Le regioni montane dell'Unione Europea sono sempre più vulnerabili al cambiamento climatico: il preoccupante bilancio di Bruxelles tra eventi estremi e turismo invernale
Un recente rapporto della Corte dei Conti Europea evidenzia carenze significative nell’adattamento, con conseguenze gravi per ecosistemi, economia e comunità locali
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Le regioni montane dell’Unione Europea sono sempre più vulnerabili al cambiamento climatico. Un recente rapporto della Corte dei Conti Europea evidenzia carenze significative nell’adattamento, con conseguenze gravi per ecosistemi, economia e comunità locali.
Il riscaldamento globale ha già causato la diminuzione dei ghiacciai, un calo delle precipitazioni nevose e fenomeni meteorologici estremi. Il turismo invernale, settore cruciale per molte aree, è particolarmente esposto. Investimenti come l’uso della neve artificiale possono rappresentare un rischio di maladattamento, aumentando il consumo idrico ed energetico senza garantire sostenibilità.
Tra il 2014 e il 2020, l’Unione Europea ha allocato 8 miliardi di euro per l’adattamento climatico, cifra salita a 26 miliardi per il periodo 2021-2027. Tuttavia, i progetti finanziati spesso si concentrano su soluzioni a breve termine.
Per avere un'idea di quanto queste cifre siano commisurate al problema che ci troviamo ad affrontare, basti sapere che le stime degli esperti dicono che i danni economici dovuti a eventi climatici estremi nell’Unione Europea siano pari a 26 miliardi di euro all’anno. Questo è esattamente ciò che si intende quando si dice che il costo dell'inazione (climatica) è maggiore di quello dell'azione.
Le analisi specifiche su quattro progetti relativi alle aree montane mostrano che, sebbene coerenti con le strategie dell'Unione e quelle nazionali, non sempre migliorano la capacità di adattamento al cambiamento climatico. I progetti erano tutti relativi al tema degli impatti del surriscaldamento globale sull'industria dello sci e le analisi partivano dai seguenti dati scientifici: un riscaldamento globale di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, metà delle stazioni sciistiche europee soffrirebbe di carenza di neve, situazione che peggiorerebbe con un aumento di 4°C. Per gli esperti della Commissione, soluzioni tecniche come l’innevamento artificiale, estremamente diffuso nella catena alpina, offrono benefici temporanei ma aumentano il consumo idrico ed energetico, rischiando di favorire il maladattamento.
Il rapporto sottolinea che le autorità regionali intervistate si aspettano che la diversificazione avvenga quando le condizioni di innevamento diventano insufficienti e i costi di gestione troppo elevati per le stazioni sciistiche. Queste dichiarano di mirare a creare incentivi per investire nel turismo locale e “lento”, nel ciclismo, nell'escursionismo e nell'arrampicata, ciclismo, escursionismo e arrampicata, attività considerate sostenibili e in grado di distribuire il turismo in modo più uniforme durante l'anno, fornendo delle soluzione a lungo termine per le aree colpite.
Secondo il rapoorto, molte strategie nazionali si basano su dati scientifici obsoleti, con piani locali che mancano di coerenza e visione a lungo termine. Un sondaggio su 400 municipalità rivela che il 70% non conosce la strategia dell'Unione Europea per l’adattamento e meno del 16% ha sviluppato un piano locale. Inoltre, strumenti cruciali come Climate-Adapt rimangono poco utilizzati, anche a causa di barriere linguistiche.
Per chi si sta chiedendo (appunto) cosa sia Climate-Adapt: si tratta di una piattaforma online dell'Unione Europea, sviluppata in collaborazione con l'Agenzia Europea per l'Ambiente, dedicata a supportare l'adattamento ai cambiamenti climatici. Essa fornisce informazioni dettagliate su come le regioni e i settori possono affrontare i rischi climatici, promuovendo strategie e piani di adattamento. Include dati climatici aggiornati, casi studio, strumenti di pianificazione e analisi delle vulnerabilità.
La Corte, di fronte a questo quadro generale, propone misure urgenti: migliorare il monitoraggio con indicatori comuni, potenziare l’uso di strumenti UE e favorire progetti basati su soluzioni naturali. Investire in adattamento è essenziale non solo per mitigare gli effetti climatici, ma anche per garantire la sostenibilità economica e sociale delle regioni montane.