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Ambiente

"La crisi climatica è la sfida più importante che l'umanità deve affrontare". Il rapporto del Wmo e la necessità di accelerare l'azione per il clima

E' uscito il rapporto sullo stato globale del clima nel 2023 edito dall'organizzazione meteorologica mondiale. Le sue 53 pagine confermano una situazione estremamente grave e mostrano come l'anno passato abbia superato tutti i precedenti con ogni singolo indicatore climatico

di
Sofia Farina
20 marzo | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La crisi climatica è la sfida più importante che l'umanità deve affrontare” così Celeste Saulo, segretario generale dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia commenta il nuovo report sullo Stato del clima globale. 

 

Il rapporto, 53 pagine di cattive notizie, conferma che l'anno 2023 ha segnato il record di ogni singolo indicatore climatico. Saulo sintetizza così: “È stato di gran lunga l'anno più caldo mai registrato. La temperatura media globale nel 2023 è stata di 1,45 ± 0,12 °C superiore alla media del 1850-1900. Non siamo mai stati così vicini - anche se temporaneamente - al limite inferiore di 1,5° C previsto dall'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici”. Nello specifico, considerando gli indicatori che ci siamo abituati a utilizzare per quantificare la crisi climatica: “Le concentrazioni di gas serra hanno continuato ad aumentare. Il contenuto di calore degli oceani e il livello del mare hanno raggiunto i massimi storici osservati e il tasso di aumento sta accelerando. L'estensione del ghiaccio marino antartico ha raggiunto i minimi storici osservati. I principali ghiacciai hanno subito perdite record”.

 

Come sempre, per dare concretezza a questi dati scientifici è bene calarli nella quotidianità, collegarli con la cronaca, e mettere in evidenza i loro effetti: “Ondate di calore, inondazioni, siccità, incendi e intensi cicloni tropicali hanno creato scompiglio in tutti i continenti e hanno causato enormi perdite socio-economiche. Le conseguenze sono state particolarmente devastanti per le popolazioni vulnerabili, che hanno subito un impatto sproporzionato. Le condizioni climatiche estreme hanno esacerbato le crisi umanitarie, con milioni di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare e centinaia di migliaia di sfollati dalle loro case”.

 

Il focus sull’ambiente montano, all’interno del rapporto, riguarda principalmente la criosfera. 

 

I ghiacciai si formano dalla neve che si è compattata formando ghiaccio, che poi si deforma e scorre verso il basso, e comprendono due zone: una zona di accumulo, in cui l'accumulo di massa dovuto alle nevicate supera la perdita di ghiaccio, e una zona di ablazione, in cui la perdita di ghiaccio (definita, appunto, ablazione) dovuta alla fusione e ad altri meccanismi supera l'accumulo. Il bilancio di massa del ghiacciaio - la quantità di massa guadagnata o persa dal ghiacciaio - è comunemente espresso come la variazione annuale dello spessore mediato sull'area del ghiacciaio, espressa in metri di acqua equivalente. I tassi di fusione sono fortemente influenzati dall'albedo del ghiacciaio, la frazione di luce solare che viene riflessa dalla superficie del ghiacciaio. Il ghiaccio esposto è più scuro e quindi ha albedo inferiore rispetto al manto nevoso stagionale ed è sensibile all'oscuramento causato da polvere minerale, black carbon, attività algale e ricadute degli incendi boschivi. La riduzione della copertura nevosa, le lunghe stagioni di fusione e l'attività degli incendi boschivi servono a concentrare il materiale più scuro sulla superficie del ghiacciaio, diminuendone l'albedo e aumentando così la fusione.

 

I dati preliminari relativi all’insieme globale dei ghiacciai di riferimento mostrano che, nell'anno idrologico 2022-2023 questi hanno subito la più grande perdita di ghiaccio mai registrata (considerando il periodo dal 1950 al 2023), che ha portato a un bilancio di massa estremamente negativo sia nel Nord America occidentale che in Europa, dove i ghiacciai della Svizzera hanno perso circa il 10% del loro volume residuo negli ultimi due anni.

 

 

Il rapporto presenta anche una sezione dedicata alla copertura nevosa stagionale e evidenzia come questa nell'emisfero settentrionale abbia subito “un declino a lungo termine nella tarda primavera e in estate”. Infatti, l'estensione della copertura nevosa nell'emisfero settentrionale per il mese di maggio è stata l'ottava più bassa mai registrata (1967-2023) e l'estensione del manto nevoso in Nord America per il mese di maggio 2023 è stata la più bassa mai registrata dal 1967.

 

Il report è anche l’occasione per fare il punto su cosa stiamo facendo, collettivamente e istituzionalmente, per affrontare il nuovo clima. L’organizzazione mondiale della meteorologia e i suoi membri “stanno ampliando i servizi di allerta precoce salvavita” nell’ambito di una iniziativa denominata Early Warnings For All. Inoltre un nuovo Global Greenhouse Gas Watch mira a fornire informazioni precise e accurate per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Come sottolinea Saulo “la transizione verso le energie rinnovabili deve essere supportata da servizi meteorologici e climatici su misura e per riuscire nell'intento, è imperativo sfruttare gli sforzi dell'intera catena del valore, dal miglioramento dei dati climatici e del monitoraggio, al rafforzamento delle previsioni e delle proiezioni, fino alla creazione di capacità. Dobbiamo rendere le informazioni sul clima più accessibili e fruibili per la società”. 

 

Il messaggio della direzione dell’organizzazione è di speranza, infatti Saulo conclude così il suo intervento a corredo della pubblicazione: “Spero che questo rapporto sensibilizzi l'opinione pubblica sulla necessità di aumentare l'urgenza e l'ambizione dell'azione per il clima”.

 

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