"Innovare l’erogazione dei servizi essenziali per evitare spopolamento e invecchiamento": presentato il Libro Bianco nazionale sulla Montagna
A Edolo, è stato presentato il “Libro Bianco sulla Montagna”, una panoramica ambientale, territoriale, socioeconomica e di governo sui territori montani italiani analizzati per singola regione realizzato da Unimont su incarico del Dipartimento Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
È stato presentato il “Libro Bianco sulla Montagna”, realizzato da Unimont - polo montano dell’Università Statale di Milano, su incarico del Dipartimento Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Alla presentazione dell'evento "Alleanze per le montagne: Strategie e protagonisti per nuovi modelli di sviluppo sostenibile", svoltasi presso la sede di Edolo dell'Università Statale di Milano - Unimont, hanno partecipato figure di rilievo come Marina Brambilla, Rettrice eletta dell'Università degli Studi di Milano e Prorettrice Delegata ai Servizi per la Didattica e agli Studenti, Luigi Augussori, Consigliere e delegato del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Anna Giorgi, Coordinatrice Scientifica del Libro Bianco sulla Montagna e Responsabile del polo Unimont, e Alessandro Fermi, Assessore all'Università, Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia.
Il "Libro Bianco sulla Montagna" rappresenta un’analisi approfondita delle peculiarità ambientali, territoriali, socioeconomiche e governative delle aree montane italiane, esaminate regione per regione. Prendendo spunto dalle visioni e dagli interventi volti a superare la marginalizzazione delle montagne a livello globale ed europeo, e in un contesto di rapidi cambiamenti ambientali e socioeconomici, lo studio si concentra sul contesto nazionale. Esplora gli ambienti naturali, le risorse, il territorio, la società, l'economia, l'impresa, la legislazione e la governance delle montagne italiane, mettendo in luce le sfide principali e proponendo interventi prioritari.
Il primo passo è stato definire il criterio per delimitare le aree montane italiane da analizzare: è stata scelta la classificazione Istat, che identifica 2.487 comuni montani distribuiti in zone altimetriche (su un totale di 7.901 comuni italiani), corrispondenti a circa il 35% del territorio nazionale. Il documento esamina in dettaglio gli ambienti e le risorse delle montagne, cruciali per la vita dei cittadini, ma minacciati dai cambiamenti climatici, ambientali e socioeconomici in corso. Questi includono la prevenzione di fenomeni come incendi, dissesti idrogeologici e perdita di biodiversità, oltre all'individuazione di nuove opportunità.
Il "Libro Bianco" risponde a molteplici domande cruciali, basandosi su un'ampia mole di dati riguardanti gli aspetti ambientali, territoriali, socioeconomici, normativi e di governance.
L’eterogeneità dell’Italia montana da un punto di vista territoriale e socioeconomico: innovare l’erogazione dei servizi essenziali grazie alla tecnologia per evitare spopolamento e invecchiamento della popolazione
Il libro bianco evidenzia l’estrema eterogeneità della situazione delle montagne nelle diverse regioni italiane, sia per estensione delle montagne - dal 100% in Valle d’Aosta e Trentino Alto-Adige al 1,5% della Puglia, dato che rende indispensabile indagare le montagne e le loro condizioni a livello di ogni singola regione. Infatti, che l’analisi degli indicatori demografici (spopolamento e invecchiamento della popolazione) nell’ultimo decennio, evidenzia un deciso peggioramento nelle montagne rispetto al resto del Paese (es: calo del 5% dei montanari rispetto all’1,8% nazionale) è vero anche che il Trentino Alto-Adige (100% montano) ha la situazione demografica migliore d’Italia (+3,5% popolazione nel decennio), mentre il Friuli-Venezia Giulia, regione a montanità significativa (43% della superficie regionale è montana, ma è abitata solo dal 5,1% dei friulani in montagna) perde il 10,5% dei montanari. La Lombardia ha un grado di montanità significativo (40,4% della superficie regionale è montana) e mostra un elevato squilibrio nella distribuzione della popolazione con una densità di popolazione in montagna pari a 105 abitati per chilometro quadrato rispetto alla media regionale di 417 abitanti per chilometro quadrato e una perdita di montanari nel decennio del 3,2%.
