"La montagna è una palestra ideale per la divulgazione": Federico Taddia a Molveno per il ciclo di passeggiate d'autore di SuperPark
Nuova escursione a Molveno domenica 13 ottobre per il ciclo delle passeggiate d’autore di SuperPark, la proposta del Parco Naturale Adamello Brenta. L’ospite sarà questa volta Federico Taddia, giornalista, autore, conduttore radiofonico e storyteller, che dialogherà con i partecipanti nel corso di una passeggiata sul lago di Molveno, organizzata in collaborazione con l’Azienda per il Turismo Dolomiti Paganella
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Nuova escursione domenica 13 ottobre per il ciclo delle passeggiate d’autore di SuperPark, la proposta del Parco Naturale Adamello Brenta. L’ospite sarà questa volta Federico Taddia, giornalista, autore, conduttore radiofonico e storyteller, che dialogherà con i partecipanti nel corso di una passeggiata sul lago di Molveno, organizzata in collaborazione con l’Azienda per il Turismo Dolomiti Paganella. Il percorso si snoda lungo una tra le più affascinanti passeggiate delle Alpi nel periodo autunnale, tra boschi di faggi e abeti ed al cospetto delle Dolomiti di Brenta.
L’ultima “escursione d’autore” di questo ciclo di SuperPark, curato dal Pnab assieme a Impact Hub, si terrà invece domenica 20 ottobre, in Val di Fumo, assieme a Giovanni Costantini, musicista e direttore d’orchestra, che abbiamo già intervistato (l’escursione doveva tenersi quest’estate ed è stata spostata per il maltempo).
Ma torniamo a Federico Taddia, che ha all’attivo una lunga carriera fatta di molte trasmissioni, tra cui Screensaver su Rai3, Nautilus su Rai Scuola, L’Altrolato su Radio2, Terra in vista, L’altra Europa e I Padrieterni su Radio24, Big Bang! In viaggio con Margherita Hack su DeAKids, e di diversi libri come "Mamma, posso farmi il piercing?" con Federica pellegrini e "Nove vite come" con Margherita Hack (da cui è stato tratto il film TV del 2024 Margherita delle stelle). Taddia collabora inoltre ai testi di Fiorello, scrive sul quotidiano La Stampa e sul settimanale Topolino, il suo primo “amore”. Infine, è appassionato di tematiche giovanili, di divulgazione scientifica, di ambiente e stili di vita, di culture alternative e di storie piccole, originali e virtuose, che raccoglie in giro per l’Italia e racconta in radio, in tv e sulla carta.
Nella testata del tuo sito ti presenti così: “Parlo, scrivo e scrivo per altri che parlano”. Ci racconti innanzitutto come hai iniziato il tuo percorso nel mondo del giornalismo e della comunicazione e come sei riuscito a tenere assieme mondi così diversi?
Se dovessi definirmi in brevissima sintesi direi: mi piace giocare con le parole. Io vengo dalla provincia di Bologna. Sono partito scrivendo su Topolino, poi sono passato alla radio e alla tv, inizialmente rivolgendomi ai bambini e ai ragazzi. Un mondo che ancora continuo a coltivare e che trovo ricco di stimoli. Parallelamente ho iniziato a lavorare anche come conduttore radiofonico e televisivo in trasmissioni per un pubblico più adulto. Come divulgatore scientifico ho scritto libri e ho un podcast molto seguito.
Quali differenze hai riscontrato nei due tipi di pubblico, quello dei bambini e quello degli adulti, soprattutto con riferimento alla divulgazione scientifica?
Alla fine non sono tantissime, per come intendo io la divulgazione. C’è una questione fondamentale: rendere accessibili certi temi e contenuti complessi senza semplificarli eccessivamente. Con i giovani soprattutto questo è molto importante. Si scopre che le difficoltà le accettano, se sono poste bene e se percepiscono che ne vale la pena.
Cosa vuol dire presentare “bene” temi difficili?
È la seconda grande sfida del divulgatore, e si risolve essenzialmente contaminando i linguaggi. Sia sul piano degli strumenti o degli ambiti adoperati, che su quello espressivo. Per cui da un lato non solo la parola scritta ma il visuale, il digitale, le diverse forme artistiche, la letteratura, la poesia. Dall’altro la sfida è trasmettere la conoscenza emozionando, parlando anche al cuore, non solo alla mente. Rendere accessibile un concetto è il frutto di strategie come queste, sia se ci si rivolga ai bambini che agli adulti.
Ci sono temi che predilige e altri che trova particolarmente ostici? Qualcuno nel corso delle passeggiate di SuperPark ci ha detto che il tema del cambiamento climatico può risultare, oggi, frustrante o scontato, visto che se ne parla continuamente.
Devo confessare che non sono un fanatico della scienza e che in questo campo non andavo tanto bene a scuola. Ma la sfida è anche questa: i temi li devo comprendere prima io per poi renderli accessibili al pubblico. Oggi certi argomenti rischiano un po’ di annoiare e perciò bisogna sforzarsi di trovare altri linguaggi, altre leve per esprimerli. Riguardo al cambiamento climatico, le persone forse hanno voglia di vedere anche gli aspetti più costruttivi. C’è ovviamente la necessità di impegnarsi in azioni collettive, ma vanno raccontate bene. Anche usare voci nuove è fondamentale. A me piace andare a scovare nuovi ricercatori o ricercatrici, raccontare biografie di scienziati o studiosi che il pubblico ancora non conosce.
A proposito di voci. Ha lavorato con tante persone diverse, da Margherita Hack a Fiorello, da Telmo Pievani a Massimo Gramellini, solo per citarne alcune. Quali le hanno segnato di più?
Innanzitutto come non ricordare Margherita Hack. È stata una grande boccata di ossigeno. Ma da ogni incontro si possono trarre insegnamenti diversi. La velocità di testa di Fiorello, la curiosità e la fame di contenuti di Jovanotti, e potrei andare avanti a lungo… Ognuno ti dà degli stimoli e ti alza l’asticella, che è la motivazione su cui poggia il mio lavoro.
Qual è il suo rapporto con il camminare e con la montagna?
Mi piace tantissimo camminare. Ho fatto lunghi cammini in giro per l’Italia, dalla Via degli dei alla Via Francigena, dalla Via di Francesco alla Via della lana e della seta, attraversando piccoli borghi e incontrando le persone che ci vivono, compresi tanti giovani che per scelta vi si stabiliscono o che rientrano per avviare attività nuove, coraggiose. Nel mio programma ne intervisto continuamente e sono sempre colpito dalla qualità delle loro proposte, nonché dalla passione che ci mettono per realizzarle. La montagna poi è una vera fonte di divulgazione.
Montagna come divulgazione: ci dica.
La montagna è una grande palestra, è imprevedibile, è sfidante, in questo è molto “adolescente”. È il mondo ideale dove fare esperienze, non è solo natura astratta, ragionata, letta sui libri, studiata, è una natura che vai a vivere e a toccare. In montagna inoltre dividi con gli altri le fragilità e le fatiche del cammino. Qui scatta l’’empatia, che è una caratteristica fondamentale per la divulgazione.
Cosa proporrà nella passeggiata di Molveno?
Sarà un’escursione in cui cercherò di raccontare il mio stile di divulgazione usando anche contenuti letterari, soprattutto di poeti. I poeti usano le parole giuste, sono maestri in questo. Cercherò di proporre parole che tocchino il cuore – e la mente – di chi passeggerà con noi.