Gli impatti del cambiamento climatico sull'avifauna alpina. Chiara Bettega per il podcast "un quarto d'ora per acclimatarsi"
Chiara Bettega, ricercatrice presso il Museo delle Scienze di Trento (MUSE) e comunicatrice scientifica, si racconta nella seconda puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Da ricercatori secondo me è quasi un dovere quello di essere in grado di comunicare ciò che studiamo. Dobbiamo sforzarci di raccontare a tutti cosa facciamo, perché se parliamo dei nostri lavori solamente tra di noi, a cosa serve?”
Chiara Bettega è ricercatrice al MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, dove si occupa di avifauna alpina e delle foreste montane, oltre che una apprezzata comunicatrice scientifica (ha anche pubblicato un libro, recentemente, scritto a quattro mani con Aldo Martina, dal titolo “Sulle ali di cristallo”). Le sue ricerche si focalizzano sul fringuello alpino, tipico delle alte quote, ma negli ultimi anni si è dedicata anche all’avifauna forestale, che sono diventate particolarmente importanti da monitorare anche in seguito all’evento Vaia e la conseguente epidemia di bostrico.
Chiara è l’ospite della seconda puntata del podcast “Un quarto d’ora per acclimatarsi”, in cui ci racconta come il cambiamento climatico sta impattando sull’avifauna alpina. La primissima domanda che viene spontaneo farle è come mai studiare gli impatti del surriscaldamento globale proprio su questi animali: “gli uccelli rispondono generalmente in modo veloce ai cambiamenti e studiarli ci può aiutare a capire come sta evolvendo la situazione in generale”. La scelta del fringuello alpino come specie su cui focalizzarsi, spiega Bettega, è dettata dalla necessità di “sintetizzare quello che accade all’ecosistema alpino, e per farlo ci si concentra su una specie legata a tale ambiente per tutto l’anno”. Il fringuello alpino, infatti, trovandosi al di sopra di 1900-2000m slm tutto l’anno, è una delle “specie più indicative di quello che può essere il futuro della montagna” ed è una specie relativamente più semplice da osservare di altre che hanno caratteristiche simili, come la pernice bianca “più criptica e solitaria”.
Gli studi sul campo portati avanti dalla ricercatrice, principalmente mediante tecniche come l’inanellamento scientifico e le casette nido, mostrano come il fringuello alpino stia risentendo molto dell’innalzamento della temperatura. “Lo scorso marzo ero sul Passo Rolle per dei monitoraggi e c’erano otto gradi in pieno giorno - ci racconta - una cosa del genere può davvero mandare in tilt l’orologio biologico degli animali che quota”. Gli impatti principali (e già in atto) sono prevalentemente legati ad una diminuzione dell’areale di distribuzione della specie, ma potrebbero poi esserci anche “impatti a livello fenologico e di ciclo biologico, quindi ad esempio potrebbero anticipare la loro riproduzione se le condizioni diventano favorevoli prima”.
Nella puntata affrontiamo anche la seconda anima di Chiara, quella della comunicatrice scientifica, parlando del suo primo libro e del ruolo che la letteratura e le arti in generali possono avere nell’aiutare la scienza a creare consapevolezza: “arte e scienza dovranno lavorare sempre più assieme per arrivare alle persone e per cercare di mostrare il mondo naturale sotto una luce diversa, spingendoci a prendercene cura”.
Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):