La Dichiarazione delle Foreste di Baku: "La stabilità climatica non si raggiunge senza proteggere le foreste e dare voce alle comunità indigene"
Mentre i riflettori erano puntati sui negoziati sulla finanza climatica, nelle stanze di Cop29 è stata pubblicata la Dichiarazione delle Foreste di Baku. Si tratta di un appello, redatto e sottoscritto da organizzazioni di tutto il mondo (oltre che da diversi paesi), guidate dalla Global Forest Coalition, che non vuole essere soltanto un grido d’allarme, ma anche un disegno progettuale verso un futuro in cui le foreste e le comunità indigene che vi abitano possano finalmente ricevere il rispetto e la protezione che meritano
Undicesimo giorno di negoziati. Oggi a Baku si respira un’aria pensante e carica di tensione: la nuova bozza del testo negoziale sul nuovo obiettivo di finanza climatica era attesa (e promessa dalla presidenza) per mezzogiorno (ora locale) ma tarda ad arrivare. I giornalisti vagano nel media center spazientiti, i rappresentanti della società civile sono tesi e chiedono ai negoziatori di convergere verso un accordo rapidamente.
Mentre aspettiamo, vi racconto di un documento che è stato reso pubblico proprio in queste stanze poco fa, mentre i riflettori erano puntati sugli obiettivi finanziari: la Dichiarazione delle Foreste di Baku. Si tratta di un appello, redatto e sottoscritto da organizzazioni di tutto il mondo (oltre che da diversi paesi), guidate dalla Global Forest Coalition, che non vuole essere soltanto un grido d’allarme, ma anche un disegno progettuale verso un futuro in cui le foreste e le comunità indigene che vi abitano possano finalmente ricevere il rispetto e la protezione che meritano.
Ricordiamolo: la Dichiarazione nasce in un contesto di crisi climatica senza precedenti. Il 2024 è stato segnato da incendi devastanti che hanno distrutto foreste di proporzioni mai viste prima. In Amazzonia, le fiamme hanno ridotto in cenere aree più grandi di interi Paesi, cancellando in pochi giorni ecosistemi complessi e annientando migliaia di specie viventi. In Russia, oltre 10.000 incendi hanno divorato più di 7,7 milioni di ettari di foreste, un’area sei volte maggiore rispetto a tutte le foreste dell’Azerbaigian. Questi non sono solo eventi isolati, ma la diretta conseguenza di una crisi climatica che si aggrava anno dopo anno e di politiche poco lungimiranti che vedono le foreste soltanto come riserve di carbonio o fonti di legname, ignorandone il ruolo insostituibile come habitat di biodiversità e regolatori climatici naturali.
Ecco, questo è lo scenario che i firmatari della Dichiarazione hanno deciso mettere in luce, unendo le forze e portando alla Cop29 un messaggio forte e chiaro. Le foreste, sostengono, non devono più essere considerate semplici serbatoi di carbonio da sfruttare per i mercati delle emissioni, come accade con i meccanismi di mercato Redd+. Questa sigla sta per “reducing emissions from deforestation and Forest degradation”, che in italiano possiamo tradurre come “riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale”, e dove il “+” sta a indicare un tentativo di estenderne i i benefici e il raggio di azione, includendo la conservazione, la gestione sostenibile delle foreste e l’aumento degli stock di carbonio nelle foreste. Secondo la coalizione, infatti, questi meccanismi spesso escludono le comunità locali e non affrontano le cause profonde della deforestazione. Invece, le foreste dovrebbero essere riconosciute come ecosistemi complessi, indispensabili per la stabilità climatica, la regolazione idrica e la sopravvivenza di milioni di persone, in particolare quelle delle comunità indigene.
La scelta di Baku come sede della conferenza ha dato alla Dichiarazione un significato simbolico speciale. Infatti, il Caucaso e l’Asia Centrale ospitano ecosistemi forestali di importanza cruciale, non solo per la biodiversità locale ma anche per il clima globale: le foreste tugai, delle foreste fluviali che si sviluppano lungo i principali fiumi dell’Asia centrale, come Syr Darya e Amu Darya, svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione delle risorse idriche.
In un’epoca in cui l’acqua diventa un bene sempre più scarso, queste “fabbriche di acqua pulita”, si legge nella Dichiarazione, sono una risorsa insostituibile per le regioni circostanti. Eppure, come molte altre foreste del mondo, sono sotto assedio. Il cambiamento climatico, unito ad attività umane come la deforestazione per l’espansione agricola, lo sfruttamento minerario e lo sviluppo infrastrutturale, ne ha già devastato ampie aree.
La Dichiarazione delle Foreste di Baku chiede un cambio di paradigma nelle politiche climatiche. Non si limita a richiedere la protezione delle foreste come strumento per ridurre le emissioni di anidride carbonica, ma sottolinea l’urgenza di un approccio basato sui diritti umani e sulla giustizia climatica. Al centro delle richieste c’è il riconoscimento delle popolazioni indigene come custodi naturali delle foreste. Queste comunità, con le loro conoscenze tradizionali, hanno dimostrato per secoli di saper convivere con le foreste in modo sostenibile, ma troppo spesso sono escluse dalle decisioni politiche che riguardano i loro territori.
Inoltre, il documento non si limita alle richieste generali ma offre un piano d’azione concreto per il Caucaso e l’Asia Centrale, invitando i governi della regione a cogliere una “finestra di opportunità” nei prossimi vent’anni per implementare programmi di rimboschimento su larga scala e restaurare gli ecosistemi naturali degradati. La Dichiarazione chiede protezione incondizionata per le foreste tugai rimanenti, una gestione sostenibile dei flussi fluviali e il coinvolgimento delle comunità locali nella loro conservazione.
A livello globale, il documento propone di riconoscere le foreste naturali come infrastrutture essenziali per la stabilità climatica e di sviluppare accordi continentali per la conservazione delle foreste boreali, sia in Eurasia che in Nord America. Un’idea ambiziosa è quella di attribuire a queste foreste un “status climatico speciale”, con implicazioni vincolanti per la loro conservazione e gestione sostenibile.
Il messaggio della Dichiarazione delle Foreste di Baku è chiaro: proteggere le foreste non è solo una questione ambientale, ma una questione di giustizia sociale, di diritti umani e di sopravvivenza per il nostro pianeta.
“La stabilità climatica non può essere raggiunta senza proteggere le nostre foreste e senza dare voce alle comunità indigene - ha dichiarato Anna Kirilenko, presidente della Global Forest Coalition -. La Dichiarazione di Baku manda un messaggio forte: è tempo di agire”.
Le conferenze globali per il clima, come Cop29, non rappresentano solo un’occasione per discutere di politiche climatiche, ma un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con la natura e con le comunità che la abitano. Se le richieste della Dichiarazione delle Foreste di Baku saranno ascoltate, potrebbe segnare un passo avanti decisivo verso un futuro più giusto, sostenibile e resiliente per tutti.
Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)