La Piccola Era Glaciale: un cambiamento climatico di cui l'uomo è stato spettatore e non artefice
Raccontiamo di un ‘altro’ cambiamento climatico, la cosiddetta ‘Piccola Era Glaciale’. Un cambiamento climatico di cui l’uomo è stato spettatore e non artefice e che ha visto i ghiacciai alpini espandersi in maniera anomala, stravolgendo il paesaggio a cui oggi siamo abituati
Negli ultimi decenni la capacità umana di modificare il clima terrestre è divenuta sempre più profonda, ma in più occasioni ci viene ricordato (da più e meno esperti) come il nostro pianeta abbia attraversato svariati cicli di riscaldamento e raffreddamento nella sua lunga storia. Se ci voltiamo indietro e scorriamo le pagine del calendario, la prima visibile variazione climatica in cui potremmo imbatterci è la Piccola Era Glaciale, o Little Ice Age.
La Piccola Era Glaciale fu un periodo caratterizzato da secoli di clima fortemente variabile e, specialmente nella seconda metà, da un significativo calo delle temperature. Le date di inizio e fine della Piccola Era Glaciale possono variare tra i continenti, ma generalmente per l’Europa si indicano gli anni tra il 1300 e il 1850 CE, anche se alcuni studi usano il termine per riferirsi esclusivamente agli ultimi due secoli (da XVII a metà del XIX), caratterizzati dalle temperature più rigide.
Poche misurazioni dirette di temperatura sono disponibili per gli ultimi duecento anni, mentre le osservazioni indirette sono molteplici. Per esempio, i climatologi possono consultare le meticolose annotazioni raccolte nei monasteri su annate più o meno buone, le fluttuazioni dei prezzi del grano riportate dai proprietari terrieri, le date delle raccolte dell’uva o delle cerimonie di rogazione in Spagna per propiziare la semina.
Inoltre, la produzione artistica può essere usata in maniera qualitativa per ricostruire il clima del passato, come dimostra il quadro di Abraham Hondius “The frozen Thames” (ovvero “Il Tamigi gelato”). Datato 1676, tale reperto testimonia come nello scorso millennio il Tamigi fosse in grado di sorreggere per svariati inverni quella che, dal 1608, venne chiamata la “Frost Fair” (la “Fiera Gelata”), un vero e proprio festival con giochi ed intrattenimenti. Insieme alle informazioni che gli scienziati possono ottenere da altri archivi climatici, quali lo spessore degli anelli di accrescimento degli alberi, le carote di ghiaccio e l’analisi di sedimenti di laghi e paludi, tutto ciò permette di ricostruire le oscillazioni del clima terrestre anche nel lontano passato.
L’Europa sprofondò nella Piccola Era Glaciale raffreddandosi per stadi successivi, piuttosto che secondo una unica e decisa transizione. Nonostante la struttura complessa delle oscillazioni, quattro episodi tra i più freddi ebbero luogo attorno al 1460, 1600, 1690 e 1815 CE. Secondo ricostruzioni basate su esemplari di querce del centro Europa, nei primi anni del 1800 le temperature medie estive (giugno-agosto) scesero di circa 3°C rispetto alla media 1961-90.
Le temperature più rigide influirono sulle dimensioni dei ghiacciai che, in un ambiente a loro favorevole, avanzarono nelle vallate alpine. Sul versante austriaco, il Vernagtferner scese nella valle Rofental nel 1599 e 1600, formando una diga di ghiaccio dietro la quale si creò un grande lago. In Francia, tra il 1628 e il 1630 Chamonix perse circa un terzo dei territori del villaggio tra valanghe, inondazioni e avanzate dei ghiacciai del massiccio del Monte Bianco. Nel 1642 il Mere de Glace avanzava “più di un tiro di moschetto per giorno, anche in Agosto”: la popolazione di Les Bois, frazione di Chamonix posta ai piedi del ghiacciaio in avanzata, si rivolse al clero e diverse processioni vennero organizzate per rimediare a quella che veniva interpretata come furia divina. Altri resoconti simili si incontrano negli anni successivi lungo tutto l’arco alpino: l’”alta marea glaciale” non ebbe termine fino a metà del XIX secolo, anni da cui provengono le testimonianze fotografiche delle grandi distese glaciali spesso comparate alle ben ridotte estensioni odierne.
Il graduale raffreddamento che caratterizzò la Piccola Era Glaciale è stato a lungo oggetto di studio. La Terra è un sistema complesso e il suo clima è governato da interazioni tra le diverse componenti interne ed esterne al pianeta. Per quanto riguarda le componenti interne, sappiamo che svariate eruzioni significative dal punto di vista climatico ebbero luogo durante la Piccola Era Glaciale, di cui almeno sei nel XVII secolo e tre agli inizi del XIX secolo. Le enormi masse di particolato emesse nella stratosfera da eruzioni di tale calibro sono in grado di riflettere parzialmente la radiazione solare in arrivo, riducendo l’ammontare che raggiunge il suolo, con conseguenti cali delle temperature. Inoltre, per quanto riguarda le cause esterne al pianeta, la Piccola Era Glaciale coincise con diversi periodi di minimo dell'attività solare, ovvero di minor energia irradiata dal Sole verso la Terra. Oggi sappiamo che il Sole attraversò un minimo in attività tra il 1460 e 1550 (Minimo di Sporer) e il 1645 e 1715 (Minimo di Maunder), caratterizzati da un esiguo numero di macchie solari se non dalla loro completa scomparsa. Recenti studi stanno analizzando come queste due concause abbiano determinato variazioni delle circolazioni atmosferica e oceanica, la variazione dell’estensione delle calotte polari e in generale la redistribuzione del calore nel pianeta.
Alla luce di tali scoperte, a partire dagli anni ’90 si diffuse l’erronea concezione che collegava l’attuale riscaldamento globale ad un’intensificazione dell’attività solare. Tali affermazioni furono più volte falsificate da svariati studi. In primo luogo, l’attuale innalzamento delle temperature è in realtà accompagnato da una diminuzione dell’energia solare in arrivo sulla Terra a partire dagli anni ‘80. Inoltre, i modelli climatici non sono in grado di riprodurre l’attuale rapido innalzamento delle temperature se si considerano solamente variazioni di attività solare e l’aumento di concentrazione di gas serra in atmosfera. L’odierno riscaldamento del clima terrestre è quindi un caso di cambiamento antropogenico, ovvero causato dall’attività umana.
La Piccola Era Glaciale, al contrario, è l’esempio più vicino ai nostri giorni di cambiamento climatico non antropogenico e, per i glaciologi più nostalgici, è l’unico archivio fotografico di masse glaciali che scorrevano indomite verso le vallate alpine.
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