Sempre più tolleranti nei confronti del declino ambientale: siamo affetti da “Sindrome da Spostamento dei Punti di Riferimento”?
Ciò che oggi consideriamo come un ambiente sano e naturale, per le generazioni passate potrebbe essere sinonimo di degrado e ciò che noi consideriamo degradato ora, la prossima generazione potrebbe considerarlo normale. La Shifting Baseline Syndrome (Sindrome da spostamento dei punti di riferimento) potrebbe portarci a diventare sempre più tolleranti nei confronti del declino ambientale
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Cosa pensereste se vi dicessero che siete affetti da “Sindrome da Spostamento dei Punti di Riferimento”?
In inglese è chiamata Shifting Baseline Syndrome (SBS), che sembra quasi il nome di un gruppo musicale dei sobborghi grunge di Seattle. Non ha nulla a che vedere con la musica però. La SBS è piuttosto la causa di una grande amnesia collettiva. E, lo vogliate o no, ne siamo tutti affetti.
Il concetto di Shifting Baseline Syndrome (SBS) fu introdotto nel 1995 dal biologo marino Daniel Pauly, per spiegare un qualcosa che, a partire nel suo caso specifico dal mondo della pesca, univa la psicologia umana con l’ambiente. La questione era piuttosto semplice: ogni pescatore costruisce dentro di sé un’idea sulla varietà di specie di pesci presenti, sulle loro dimensioni e sulla quantità del pescato, in base a ciò che sperimenta all’inizio della propria carriera. Tale idea diventa la sua linea di riferimento, lo standard in base a cui confronterà tutto il pescato che otterrà nel corso della sua vita lavorativa. Questo concetto può essere esteso all’esperienza che ognuno di noi fa, nel momento in cui acquisisce consapevolezza di sé, rispetto a qualunque elemento dell’ambiente che lo circonda: dal bosco dietro casa dove gioca a nascondino al greto del fiume in cui raccoglie i sassi o alla neve su cui va a slittare.
Tuttavia l’uomo con le sue attività modifica l’ambiente in cui vive, trasforma il mondo e poi, dice Pauly, “si dimentica di averlo fatto”. Egli infatti osservò come, a distanza di vent’anni dai suoi primi studi, si continuava sì a pescare, ma la varietà e le dimensioni dei pesci erano diminuite notevolmente. “Niente era cambiato ma tutto era cambiato”, i pescatori della nuova generazione gioivano del loro pescato tanto quanto quelli della precedente, quando però il pescato era il doppio, in tutto. Semplicemente, i giovani pescatori avevano una linea di riferimento (baseline) diversa, che partiva da una situazione peggiore rispetto a quella degli anziani, ma che per loro rappresentava l’optimum.
Oggi la psicologia si riferisce alla SBS come ad una “amnesia ambientale generazionale”, per cui ogni generazione cresce abituata a come il proprio ambiente appare e quindi, in un sistema che progressivamente si impoverisce, non vede quanto in realtà si sia già degradato nel corso delle generazioni precedenti. Secondo gli scienziati Masashi Soga e Kevin Gaston, la SBS “implica un graduale cambiamento nell’accettazione delle condizioni dell’ambiente naturale, dovute alla mancanza di esperienza, di memoria o di conoscenza delle sue condizioni passate”.
Probabilmente starete pensando che i pescatori siano un esempio troppo lontano da noi, in fondo qui si parla di montagne. Guardiamo allora ad esse e a come ad esempio la crisi climatica ne stia modificando l’aspetto e pensiamo anche solo alla neve in inverno: chi di noi da piccolo ha sciato sui piccoli impianti allora piuttosto diffusi ai 7-800 metri dei fondivalle, ora guarda con preoccupazione all’agonia delle stazioni sciistiche sotto i 1500 metri. Ma un bambino nato nel 2020 in qualsiasi vallata alpina penserà che sia normale che la neve sia qualcosa che sta lassù. E quella sarà la sua linea di riferimento, in base alla quale confronterà il futuro.
La progressiva perdita di interazione tra uomo e natura, favorita da stili di vita sempre più legati al contesto urbano e ad una socialità virtuale, è uno dei fattori responsabili della SBS. Estinzione dell’esperienza, la chiamano.
Un accumulo di perdite, insomma, che in un contesto di rapido deterioramento degli ecosistemi, sia a livello regionale che globale, pone una grande sfida per la loro conservazione e il loro ripristino. Perché se non riconosco che l’ambiente in cui vivo si è degradato, come posso comprendere e sostenere le azioni intraprese per recuperarlo?