rinviata a tempo indeterminato dalla Presidenza belga del Consiglio dell'Unione europea.

 

Dopo l'approvazione del Parlamento europeo a febbraio, il Consiglio avrebbe dovuto votare la legge sul ripristino della natura oggi (lunedì 25 marzo). Questo passaggio avrebbe dovuto essere solamente una formalità, o perlomeno così l’avevamo interpretato tutti dopo il sostegno degli ambasciatori degli Stati membri, ma il Belgio ha deciso di rinviare il voto per timore di non avere il sostegno necessario per l’approvazione della legge.

 

La legge sul ripristino della natura (Nature Restauration Law - Nrl), l'atto legislativo più significativo in materia di natura nell'Unione Europea dagli anni '90 (di cui avevamo parlato anche qui e qui), che prevede di riportare alla naturalità almeno il 20% delle terre e delle acque dell’Unione e di liberare dalle infrastrutture almeno 25.000 km di fiumi europei entro il 2030, con l’obiettivo finale al 2050 di ripristinare tutti gli ecosistemi degradati, si trova ora ad affrontare un futuro incerto, in evidente contraddizione con l'impegno dichiarato dall’Unione per la conservazione della biodiversità, la mitigazione dei cambiamenti climatici e la sostenibilità ambientale.

 

Nonostante l'ampio sostegno dei cittadini, del Parlamento europeo, degli scienziati, delle imprese e di 19 Stati membri, la Nature Restauration Law è stato tenuta in ostaggio da manovre politiche dell'ultimo minuto. Infatti, per entrare in vigore, la proposta deve essere sostenuta da almeno il 55% dei Paesi dell'UE che rappresentano il 65% della popolazione del blocco e il recente ritiro del proprio sostegno alla proposta da parte dell’Ungheria rende il requisito non soddisfatto. Inoltre, anche Paesi Bassi, Italia, Svezia e Polonia hanno annunciato il ritiro del loro sostegno alla proposta, mentre Austria, Finlandia e Belgio si sono astenuti.

 

“Anche se il Parlamento europeo ha approvato la legge a febbraio, vengono costantemente frapposti ostacoli alla sua applicazione. L'estate scorsa, la legge è sopravvissuta sul filo del rasoio, prima in fase di commissione e poi in sede di votazione plenaria ed è passata con una maggioranza molto risicata - ha ricostruito Janez Porocnik, ex Commissario europeo per l'Ambiente in un articolo pubblicato Euronews - e ulteriori tentativi di annientaròa sono stati fatti fino alla plenaria di febbraio, nonostante i molti compromessi che erano stati fatti per creare una proposta che fosse accettabile per tutte le parti. Anche se ora si spera che la legge venga adottata dal Consiglio europeo, che dovrebbe essere quasi una formalità, si sussurra che alcuni Stati membri stiano pensando di respingerla e di rimandarla alla fase di discussione, uccidendo così l'Agenda verde dell'UE.”

 

A questa notizia, la coalizione ambientalista #RestoreNature, composta da BirdLife Europe, ClientEarth, Eeb e Wwf Europa, ha risposto affermando: "Condanniamo tutti gli Stati membri che non sostengono la legge - nella migliore delle ipotesi, ciò suggerisce una profonda incapacità di comprendere la situazione in cui ci troviamo e ciò che significa per i diritti dei cittadini. Permettere a Viktor Orbán di sabotare la Nature Restauration Law va contro la scienza, le preoccupazioni dei cittadini, il sostegno del Parlamento europeo e l'appoggio delle imprese alla legge. È del tutto incomprensibile e spaventoso vedere che questa legge viene sacrificata sull'altare del sentimento populista anti-verde, senza alcuna spiegazione razionale e minando il processo decisionale democratico".

 

Le Ong hanno richiesto alla Presidenza belga di lavorare con urgenza per superare lo stallo e garantire l'adozione della legge per il ripristino della natura prima della pausa estiva, e alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di intervenire con decisione per salvare il pilastro fondamentale del suo Green Deal europeo.

 

In un anno così critico per l’Unione Europea, la sua credibilità è fortemente impattata da questa novità. La mancata attuazione della Nature Restoration Law non solo mina l'impegno dell'UE per la protezione dell'ambiente, ma mette a rischio i suoi processi decisionali relativi ad altri dossier cruciali, come il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici e la prontezza nell'affrontare gli imminenti impatti della crisi climatica in corso.

 

Sempre citando l’ex commissario per l’ambiente Janez Porocnik: “Sulla base di queste esperienze, ritengo che la legge sul ripristino della natura sia un passo necessario, che si basa sui successi del passato e porta con sé un potenziale di rinnovamento - e che ha il potenziale di sanare queste divisioni. La legge si concentra sul ripristino degli ecosistemi, sul miglioramento della biodiversità e sulla promozione di pratiche sostenibili a beneficio di tutti: produttori e consumatori, abitanti delle città e delle comunità rurali. Anche se gli obiettivi fissati dalla legge, come il ripristino del 20% delle aree terrestri e marine dell'UE entro il 2030, possono sembrare modesti, rappresentano passi essenziali nella giusta direzione. Questi obiettivi offrono inoltre agli Stati membri la flessibilità di adottare misure più ambiziose, cercando di stimolare uno spirito di innovazione e di leadership nella conservazione dell’ambiente”.

