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Ambiente

Scuole e uffici chiusi a causa dell’aria irrespirabile. Ai piedi dell'Himalaya la salute di milioni di persone è a rischio a causa del particolato sottile

Nelle regioni ai piedi dell’Himalaya e nella pianura che ospita l'Indo e il Gange, l’aria è sempre più irrespirabile, ma secondo i ricercatori del Centro Integrato per lo Sviluppo della Montagna (Icimod) la ricerca e la tecnologia possono offrire soluzioni per affrontare una crisi senza confini

di
Sofia Farina
09 dicembre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nelle regioni ai piedi dell’Himalaya e nella pianura indo-gangetica, l’aria è sempre più irrespirabile, ma secondo i ricercatori del Centro Integrato per lo Sviluppo della Montagna (Icimod) la ricerca e la tecnologia possono offrire soluzioni per affrontare una crisi senza confini.

 

Milioni di persone che abitano nelle valli a sud della catena himalayana si trovano a vivere in una delle aree più inquinate al mondo: a rivelarlo sono i dati più recenti raccolti dall'Icimod, che mostrano come i livelli di particolato fine, il PM2.5, quello composto da particelle con un diametro minore di 2.5 millesimi di millimetro, il più pericoloso per la salute, siano fino a 20 volte superiori ai limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Città come New Delhi, Lahore, Dhaka e Kolkata sono avvolte da una densa coltre di smog, causata da un mix di fumo, nebbia e particelle sospese nell’aria. E la gravità della situazione non si limita alle aree urbane: infatti, i dati mostrano come l’inquinamento si spinga oltre, attraversando confini nazionali e arrivando fino al Golfo del Bengala.

 

L’inquinamento atmosferico non conosce confini: a Lahore, in Pakistan, e in diverse aree dell’India settentrionale, scuole e uffici sono stati chiusi a causa dell’aria irrespirabile. Inoltre, secondo le stime, in Asia meridionale l’inquinamento atmosferico è responsabile di circa 2 milioni di morti premature ogni anno.

 

Per fronteggiare questa emergenza, l’Icimod ha sviluppato una serie di strumenti di visualizzazione che combinano dati satellitari e rilevamenti a terra per monitorare l’inquinamento atmosferico. In particolare, la piattaforma Air Quality Dashboard, da pochi giorni accessibile al pubblico (qui), offre una panoramica dettagliata sui livelli di PM2.5 a livello locale, sub-regionale e regionale.

Il  modello numerico utilizzato per fare previsioni e analisi meteorologiche è il Weather Research and Forecasting (che viene solitamente abbreviato con Wrf) che analizza l’interazione tra fattori meteorologici e inquinanti. Questo strumento ha recentemente mostrato livelli giornalieri di PM2.5 che hanno raggiunto i 300 microgrammi per metro cubo in aree come Lahore e New Delhi, valori estremamente allarmanti se confrontati con la soglia di 15 microgrammi al metro cubo identificata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Non si tratta solo di analisi retrospettive: grazie al modello è possibile fornire previsioni a due giorni sui livelli di inquinamento, permettendo ai decisori politici e alle comunità locali di agire tempestivamente.

 

L’Icimod, così come tanti altri centri di ricerca, sottolineano l’importanza di affrontare il problema su scala regionale e globale, riconoscendo la natura transfrontaliera dell’inquinamento: solo attraverso un impegno collettivo che unisca tecnologie avanzate, politiche ambientali efficaci e sensibilizzazione pubblica sarà possibile restituire al cielo sopra le cime più alte della terra la sua limpidezza.

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