Le montagne del Sud e delle Isole, sebbene si spopolino mediamente di più rispetto al resto delle montagne italiane, presentano una situazione meno grave a riguardo dell’invecchiamento della popolazione rispetto alle montagne a Nord. Le regioni che presentano equilibrio tra l’estensione del territorio montano e la distribuzione della popolazione tra il territorio montano e non montano (prossima al 50% in ambedue i casi) sono la Liguria, il Molise e la Basilicata, nelle quali non si riscontrano significative differenze negli indicatori demografici e socioeconomici indagati ad indicare come sia il fattore demografico a determinare la “tenuta” dei territori montani. Da ciò l’importanza di attuare politiche e interventi nelle montagne dove lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione sono maggiori, nei quali i servizi essenziali analizzati risultano essere scarsi. Innovare le modalità di erogazione dei servizi essenziali nelle montagne è una priorità, facilitata dall’evoluzione tecnologica che rende possibile, oggi, la definizione e realizzazione di piani strategici specifici.
Gli aspetti economici dei territori montani italiani: nell’ultimo decennio le imprese sono calate più del 3% nell’ambito del commercio, agricoltura, silvicoltura, pesca, costruzioni, alberghiero
Lo studio indaga anche gli aspetti economici: dalla situazione finanziaria, alle specializzazioni produttive dei comuni montani, alla demografia delle imprese, agli aspetti occupazionali fino al reddito medio garantito nelle aree montane, non montane e nei capoluoghi delle differenti regioni, nonché il valore aggiunto prodotto. I settori economici principali delle imprese montane italiane risultano essere, nell’ordine: commercio, agricoltura, silvicoltura e pesca, costruzioni, servizi di alloggio e ristorazione, manifatturiero. Complessivamente, nell’ultimo decennio le imprese nelle montagne italiane sono diminuite del 3,3% rispetto alla diminuzione dell’1,5% nel paese intero. I cali hanno riguardato perlopiù i comparti produttivi tradizionali (agricoltura, manifattura, commercio, costruzioni, trasporto) mentre il terziario “avanzato” ha evidenziato una crescita più o meno avanzata nelle diverse regioni. Ancora una volta, le differenze tra le montagne nelle singole regioni restituiscono un quadro estremamente eterogeneo, con cali significativi nelle montagne di alcune regioni e incrementi in altre. Complessivamente, emerge come il Trentino Alto-Adige, territorio interamente montano, sia tra le regioni italiane con i migliori indicatori economici oltre che demografici, con valori spesso superiori a quelli nazionali, ad indicare come l’elevata montanità non sia di per sé un fattore di svantaggio.
Si evidenzia inoltre, come i capoluoghi di regione presentino le migliori performance socioeconomiche in tutte le regioni rispetto al resto del territorio regionale, evidenziando in alcuni casi un significativo e pericoloso divario con il resto della regione. Viene infine fornito un approfondimento su due specifici settori economici di notevole rilevanza per le montagne: l’agricoltura e il turismo.
Il quadro normativo e di governance dei territori montani: una situazione frammentata e non al passo coi tempi, da ricondurre a un quadro unitario
L’analisi evidenzia una situazione frammentata e poco adeguata ai tempi, quindi, da riordinare considerando gli scenari ambientali e socioeconomici e gli strumenti e le tecnologie oggi disponibili. Si tratta di un passaggio cruciale per superare il paradigma dello svantaggio e della marginalità con cui sono stati sempre letti e interpretati questi territori. La numerosità dei soggetti che si occupano di montagna nei vari settori della società richiede uno specifico coordinamento e un maggiore grado di interazione per poter affrontare le sfide capitalizzando le esperienze, le competenze e le buone pratiche. Particolarmente importante è la definizione di politiche e strategie specifiche che integrino in un unico quadro i provvedimenti da adottare nei differenti ambiti strategici per la valorizzazione di questi territori: dall’ambiente all’agricoltura, ai servizi essenziali per i cittadini (sanità, istruzione, mobilità, ecc.) fino all’economia e all’impresa.
Il Libro Bianco si conclude suggerendo quindi alcuni interventi strategici per le montagne a cura delle istituzioni sia pubbliche che private, così riassumibili:
- Definizione di politiche integrate e strategie specifiche per i territori montani;
- Costituzione di un tavolo di coordinamento permanente per lo sviluppo dei territori
montani;
- Costituzione di un osservatorio permanente per il monitoraggio dei settori strategici per lo
sviluppo dei territori montani;
- Promozione della costituzione dell’”ecosistema dell’innovazione” della montagna;
- Sensibilizzazione della società;
- Promozione dell’aggregazione e della collaborazione a livello territoriale;
- Coinvolgimento della società nel suo insieme.