 

Porocnik ha anche sottolineato le fondamentali implicazioni a livello economico della legge sul ripristino della natura, proprio perchè “la legge ha al centro la creazione di posti di lavoro e la crescita economica sostenibile”. Si stima che tra il 1997 e il 2011 i servizi ecosistemici globali abbiano subito perdite annuali per un valore compreso tra 3,3 e 16,5 miliardi di euro. Andando più nello specifico, i problemi legati al degrado del territorio, come l'erosione del suolo e la desertificazione, hanno comportato ulteriori perdite annue tra i 5 e i 9 miliardi di euro. Continuando con una lettura prettamente economica del problema “oltre la metà del PIL mondiale, attualmente, è a rischio a causa della perdita di natura. Al contrario, il ripristino della natura porta solo benefici e può sostenere fino a 500.000 nuovi posti di lavoro solo nelle aree Natura 2000”, come evidenziato da un’analisi condotta dall’Institute for European Environmental Policy e da Ecologic Institute.

 

Al di là dei numeri, il continente europeo sta già affrontando sfide ambientali di portata e urgenza senza precedenti: dall’allarmante declino della biodiversità all'inesorabile marcia del cambiamento climatico, dalla siccità che sta già colpendo l’area mediterranea agli eventi estremi in costante aumento, l’Europa deve affrontare una serie di crisi che minacciano non solo il suo patrimonio naturale, ma il suo stesso futuro.

 

Inoltre, continua l’ex-commissario “i benefici derivanti dal miglioramento della salute, dal benessere della comunità e dal ringiovanimento del patrimonio culturale attraverso la conservazione dei paesaggi naturali dovrebbero toccare il cuore di ogni europeo. Non si tratta solo di un imperativo ambientale: è un modo per riallacciare i legami con le nostre tradizioni e rafforzare il tessuto sociale delle nostre comunità”.

 

Con la legge sul ripristino della natura, l’Unione Europea si posizionerebbe come “leader mondiale nella conservazione dell'ambiente, influenzando le politiche internazionali e stabilendo un punto di riferimento per l'azione globale”. Sostenendo e portando avanti questa legge “dimostreremmo che il ripristino dell'ambiente e la prosperità economica possono andare di pari passo, dando un potente esempio al mondo”.

 

In Italia, il Wwf ha subito reagito con il lancio di un appello dal titolo: “Un sì per la Nature Restoration Law è un sì anche per la sicurezza di tutti i cittadini europei”. Questo si rivolge in primis al Governo italiano chiedendo una revisione della propria posizione e di adoperarsi "affinché il Consiglio dell’UE faccia proprie le indicazioni dell’Europarlamento, degli scienziati e della società civile”. L’appello è già stato firmato da 147 illustri scienziati e naturalisti, a dimostrazione del valore e dell’importanza di questa legge e ora attende le firme dei cittadini italiani per non passare inosservato.

 

Il Wwf chiede un sì che “consenta di stabilire obiettivi chiari e azioni concrete a tutela della natura e dei cittadini europei”, che “riconosca la piena validità dell’approccio One Health, tenendo conto delle inscindibili connessioni tra la salute degli esseri umani e quella delle altre specie animali e vegetali e dell’ambiente in cui viviamo”, che “permetta alla natura di difenderci con efficacia dalle emergenze climatiche e da quelle pandemiche durante crisi sempre più gravi e urgenti”.

 

Anche Green Impact, in rappresentanza del network europeo Forest Defenders Alliance, ha lanciato un appello al governo di Giorgia Meloni, che riportiamo nelle parole della sua presidente Gaia Angelini: “L’Italia, insieme alla Polonia, alla Svezia e ai Paesi Bassi, ha annunciato il ritiro del sostegno accordato a livello diplomatico lo scorso novembre, dichiarando l’intenzione di votare contro la sua adozione. Chiediamo alla premier Meloni di sostenere questa norma: è ancora in tempo per dire sì”. Infatti “questo repentino cambiamento di posizione solleva interrogativi sulla comprensione dei benefici di questa normativa da parte degli esponenti del governo italiano e sembra contrario alla preservazione del nostro prezioso patrimonio naturale, il cui valore economico è spesso maggiormente riconosciuto all’estero che nel nostro Paese”. Angelini ha sottolineato infatti come “il turismo naturalistico, ampiamente diffuso in Italia e stimato a centinaia di milioni di euro, offre importanti opportunità economiche: le aree protette e il sistema Natura 2000 attirano milioni di visitatori ogni anno, generando benefici ricreativi significativi”. Investire nel ripristino della natura potrebbe stimolare l’innovazione per affrontare “sfide come la gestione del suolo, dell’acqua e delle colture di fronte ai cambiamenti climatici”. Per l’associazione “è fondamentale che l’Italia sostenga questa normativa anziché ritirarsi. Una decisione favorevole all’adozione della legge  sarebbe a favore dei cittadini di tutta l’Unione Europea, contribuendo alla salvaguardia delle nostre risorse naturali per le generazioni future”.

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