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Ambiente

(IL VIDEO) Stambecchi in bilico sulla parete della diga del Lago Valmorta: ecco spiegato perché si inoltrano su pendii insidiosi

Massiccio e possente, lo stambecco delle Alpi ​è in grado di mantenere l’equilibrio su pareti e pendii estremamente insidiosi, come ci mostra il video di Alessandro Bazzana

di
Francesca Roseo
17 luglio | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Lo stambecco delle Alpi (Capra ibex), specie simbolo del Parco Nazionale Gran Paradiso, è una grossa capra selvatica appartenente alla famiglia dei Bovidi. Massiccio e possente, questo ungulato è in grado di mantenere l’equilibrio su pareti e pendii estremamente insidiosi come ci mostra il video di Alessandro Bazzana. Gli individui adulti di maschi e femmine presentano un evidente dimorfismo: i maschi misurano 90 centimetri al garrese e arrivano a pesare tra i 65e i 130 chilogrammi, mentre le femmine al garrese misurano 75 centimetri con un peso che varia da 40 a 60 chilogrammi. Questa marcata differenza si può osservare anche nelle corna (che sono cave e permanenti), le quali nel maschio arrivano a misurare 92 centimetri, mentre nella femmina sono più corte (32 centimetri) e sottili.

 

Questo animale è spesso presente nella cultura alpina come simbolo del senso dell’alta montagna e della natura, ma questo amore folcloristico non lo ha salvato dalla quasi totale estinzione avvenuta nel 1800 per mano dell'uomo. Se oggi possiamo camminare tra le montagne abitate dallo stambecco – seppure ancora con una distribuzione molto frammentata – è grazie a diversi progetti di reintroduzione. I pochi esemplari rimasti a inizio del secolo scorso (circa 100) si trovavano nelle valli che oggi compongono il Parco Nazionale Gran Paradiso, allora riserva di caccia re Re Vittorio Emanuele II, e grazie alla protezione e salvaguardia di questi individui è stato possibile effettuare diversi progetti di reintroduzione e oggi si stima che sulle Alpi ci siano circa 50.000 stambecchi.

Questa specie vive sopra il limitare del bosco, è un erbivoro ruminante e per questo è legato prevalentemente alle praterie d’alta quota e pareti rocciose, dove può trovare diverse specie vegetali. Passa gran parte delle sue giornate a brucare per prepararsi ad affrontare le temperature e la scarsità di cibo dei rigidi inverni alpini. Gli stambecchi sono famosi per le loro abilità di arrampicatori, unica strategia difensiva per scappare dai predatori in alta quota. Sembra però che questa incredibile agilità venga sfruttata anche per altri ragioni, sono molti i video che immortalano questa grossa capra selvatica mentre si arrampica con apparente nonchalance lungo le pareti di dighe artificiali. Questo comportamento è stato osservato in diverse dighe che presentano una pendenza finale quasi verticale tra cui:

  • Diga del Cingino: Piemonte, 2250 m s.l.m.
  • Diga di Barbellino: Lombardia, 1868 m s.l.m.
  • Diga della Rossa: Piemonte, 2716 m s.l.m.

La ragione che spinge gli stambecchi a mostrare le loro doti di arrampicatori provetti lungo le pareti delle dighe è molto semplice: cercano sali minerali. La dieta strettamente erbivora è povera di sali minerali importanti, tra cui in particolare il calcio, e in primavera quando il metabolismo richiede un quantitativo maggiore di sali non è raro osservarli mentre leccano pietre o anche le strade dove durante l’inverno è stato sparso il sale. I ricercatori pensano che le dighe, composte da pietre e cemento, risultano essere una risorsa preziosa nella dieta di questi animali in quanto ricche di ettringite o sale di Candlot. L’ettringite può formarsi nelle pareti della diga a seguito di sollecitazioni termiche o chimiche subite dal calcestruzzo stesso, ed essendo questo un sale parzialmente solubile in acqua, può sciogliersi ed essere disponibile lungo le superfici della diga. Sono ancora limitati gli studi su questo argomento, ma non sembrano esserci delle evidenze di danni alla struttura causati dall’attività di questi animali (fonte: International Water Power and Dam Construction).

 

Lo stambecco è uno degli emblemi delle Alpi anche quando si tratta di adattamento ai cambiamenti climatici, in quanto non possiede ghiandole sudoripare ed è quindi dotato di scarsa capacità di termoregolazione (quando è troppo caldo non riesce a mantenere una temperatura corporea ottimale per la vita). Uno studio ha dimostrato che per adattarsi alle alte temperature gli stambecchi da diurni stanno diventando notturni, e questo ha forti ripercussioni sulla loro salute e gli espone a diversi pericoli. Questa spinta verso l'adattamento ai cambiamenti climatici che ci mostra questo animale dovrebbe servire per domandarci fino a quando lo stambecco, come altre specie, riuscirà non tanto ad adattarsi, ma a sopravvivere ai cambiamenti causati dalle pressioni antropiche, e dove vogliamo posizionarci noi all’interno di questa dinamica.

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