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Ambiente

L'evoluzione del ghiacciaio dell'Adamello tra il 2 aprile e il 10 agosto (VIDEO). Smentita l'avanzata proclamata solo poche settimane fa?

Se ne è parlato molto. Quest’anno le nevicate primaverili in quota sono state abbondanti. Tanti hanno parlato di sollievo per i ghiacciai, alcuni addirittura di “un’inversione di tendenza”, paventando un’improbabile e imminente avanzata dei ghiacciai alpini. Ma come stanno andando veramente le cose?

di
Giovanni Baccolo
15 agosto | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Vero, ha nevicato parecchio in quota, più della media. Purtroppo però una nevicata, o una stagione nevosa, non fanno un ghiacciaio e per tanti motivi. In primis il comportamento di un ghiacciaio dipende sempre da due fattori. Accumuli tra autunno e primavera da una parte e perdite estive dall’altra. L’equazione glaciologica è data da questi due termini distinti. Non basta che uno sia generoso per determinare bilanci di massa positivi (e quindi un aumento di massa del ghiacciaio). Ci vogliono accumuli importanti e ridotte perdite. Le perdite le potremo quantificare solo al termine dell’estate (anzi, all’inizio dell’autunno visto che sempre più spesso la fusione procede anche a ottobre).

 

Poi ricordiamo che la neve non si trasforma in ghiaccio nell’arco di una manciata di giorni. Sulle Alpi, a seconda del contesto, possono volerci da un anno a diverse annate. Sui 4000 metri, dove fa più freddo, possono volerci anche 5-10 anni. Intorno ai 3000 metri può anche bastare un anno. Il fattore chiave è quanta acqua di fusione c'è in giro. Per avere una risposta positiva in termini di produzione di ghiaccio ci vogliono quindi tante stagioni favorevoli che si susseguono. Una stagione buona in mezzo a una sfilza di annate negative non ha un reale impatto sulla dinamica glaciale.

 

E quest’anno come sta andando? Sicuramente meglio dell’anno scorso o del 2022. Su questo non ci nevica. Ricordiamo però che gli ultimi due anni sono stati di gran lunga i peggiori di sempre per i ghiacciai delle Alpi, perlomeno da quando abbiamo iniziato a monitorare il comportamento dei ghiacciai con rilievi accurati e regolari. Quest’anno le abbondanti nevicate primaverili hanno mantenuto la superficie dei ghiacciai coperta fino a metà luglio e questo significa che fino a quel momento il sole ha intaccato il manto nevoso stagionale, non il ghiaccio vero e proprio. E un giorno in meno di fusione del ghiaccio significa un piccolo passo per limitare le perdite.

 

Ora però da due settimane le temperature sono ben piantate sopra la media, con la quota dello zero termico che è schizzata nuovamente sopra i 5000 metri. Ormai capita ogni estate, prima era un evento straordinario. Quando succede, tutto il ghiaccio delle Alpi va in fusione, anche sulla cima del Monte Bianco. L'impennata delle temperature sta fondendo enormi quantità di neve. Ora mentre scrivo tonnellate di neve si sono trasformate in acqua, ogni secondo che passa.

 

Alcuni potrebbero pensare che in questo modo le nevicate di qualche mese fa siano in qualche modo state sprecate. Non è proprio corretto. Se non ci fosse stata tutta quella neve ad ammantare i ghiacciai, ora l’acqua che gonfia i torrenti glaciali sarebbe prodotta dalla perdita di ghiaccio, non da quella della neve. La differenza è importante. In questi giorni dalla Svizzera è arrivata la notizia che il surplus di neve presente sui ghiacciai del paese elvetico si è azzerato proprio ora. Da qui in avanti a fondere sarà il ghiaccio e inevitabilmente i bilanci a fine stagione saranno negativi. Di quanto? Vedremo, dipenderà dalla temperatura e dalle condizioni delle prossime 4-6 settimane. Insomma l'avanzata dei ghiacciai proclamata solo poche settimane fa sembra del tutto smentita.

 

Un ultimo fattore che dobbiamo considerare quest’anno è infine la tanta polvere Sahariana che si è depositata insieme alla neve tra aprile e maggio. Il pulviscolo ferruginoso ha colorato di rosso la neve, aumentando la sua capacità di assorbire la radiazione solare. In altre parole ne ha abbassato l’albedo, favorendo la fusione. Siamo alle prese con un cosiddetto feedback positivo: la neve colorata fonde, accumula sulla sua superficie le impurità contenute nel volume rimosso, intensificando la colorazione e quindi la fusione. Un cane che si morde la coda. Purtroppo quando la neve è sporca di polvere, l'intera stagione, a causa di questo meccanismo che si auto-alimenta, può essere compromessa.

 

 

Nell'immagine satellitare in apertura all'articolo (quella di agosto, ripresa qui sopra) la polvere si vede chiaramente, è lei a rendere il ghiacciaio dell'Adamello giallognolo. Ha iniziato ad affiorare in superficie alla fine di maggio e man mano la sua presenza è diventata più marcata a causa della fusione. Quello ritratto è il più grande ghiacciaio delle Alpi italiane, ripreso dai satelliti Sentinel di Copernicus tra Aprile e inizio Agosto. Il manto bianco uniforme che dal ghiacciaio si estendeva a coprire cime e vallate circostanti in aprile, sta ora arretrando vistosamente. La porzione bassa del ghiacciaio è ora scoperta. A spanne possiamo dire che in questo momento solo un terzo del ghiacciaio è scoperto, due terzi conservano ancora la neve degli scorsi mesi. Se la stagione finisse ora, potremmo azzardare che il bilancio di massa per il ghiacciaio è vicino alla situazione di equilibrio. Avere solo un terzo della superficie dove affiora il ghiaccio è infatti ritenuto il segnale che il bilancio è circa pari a zero, niente guadagni, niente perdite. La stagione è però ancora lunga e la parte scoperta aumenterà, portando il bilancio nella parte negativa.

 

Rispetto agli scorsi anni la situazione attuale è in ogni caso nettamente migliore. A questo punto dell’estate, sia nel 2022 che nel 2023, l’intero ghiacciaio era scoperto, non soltanto la porzione bassa. Le perdite saranno verosimilmente più limitate, anche perché i modelli ci dicono che la persistente ondata di calore che avvolge le Alpi meridionali ha i giorni contati.

 

Al netto di ciò, cosa possiamo imparare da questa estate? Che anche al tempo del cambiamento climatico qualche primavera nevosa può capitare. Molto più difficile scappare invece da estati nettamente sopra la media climatica, sicuramente inadatte alla sopravvivenza dei ghiacciai alpini. Queste sono ormai la normalità.

Le immagini satellitari sono state acquisite dai satelliti della costellazione Sentinel (Copernicus).

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