L'intuizione di von Humboldt: "Nel mondo tutto è connesso"
L'osservazione delle montagne portò il grande naturalista ed esploratore Alexander von Humboldt a comprendere come, in natura, tutto è collegato. Una lezione che travalica i confini dell'esplorazione e della scoperta scientifica
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
La mattina del funerale di Alexander von Humboldt, ad inizio maggio del 1859, migliaia di persone accompagnarono il feretro alla cattedrale di Berlino. Un corteo di oltre un chilometro fatto di una biodiversità umana di docenti universitari, diplomatici, soldati, commercianti, artigiani, poeti e scrittori, mentre la famiglia reale attendeva nella cattedrale. Un caleidoscopio di umanità, estrazioni sociali, interessi e professioni, che rappresentava il riflesso di ciò che von Humboldt era stato nella sua lunga vita: botanico, esploratore, geografo, geologo, illustratore, ispettore minerario, naturalista, letterato, ma anche uomo dotato di una sensibilità inconsueta per l’epoca, che lo portò ad interessarsi alle condizioni dei lavoratori e indignarsi, durante il suo primo viaggio in Sud America e negli Stati Uniti, per l’esistenza stessa della schiavitù.
Fu proprio durante questo viaggio, intrapreso nel 1799 e durato 5 anni, che il giovane Alexander poté nutrire la fame di conoscenza e la curiosità che lo avevano caratterizzato fin dall’infanzia e che già lo avevano portato a viaggiare in Europa con l’intento di osservare, descrivere, sperimentare e comprendere. Nel 1802 tenta di scalare il vulcano Chimborazo, che con i suoi 6.310 m è la cima più alta delle Ande ecuadoriane e al tempo veniva considerata la più alta del mondo. Non raggiungerà la cima, bloccato dai crepacci e dall’equipaggiamento improvvisato, ma proprio lassù, complice forse la prima sperimentazione del mal di montagna, ebbe la sua grande epifania, l’intuizione che metteva insieme tutti i pezzi da lui raccolti durante la sua esplorazione: tutto è connesso. “L’equilibrio della Natura,” scriverà in seguito “è creato dalla diversità: gli elementi, dal più umile muschio ai più grandiosi alberi, hanno un ruolo e nel loro insieme compongono il tutto, di cui il genere umano è solo una piccola parte”*. Se uno solo di questi elementi viene rimosso, tutti gli altri ne saranno inevitabilmente influenzati.
In questa sua febbrile ricerca delle connessioni che caratterizzano i sistemi naturali, von Humboldt introdusse il concetto di isoterma - linea che unisce tutte le quote con ugual temperatura - attraverso cui poté collegare le montagne del pianeta dall’Artico, al Teide, alle Alpi fino al Chimborazo, a seconda della posizione della “linea degli alberi”, ovvero quella fascia altitudinale in cui gli alberi lasciano spazio alla vegetazione erbacea. Correndo lungo questa isoterma, von Humboldt osservò come la linea degli alberi partiva dal livello del mare nell’Artico, per salire di quota mano a mano che si scendeva, geograficamente, verso l’equatore, dove raggiungeva i 4000 m. Sotto a questa linea, ecco distendersi tutte le altre fasce vegetazionali che caratterizzano le montagne e che racchiudono in qualche migliaio di metri la complessità che ritroveremmo, altrimenti, spalmata orizzontalmente su migliaia di chilometri. Von Humboldt fu il primo a comprendere che tale complessità, da cui deriva l’elevata biodiversità delle montagne, è determinata non dall’altitudine in quanto tale, ma dall’interazione tra di essa e il clima. Pensatore visivo qual era, Alexander non si accontentò di descrivere con numeri e parole le sue intuizioni, ma rappresentò ciò che vide durante l’ascensione al Chimborazo con delle illustrazioni che tutt’oggi sono fonte di ispirazione e ammirazione non solo per i cartografi, ma per chiunque sia affascinato dalla natura, dall’esplorazione o semplicemente solo dall’arte. Anche in questo, forse inconsapevolmente, von Humboldt fu un uomo che si pre-occupava di tutto e tutti.
Connessione. Diversità. Complessità. Equilibrio. La lezione dell’Alexander von Humboldt scienziato e travalica i confini dell’esplorazione e della scoperta scientifica, per raggiungere anche una dimensione sociale. La lezione di un uomo del passato che, nell’odierna presunzione di un progresso e di una civiltà senza eguali nella storia dell’umanità, vale oggi più che nel suo tempo.
*von Humboldt A., 1849. Cosmos. A sketch of a physical description of the Universe Vol. I, tr. E.J.L. Sabine, published by Longman, Brown, Green and Longmans & J. Murray, London