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Ambiente

Le Aree Forestali d'Infiltrazione come alternativa alla diga del Vanoi. Cosa sono, come funzionano e come possono aiutare ad adattare l’agricoltura in pianura

Nella primavera 2022 in Veneto è piovuto il 53% in meno rispetto alla media del periodo. A luglio dello stesso anno  il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali assegnava al Consorzio di Bonifica del Brenta un finanziamento di 1 milione di euro per lo studio progettuale del “serbatoio del Vanoi”. Il progetto di Veneto Agricoltura che prevede l'utilizzo di Aree Forestali d'Infiltrazione potrebbe aiutare ad adattare l'agricoltura in pianura: ne parliamo con Giustino Mezzalira, ex Direttore della Sezione Ricerca e Gestioni Agroforestali di Veneto Agricoltura

di
Michele Argenta
06 settembre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nella primavera 2022 in Veneto è piovuto il 53% in meno rispetto alla media del periodo. La stima degli effetti sull’agricoltura si aggirava sul 30% dei raccolti danneggiati mentre nuove misure di mitigazione della siccità venivano varate in Regione. A luglio dello stesso anno  il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali assegnava al Consorzio di Bonifica del Brenta un finanziamento di circa 1 milione di euro per lo studio progettuale del “serbatoio del Vanoi”. L’invaso, nato per mitigare gli impatti dei periodi siccitosi sull’agricoltura in pianura, è stata l’unica soluzione a medio/lungo termine finora proposta dal Consorzio. 

Giustino Mezzalira, dottore forestale laureato all’Università di Padova ed ex Direttore della Sezione Ricerca e Gestioni Agroforestali di Veneto Agricoltura spiega cosa sono le Aree Forestali di Infiltrazione (AFI) e come potrebbero essere un valido alleato per l’agricoltura della pianura Padana.

 

Le AFI (Aree forestali d'infiltrazione), sono tornate nel dibattito pubblico come alternativa alla necessità di avere un nuovo invaso nella valle del Vanoi, voluto dal Consorzio Brenta. Ci può spiegare in poche parole di cosa si tratta e come le AFI possono essere un valido alleato nei momenti siccitosi?

L'idea delle AFI (Aree Forestali di Infiltrazione) nasce dall'osservazione di un problema reale: i corsi d'acqua artificiali in pianura, come le rogge di derivazione dal Cuneese al Goriziano, sono stati creati per portare acqua a irrigare l'alta pianura, situata sopra la fascia delle risorgive, dove l'acqua emerge spontaneamente dal terreno. Questa fascia delle risorgive è altrettanto importante quanto i fiumi alpini per irrigare i terreni che le stanno a valle.

La gestione delle derivazioni dei fiumi è stata affidata a vari consorzi. Ad esempio, il Consorzio Brenta ha uno sbarramento appena dopo il Ponte degli Alpini a Bassano, chiamato "Griglia Traversante", che deriva una quota definita di acqua nel canale Medoacus, con una portata di 36 m³/s al massimo. 

Le rogge hanno iniziato a essere costruite in pianura già nel 1400/1500 per captare e distribuire l'acqua alle terre agricole dell’alta pianura, per loro natura molto aride. Queste rogge, inizialmente in terra, disperdevano in falda quantità rilevanti di acqua nell'alta pianura, causando un danno percepito. Di conseguenza, nella seconda metà del '900, si è proceduto all'impermeabilizzazione delle rogge per ridurre le perdite d’acqua. Si è inoltre passati da sistemi di irrigazione a scorrimento, che disperdono molta acqua, a sistemi di irrigazione a pioggia od a goccia, al fine di ottimizzare la risorsa idrica. Questo processo è stato spinto anche dalla Direttiva Europea 2060, che richiede adattamenti significativi alla crisi climatica, rilasciando nel contempo un “Minimo Deflusso Ecologico” entro i fiumi.

Il concetto di AFI si basa sull'idea di "acqua persa", trasformando l’intero sistema di accumulo e rilascio dell’acqua da uno superficiale a uno profondo. Il Brenta, essendo semi-torrentizio, disperde talmente tanta acqua nel suo tratto pedemontano che a 10 km a valle della presa irrigua di Bassano spesso non vi è più traccia d'acqua che scorre in superficie.  Secondo l'IPCC, entro il 2050 la quantità di pioggia che cadrà sul versante meridionale delle Alpi sarà la stessa, ma concentrata in meno giorni (le piogge diverranno sempre più intense). Il problema che ne deriva è che l’acqua avrà meno tempo per infiltrarsi e correrà più rapidamente verso il mare. Questo pone un problema di strategia di accumulo: l’approccio ordinario è quello di  costruire bacini, se le condizioni geologiche e socioeconomiche lo permettono.”

