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Ambiente

Lo zero termico torna a superare i 3000 metri (fino a 12-13°C tra i 1.000 e i 1.400 metri). Dicembre procede con temperature primaverili

In questi giorni, le montagne italiane stanno vivendo un quadro meteorologico peculiare: temperature insolitamente elevate in quota si contrappongono a gelate persistenti nei fondovalle, con un fenomeno di inversione termica che caratterizza l’intero nord Italia, dagli Appennini settentrionali fino alle montagne venete e piemontesi

di
Sofia Farina
17 dicembre | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

In questi giorni, le montagne italiane stanno vivendo un quadro meteorologico peculiare: temperature insolitamente elevate in quota si contrappongono a gelate persistenti nei fondovalle, con un fenomeno di inversione termica che caratterizza l’intero nord Italia, dagli Appennini settentrionali fino alle montagne venete e piemontesi.

 

Dalle Alpi piemontesi fino a quelle venete, un promontorio di alta pressione di origine subtropicale sta dominando la scena meteorologica, portando aria mite e stabile in quota. Sui monti veneti, lo zero termico ha raggiunto livelli straordinari di 3.100-3.200 metri, con temperature nettamente superiori alla media stagionale. Analogamente, sulle montagne piemontesi e trentine, lo zero termico ha toccato i 3.600 metri, e si registrano valori fino a 12-13°C tra i 1.000 e i 1.400 metri. Per comprendere a pieno il peso di questa informazione, è bene avere presente quali sono i valori che solitamente assume questa variabile: durante i mesi invernali, lo zero termico può scendere fino a quote relativamente basse, spesso tra i 500 e i 1.500 metri, specialmente durante ondate di freddo intenso, mentre in primavera e in autunno, stagioni di transizione, lo zero termico si colloca generalmente tra i 1.500 e i 3.000 metri, variando in base alle condizioni atmosferiche specifiche.

Questo aumento delle temperature in quota è legato a un’avvezione d’aria mite di matrice subtropicale-marittima che, associata all’alta pressione, ha stabilizzato l’atmosfera. Tuttavia, questa stabilità atmosferica ha accentuato il fenomeno dell’inversione termica nelle aree di fondovalle e pianura, con temperature minime notturne che sono scese fino a -4°C, con punte di -5°C in aree rurali come l’alto Astigiano e le vallate venete.

 

L’inversione termica è un fenomeno atmosferico in cui la temperatura aumenta con l’altitudine, in netta controtendenza rispetto al normale gradiente termico che vede l’aria raffreddarsi salendo di quota. Questo accade quando l’aria fredda e densa si accumula nei fondovalle, intrappolata sotto uno strato di aria più mite che ne impedisce il rimescolamento.

L’assenza di vento e la stabilità atmosferica favoriscono la formazione di inversioni termiche, specie durante le notti serene e fredde. Nelle pianure e nei fondovalle, questa situazione porta a gelate notturne e alla formazione di nebbie dense e persistenti. Al contrario, in alta quota le temperature sono sorprendentemente elevate, come accade in questi giorni lungo tutto l’arco alpino.

 

Queste condizioni atmosferiche, se prolungate, possono avere effetti rilevanti sugli ecosistemi montani. L’aumento delle temperature in quota accelera il processo di fusione della neve e può alterare gli equilibri naturali, mettendo a rischio la biodiversità alpina. Inoltre, l’aria stagnante nei fondovalle può portare all’accumulo di inquinanti, peggiorando la qualità dell’aria.

 

Il dominio dell’alta pressione continuerà fino a giovedì 19 dicembre. Nelle montagne venete, piemontesi e trentine si manterranno condizioni di stabilità e temperature anomale in quota, con lo zero termico intorno ai 3.000-3.600 metri. Tuttavia, una saccatura atlantica si avvicinerà da giovedì sera, portando un cedimento dell’alta pressione e il passaggio di una debole perturbazione. Sui monti veneti, si prevede un episodio di precipitazioni tra giovedì sera e venerdì mattina, con neve a partire da 1.100-1.200 metri.

 

Nel weekend, l’ingresso di aria fredda post-frontale riporterà un clima più vicino alla norma stagionale, con un netto calo delle temperature a tutte le quote. Si prevede un raffreddamento significativo, accompagnato da venti settentrionali intensi, specie sulle Alpi venete e piemontesi.

Le proiezioni a lungo termine indicano la probabile ripresa di un regime anticiclonico per il periodo natalizio. Se confermato, l’alta pressione subtropicale potrebbe stabilire nuovamente temperature sopra la media in quota e condizioni asciutte, con un dicembre che si concluderebbe all’insegna dell’anomalia climatica.

 

Questo dicembre è un promemoria di quanto le dinamiche atmosferiche ci possano sorprendere. Le montagne italiane si trovano al centro di queste dinamiche, evidenziando ancora una volta l'importanza di monitorare attentamente i cambiamenti meteorologici e climatici, e di riflettere su come queste anomalie influenzino i territori montani.

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