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Ambiente

La catena appenninica si sviluppa per 1.300 chilometri: arriva un piano strategico rafforzare le connessioni ecologiche della "spina dorsale d'Italia"

Durante la VI edizione del Forum degli Appennini 2024, Legambiente ha presentato il Piano di Conservazione dell’Appennino Settentrionale, che si propone di tutelare e valorizzare la dorsale appenninica, un territorio cruciale per la biodiversità e il benessere socio-economico dell’Italia, attraverso azioni mirate e innovative che intrecciano tradizioni locali, sostenibilità e resilienza climatica

di
Sofia Farina
19 dicembre | 20:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Durante la sesta edizione del Forum degli Appennini 2024, organizzato da Legambiente a Fivizzano, è stato presentato il Piano di Conservazione dell’Appennino Settentrionale, frutto di un innovativo processo partecipativo nell’ambito del progetto ApeToe (Restore Prairies and Forests of the Tuscan-Emilian Appennine). Si tratta di un piano ambizioso si propone di tutelare e valorizzare la dorsale appenninica, un territorio cruciale per la biodiversità e il benessere socio-economico dell’Italia, attraverso azioni mirate e innovative che intrecciano tradizioni locali, sostenibilità e resilienza climatica.

 

La catena appenninica si sviluppa per 1.300 chilometri e interessa più di 9 milioni di ettari (pari al 31% del territorio nazionale) e sul suo territorio si trovano 14 regioni, 48 province e 2.157 comuni (il 27% del totale) per la gran parte piccoli o piccolissimi, nei quali vivono, complessivamente, oltre 10 milioni di abitanti. Il 40% del loro territorio è costituito da superfice forestale, poco meno di quella agricola (che è pari al 45,6%) di cui il 25% è costituito da pascoli. Una dato strettamente legato a quello relativo alle produzioni Dop e Igp, che per il 15% del totale nazionale derivano da territori appenninici, che fanno si che il valore aggiunto dell’agroalimentare nella dorsale d'Italia rappresenti il 20% del totale del paese. 

 

Tra tutte le montagne dell'area mediterranea gli Appennini hanno la percentuale più alta di protezione: infatti, ospitano 32 diversi ecosistemi, 166 aree protette, oltre 993 siti della rete Natura 2000, tra Zone Speciali di Conservazione e Zone di Protezione Speciale, e hanno ottenuto  diversi riconoscimenti Unesco, come siti del Patrimonio Mondiale, Global Geoparc e Riserve della Biosfera-Mab. Nonostante ciò, si trovano ad affrontare una crisi ambientale e sociale che richiede interventi urgenti e sistemici: gli Appennini sono sempre più fragili a causa dello spopolamento e l’abbandono, per la marginalità rispetto alle traiettorie di sviluppo e per gli effetti del cambiamento climatico che rendono ancora più vulnerabile l’intera dorsale interessata da sempre da un elevato rischio sismico e idrogeologico.  

 

In questo contesto, il Piano di Conservazione dell’Appennino Settentrionale, redatto nell’ambito del progetto Ape Toe (Ripristino Praterie e Foreste dell’Appennino Tosco-Emiliano), all’intero arco appenninico nel corso del 2025, per celebrare idealmente anche i 30 anni del progetto APE Appennino Parco d’Europa, rappresenta una risposta concreta per invertire queste tendenze negative e valorizzare il ruolo strategico degli Appennini nel sistema paese.

Il piano, elaborato con il sostegno dell’Endangered Landscapes and Seascapes Programme e gestito dalla Cambridge Conservation Initiative, punta su tre direttrici principali: il ripristino ambientale e connessione ecologica, tramite azioni per recuperare habitat forestali e praterie, conservare specie minacciate e migliorare le connessioni ecologiche tra l’Appennino settentrionale e le Alpi Apuane; la valorizzazione delle attività tradizionali e rurali, tramite il sostegno alla pastorizia, alla gestione sostenibile dei castagneti e alla certificazione dei servizi ecosistemici è cruciale per mantenere vive le comunità locali e contrastare lo spopolamento, e infine l'economia circolare e resilienza climatica, mediante la promozione di imprese ecosostenibili, pagamenti per i servizi ecosistemici, ampliamento delle certificazioni forestali e valorizzazione delle produzioni locali, con un occhio di riguardo per la bioeconomia circolare.