 

Schematizzazione di una AFI

 

Le AFI sono nate in questo contesto su iniziativa di Mezzalira (2006) e sono state sviluppate dalla Provincia di Vicenza, dal Consorzio di Bonifica Brenta e da Veneto Agricoltura a partire dal 2007. Continua Mezzalira: “L'idea è stata sviluppata nella pianura vicentina, ricca di risorgive, che hanno progressivamente ridotto la portata fino a scomparire, con conseguenze naturalistiche, economiche e paesaggistiche molto rilevanti. Nel 2006 per la prima volta è stata proposta l'idea di utilizzare canalette che perdono acqua scavate su terreni ghiaiosi, circondate da alberi e con una spaziatura per la manutenzione (7-8 metri tra i centri delle canalette). Nel 2007, l'idea è stata sperimentata in campo per la prima volta nell’area denominata "Schiavon 1" da parte del Consorzio di bonifica Brenta, che ha poi consolidato il progetto realizzando una decina di impianti nell’alta pianura a cavallo del fiume Brenta in collaborazione con vari altri soggetti ed usufruendo di importanti progetti europei.”

 

Proprio il Consorzio Brenta, come appena visto, è stato uno dei primi a sperimentare le AFI sul proprio territorio. Come mai non si è andati avanti con questa soluzione ma si sta decidendo di agire solo a monte del problema senza modificare l’assetto dell’agricoltura in pianura? Cosa è andato storto in questa sperimentazione?

“Tra il 2007 e il 2012 sono stati attuati diversi progetti relativi alle Aree Forestali di Infiltrazione (AFI), finanziati anche da importanti progetti europei e regionali (Life Aquor; Life Trust; progetto Redafi, ecc.), Il bilancio di questi cinque anni di attività ha mostrato che si possono infiltrare circa 1.000.000 di m³ di acqua all’anno e per ettaro in terreni particolarmente ghiaiosi. Purtroppo a partire dal 2014, con il cambio di gestione del Consorzio di bonifica Brenta, non si è più investito sulla realizzazione di nuove AFI (salvo un unico intervento realizzato nel 2018 ma per motivi non strettamente legati alla ricarica della falda). Negli anni più recenti le AFI realizzate nel passato sono state in parte abbandonate ed in alcuni casi sono addirittura state distrutte, riportando il terreno alla sua  originaria destinazione agricola. Questo cambiamento di strategia ha riportato in discussione il progetto del bacino del Vanoi, rimasto in sospeso per decenni, e ha portato a una progressiva dimenticanza delle AFI

 

Volume di infiltrazione per l'AFI di Schiavon (VI)

Inizialmente, il Consorzio aveva anticipato le esigenze di adattamento al cambiamento climatico nel settore agricolo, ma in seguito ha deciso di concentrarsi sulla realizzazione di nuovi invasi a monte. L'Associazione ANBI Veneto (Associazione Nazionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue) ha adottato, insieme alla Regione Veneto, il “Piano laghetti”, che coinvolge tutti i consorzi. Il piano prevede la creazione di invasi diffusi dove possibile (ad esempio, cave di ghiaia) per accumulare acqua e creare una fascia di ricarica sopra le risorgive. L'obiettivo è utilizzare le infrastrutture esistenti da inizio maggio a metà settembre e ricaricare la falda durante il resto dell'anno. In casi eccezionali, sarà possibile costruire grandi invasi, a condizione che le condizioni geologiche e socioeconomiche lo permettano.”

 

Nei documenti in cui si presentavano le AFI si parlava già di avere invasi a monte della pianura padana mentre si sperimentavano le aree forestali. Quali sono dal suo punto di vista le azioni che Regione Veneto dovrebbe mettere in campo per fronteggiare a medio/lungo termine i periodi siccitosi?

“Un aspetto strategico fondamentale è quello di pianificare gli interventi con largo anticipo. Il fiume Brenta trasporta un volume di 2 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno. Durante il periodo irriguo, la portata estratta dal fiume raggiunge un picco di 36 m³/s,. Una strategia più efficiente potrebbe prevedere di estrarre una portata continua di alcuni m3/sec tutto l’anno, sufficiente per alimentare un ampio sistema di Aree Forestali di Infiltrazione (AFI). In un'AFI, si possono infiltrare 50 litri d'acqua per ettaro al secondo, equivalenti a circa 5.000 metri cubi al giorno per ettaro. In 200 giorni fuori dal periodo irriguo, questo sistema può accumulare circa 1 milione di metri cubi d'acqua, un risultato significativo. Con un metro cubo al secondo di acqua derivata dal Brenta si possono alimentare circa 20 ettari di AFI ed infiltrare 20 milioni di metri cubi di acqua. Basterebbe una cinquantina di ettari di AFI per mettere in cassaforte, sotto i nostri piedi, un volume di acqua pari a quello invasabile nel bacino del Vanoi, con una spesa enormemente inferiore e senza creare conflitti sociali."

 

 

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