Turismo invernale e cambiamenti climatici. La lezione di Papa Francesco: “Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale, significa isolare cose che nella realtà sono connesse”
Con le parole di Papa Francesco si apre Nevediversa 2024, appuntamento annuale pubblicato la Legambiente e atteso con curiosità e interesse da chi desidera misurare la febbre al turismo invernale, fortemente condizionato dai sempre più tangibili effetti dei cambiamenti climatici. In Italia, solo gli impianti temporaneamente chiusi e quelli dismessi sono 437. È tempo di iniziare a dirottare gli investimenti in attività più aderenti alle caratteristiche ambientali del presente?
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Ritengo essenziale insistere sul fatto che “cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale”.
Con le parole di Papa Francesco si apre Nevediversa 2024, appuntamento annuale pubblicato la Legambiente e atteso con curiosità e interesse da chi desidera misurare la febbre al turismo invernale, fortemente condizionato dai sempre più tangibili effetti dei cambiamenti climatici.
Il dossier è un formidabile concentrato di dati, esempi, grafici e considerazioni che vanno a delineare un quadro ampio e oggettivo sul rapporto tra i principali modelli di sviluppo economico invernale adottati in montagna, i cambiamenti climatici, e le necessità ambientali e sociali che caratterizzano Alpi e Appennini. Ma non solo, si provano a che a gettare le basi per il futuro turistico invernale indicando una serie di "esempi-faro", capaci di indicare la via al turismo che verrà.
Tra gli argomenti trattati da Nevediversa (che abbiamo riassunto ieri in un articolo che potete leggere QUI) si distinguono alcuni elementi importanti. Innanzitutto in Italia sta aumentando il numero degli impianti chiusi temporaneamente (+39 rispetto all'anno scorso), di quelli aperti a singhiozzo (+9), di quelli dismessi (+11) e dei cosiddetti casi di "accanimenti terapeutici" (+33).
Numeri che si vanno a sommare a dati già particolarmente preoccupanti: solo gli impianti temporaneamente chiusi e quelli dismessi sono 437.
Eppure, come evidenzia lo stesso report, oggi sarebbe scorretto nonché controproducente accanirsi contro l'industria dello sci, perché troppe persone dipendono ancora da questa economia.
Ciononostante, in una fase di transizione condizionata dalle temperature che aumentano, risulta fuori luogo implementare il settore sciistico con la realizzazione di nuove infrastrutture e nella speranza che l'innevamento artificiale o programmato (pratica ad alto consumo di risorse economiche e ambientali) sostituisca quello naturale negli anni a venire.
È tempo di iniziare a dirottare gli investimenti in attività più aderenti alle caratteristiche ambientali del presente perché, come sostenuto dallo stesso Papa Francesco, la transizione ecologica non è una questione di carattere puramente tecnologico. È una dinamica di respiro più ampio, che coinvolge l'intero sistema in un mondo dove tutto è connesso. Dove tutto si tiene per mano. E tenendoci per mano abbiamo la responsabilità di reimmaginare insieme il futuro del turismo invernale e dei territori montani.