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Ambiente

"Quando abbiamo fatto la nuova carta della Val di Fiemme e Fassa, abbiamo dovuto cambiare grandi sezioni di area boschiva": la cartografia al tempo del cambiamento climatico

Lorenzo Albertini, giovane cartografo e appassionato frequentatore delle montagne della penisola, è l'ospite dell’ultima puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia

di
Sofia Farina
07 ottobre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Una domanda che mi fanno spesso è se esiste ancora il lavoro del cartografo, e non sia invece già stato cartografato tutto" racconta ridacchiando Lorenzo Albertini, che è proprio un cartografo, nell’ultima puntata di Un quarto d’ora per acclimatarsi, il podcast de L’AltraMontagna che, con cadenza settimanale, racconta i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi li vive, le affronta e le studia.

 

Infatti, un oggetto che, sia in versione virtuale che fisica, ci accompagna sempre nelle nostre escursioni nelle terre alte, è la cartina geografica, che non è solamente uno strumento tecnico, ma un vero e proprio racconto visivo del territorio. "La cartografia è un'arte che raggruppa tante competenze, quelle scientifiche,  quelle tecniche ma anche quelle artistiche, e quindi non c'è un percorso proprio lineare per diventare cartografo - racconta Albertini - io ho scelto quello della geologia".

Essere cartografi nel 2024, chiaramente, vuol dire utilizzare molto il computer, i mezzi digitali, ma rimane una componente consistente di "rilievo sul campo dove si utilizzano strumenti gps, con diversi livelli di precisione - racconta Albertini -. Solitamente ne utilizziamo più di uno contemporaneamente per ottenere maggiori informazioni e una maggior precisione".

 

Una volta che si hanno i dati a disposizione, ci sono due vie: "O si va sul cartaceo, con la stampa in tipografie, oppure sul digitale, lavorando su una delle diverse applicazioni disponibili digitali". Una grande differenza tra le mappe fisiche e quelle digitali, racconta l'esperto, è che "le cartine digitali possono essere interrogate da noi".

Come utilizzatori, probabilmente tutti ci siamo chiesti, diverse volte, se utilizzare delle cartine cartacee o basarci sulle applicazioni sullo smartphone: "Il mio consiglio è, nel dubbio, di averle sempre entrambe, perché dove non arriva una, arriva l'altra" commenta Albertini. "Certo, il digitale è comodissimo, lo abbiamo sempre a portata, ci indica anche dove siamo noi, ci sono tante informazioni, i rimandi, gli zoom, però è anche vero che i cellulari si possono scaricare, soprattutto in montagna. Di contro, il cartaceo è molto utile per apprendere la cartografia e per riuscire a condividerla con le altre persone, si riesce a interpretare molto meglio il territorio di dove siamo rispetto a uno schermo del cellulare che sono pochi centimetri".

Chiaramente, fare cartografia nel 2024 vuol dire anche descrivere delle terre in continuo cambiamento, più rapido che in passato, a causa degli effetti del cambiamento climatico. "Quando abbiamo fatto la nuova cartina della Val di Fiemme e Fassa, abbiamo dovuto cambiare grandi sezioni di area boschiva, cambiare interi sentieri, chiaramente per tenere conto degli impatti della tempesta Vaia - racconta Albertini -. Anche il recente caso di cronaca, del confine tra Svizzera e Italia che è stato ridefinito, in corrispondenza del Cervino, a causa dei crolli indotti dalla degradazione del permafrost, ci fa capire quanto l'ambiente che ci circonda sia in rapido cambiamento".

 

Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):

 

 

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