 

Tra le proposte, anche la creazione di una scuola di pastori, pensata per favorire il ricambio generazionale nella pastorizia e garantire la gestione sostenibile dei pascoli, e la definizione di standard di certificazione per promuovere il pagamento di crediti di sostenibilità per la gestione sostenibile degli agroecosistemi e di altri ambienti seminaturali. Un'azione intende anche analizzare le metodologie e i possibili scenari legati al loro locale utilizzo in ambienti diversi da quelli forestali, con priorità per i servizi ecosistemici di “conservazione degli habitat” e “impollinazione”.

 

In tutta l’area del progetto sono previste attività mirate al mantenimento e all’aumento delle superfici dei prati pascolati, che sono fortemente diminuiti negli ultimi decenni, mentre per quanto riguarda le foreste, l’obiettivo è ampliare l’adesione al sistema di pagamento dei crediti forestali di sostenibilità, promuovendo un Piano di gestione forestale sostenibile e responsabile che coinvolga una porzione significativa delle foreste presenti nell’area e appartenenti a piccoli proprietari privati attualmente esclusi dal Gruppo di certificazione, con lo scopo di migliorare l’erogazione dei servizi ecosistemici a protezione della salute, del benessere e dei beni della popolazione e nel contempo minimizzare gli impatti dei cambiamenti climatici, favorendone l’adattamento. 

 

Per Legambiente è importante rafforzare le connessioni ecologiche fra Appennino e Alpi Apuane per le specie animali di foreste mature, attraverso il recupero dei castagneti tradizionali, attualmente a rischio scomparsa, e aumentare le superfici dei nuclei di conifere appenniniche autoctone come gli abieti-faggeta dell’alto Appennino settentrionale e le formazioni a Pino silvestre della fascia collinare emiliana di grande interesse conservazionistico ma purtroppo circoscritte a porzioni limitate di territorio.  

 

Il piano dedica attenzione anche alle zone umide, con l'obiettivo di migliorare lo stato di conservazione delle specie acquatiche e palustri, con interventi per aumentare la connessione tra le zone umide attuali e potenziali in tutta l’area di progetto, con un focus su dei casi studio particolari come quello del Lago Peloso, degli ambienti umidi dei Prati di Logarghena o dell’alto corso del torrente Rosaro e dello stagno dei prati di Camporaghena, fino alle torbiere del Monte Palodina e ai prati umidi di Gorfigliano

“Il sistema territoriale e ambientale appenninico sarà decisivo per attuare le strategie climatiche e per questo crediamo necessario recuperare programmi come il progetto Ape – Appennino Parco d’Europa che nel 2025 compirà 30 anni – ha dichiarato il responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente, Antonio Nicoletti -. Il progetto che interessa l’areale compreso tra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco Emiliano, va nella direzione di affrontare la sfida del surriscaldamento globale in un contesto ricco di biodiversità ma fragile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Con questo Piano puntiamo alla conservazione di ambienti forestali, praterie di alta quota e castagneti fondamentali per mantenere attività antropiche tradizionali che, a loro volta, garantiscono presidi territoriali contro lo spopolamento e l’abbandono del territorio”. 

  

Con il piano presentato al Forum degli Appennini, Legambiente propone una visione integrata che unisce tutela ambientale, sviluppo economico e benessere delle comunità locali. Gli Appennini diventano così non sono solo un luogo da conservare, ma una risorsa strategica per affrontare le sfide globali: dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, dalla salvaguardia della biodiversità alla promozione di un turismo sostenibile.

 

Un’agenda condivisa per il futuro degli Appennini non è solo un’opportunità, ma una necessità per garantire la prosperità di un territorio che rappresenta il cuore naturale e culturale dell’Italia.

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