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Ambiente

Teli geotessili per proteggere ''montagne'' di neve artificiale durante l'estate e ora arrivano le ruspe per preparare le piste: lo snowfarming è il futuro?

La Finlandia si prepara ad accogliere la coppa del mondo di sci alpino usando la neve sparata in primavera. Sotto coperture protettive, i cumuli di neve possono essere conservati per un tempo sorprendentemente lungo, consentendo alle stazioni sciistiche di mitigare in parte la mancanza di neve causata dai cambiamenti climatici

di
Sofia Farina
04 ottobre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

In un mondo sempre più segnato dagli effetti del cambiamento climatico, la mancanza di neve naturale sta diventando una sfida crescente per le stazioni sciistiche. Tuttavia, c'è chi non demorde e si affida a soluzioni più o meno discutibili, come Levi, nel nord della Finlandia, un resort sciistico molto rinomato, che in preparazione alle prime gare della coppa del mondo di sci, ha puntato tutto sulla tecnologia e sullo stoccaggio della neve.

 

Marko Mustonen, direttore commerciale della stazione sciistica di Levi, sorridente nel video promozionale dell'azienda SnowSecure, osserva con soddisfazione l'enorme cumulo di neve adagiato sulla collina che ospita alcune delle piste del comprensorio, coperto da una spessa coltre isolante: "È la quantità di neve più grande che abbiamo mai immagazzinato", afferma orgoglioso. Infatti, con i suoi 260.000 metri cubi di neve, Levi ha sviluppato uno dei più grandi depositi di neve al mondo, che permetterà al resort di garantire l'apertura delle piste principali già a novembre, senza dover dipendere dall'innevamento naturale.

 

Con l'aumento delle temperature globali, ormai lo sappiamo, la disponibilità di neve naturale per tutta la stagione turistica invernale è sempre più incerta, specialmente nelle zone a bassa quota. E nonostante in Finlandia le precipitazioni nevose non siano ancora drasticamente cambiate, il deposito di neve consente di attenuare la variabilità climatica e garantire un avvio sicuro della stagione sciistica.

La produzione di neve artificiale, sebbene efficace, è un processo che richiede molta energia e (per la maggior parte dei cannoni in uso sul mercato) temperature esterne basse, e proprio per questo motivo lo stoccaggio, ovvero accumulare neve artificiale nei periodi più freddi e conservarla fino al momento opportuno, risulta un metodo particolarmente utile per le persone e le aziende il cui lavoro dipende dall'oro bianco. In questo modo, si riduce l'impatto energetico e si può contare su una riserva costante di neve.

 

Il deposito di neve, poi, una volta spalmato sulle piste in autunno, costituisce una base densa e fredda, perfetta per aiutare la neve naturale delle prime nevicate a compattarsi e contribuire al manto nevoso della pista.

 

L'ingrediente segreto di questo processo risiede nell'utilizzo di particolari coperte isolanti, che sono sviluppate proprio da SnowSecure, di cui parlavano in apertura: un'azienda finlandese specializzata in soluzioni per la conservazione della neve.  Questi teli, realizzati in polistirene estruso, sono progettati per mantenere la neve fredda anche durante le estati più calde: infatti, come spiega Antti Lauslahti, amministratore delegato di Snow Secure, in una intervista a Wired, le temperature sotto le coperte non superano mai i 2°C, anche durante le ondate di calore estive. In questo modo, la neve può essere preservata, limitando le perdite al 30% del cumulo originale.

Inoltre, il sistema viene monitorato in tempo reale grazie a sensori di temperatura, garantendo che la neve rimanga intatta per essere utilizzata all'inizio della stagione sciistica.

 

Come racconta Lauslahti, si tratta di una tecnologia che ha già dimostrato la sua efficacia, non solo nelle stazioni sciistiche, ma anche in altri settori industriali. Ad esempio, un'azienda di lavorazione del legno utilizza la neve per mantenere il legname fresco, evitando che si secchi eccessivamente durante l'estate.

 

Esistono comunque anche metodi più semplici ma efficaci per conservare la neve. Ad esempio, le ricerche portate avanti da Kjell Skogsberg mostrano come l'utilizzo di segatura o trucioli di legno rappresenti una soluzione affidabile e decisamente meno impattante. Questa tecnica, che viene poi usata da secoli, consiste nel coprire la neve con uno strato di segatura, che agisce come isolante naturale. Skogsberg ha sviluppato un sistema di stoccaggio della neve per un ospedale in Svezia, utilizzato per alimentare il sistema di raffreddamento durante l'estate: un approccio, che riduce le perdite estive al 20%, potrebbe essere impiegato anche in altri contesti, come aeroporti o centri urbani. L'uso della segatura, infatti, ha trovato largo impiego anche durante i Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022, in cui ha migliorato significativamente la conservazione della neve, con tassi di ritenzione superiori al 70% rispetto ai cumuli coperti solo con geotessili.

Nonostante l'efficacia dello stoccaggio della neve nel mitigare gli effetti della scarsità di neve naturale, molti esperti ritengono che si tratti solo di una soluzione temporanea, un cerotto che copre gli effetti del riscaldamento globale, rischiando di distogliere l'attenzione verso i necessari sforzi alla decarbonizzazione per affrontare le cause profonde del cambiamento climatico. Lo stoccaggio della neve, infatti, rappresenta una soluzione innovativa ed efficace per garantire la sopravvivenza delle stazioni sciistiche nel breve termine, ma non può essere considerato una soluzione a lungo termine. Il futuro dello sci dipenderà dalla capacità di ridurre le emissioni e rallentare il riscaldamento globale, consentendo così a queste tecnologie di integrarsi in un panorama climatico più sostenibile.

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