Contenuto sponsorizzato
Ambiente

Fare attivismo correndo sui sentieri. Francesco Puppi per il podcast "Un quarto d'ora per acclimatarsi"

Francesco Puppi, trail runner professionista apprezzato in tutto il mondo, attivista e comunicatore della crisi climatica e ambientale e podcaster, con una forte formazione scientifica alle spalle, si racconta nella prima puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia

di
Sofia Farina
10 gennaio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Vogliamo sviluppare una consapevolezza che porti poi ad un reale cambiamento nella società”, afferma Francesco Puppi nella prima puntata di Un quarto d’ora per acclimatarsi, il podcast de L’AltraMontagna che, con cadenza settimanale, racconta i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi li vive, le affronta e le studia. Da oggi, troverete le sue puntate sul sito de L’AltraMontagna e su tutte le principali piattaforme per l'ascolto di podcast.

 

Francesco è un trail runner professionista molto apprezzato e seguito non solo per le sue prestazioni sportive (dal secondo posto ai mondiali in Thailandia nel 2022, al secondo posto nella OCC sul Monte Bianco passando per una gran vittoria nella 50km della serie di Lavaredo Ultra Trail) ma anche per i contenuti che crea sulle piattaforme social, per i numerosi podcast a cui dà voce, in italiano e in inglese. 

 

Da diversi anni Puppi si distingue nel panorama dei professionisti della corsa sui sentieri per l’impegno dedicato alla comunicazione della questione ambientale, della crisi climatica e, soprattutto, della responsabilità individuale connessa a queste problematiche. Porta avanti con una visione molto chiara, che spesso condivide con i suoi numerosi seguaci (più di 26.000 solo su Instagram), “noi sportivi abbiamo un ruolo importante come attivisti e come esempio per coloro che sono ispirati da noi e ci seguono e sono attenti a quello che facciamo”. 

 

Ci racconta che nel corso del tempo ha osservato una lenta ma forte presa di coscienza rispetto alla tematica ambientale nel settore dello sport di montagna, di cui è un veterano: “è aumentata la consapevolezza a livello generale su questi temi grazie non solo alle conoscenze scientifiche, ma anche grazie alla frequentazione della stessa montagna nelle stesse gare e negli allenamenti ci rendiamo conto del cambiamento in atto”.

 

Le vesti di un atleta professionista, nel parlare di queste tematiche, non sono semplici da indossare: “Io, con molti altri atleti di alto livello, mi trovo di fronte a un paradosso - racconta Francesco - ci presentiamo come attivisti ma allo stesso tempo siamo anche causa del cambiamento climatico stesso e dell’impatto ambientale, con i nostri spostamenti, con il nostro essere sponsorizzati da brand che sono parte di un sistema produttivo dannoso per il pianeta”.

 

Ed è proprio questa particolare condizione che l’ha portato a fondare insieme a compagni di gare e allenamenti, provenienti da diverse parti del mondo, la Pro Trail Runners Association alla fine del 2022: “Abbiamo sentito il bisogno di unirci per difendere alcune istanze e anche per avere una voce in capitolo in alcune scelte e dinamiche che ci riguardano, ma in cui solitamente la voce degli atleti non viene ascoltata”. Con l’associazione, spiega, stanno lavorando su diversi livelli: “Alcuni più legati all’aspetto tecnico e alle gare e ci sono poi i temi della responsabilità sociale e ambientale”. In particolare, stanno investendo su un lavoro di tipo educativo con gli atleti “per far sì che questo tema diventi una priorità per tutti e con le federazioni e circuiti per mantenere certi standard ambientali durante le competizioni, assegnando dei label o scoraggiando la partecipazione nel caso in cui non venissero rispettati”.

 

Alla richiesta di consigli agli atleti che lo seguono per ridurre l’impatto ambientale della propria attività sportiva, risponde così: “Sicuramente partirei dal riflettere bene sugli spostamenti, quindi impostando il calendario gare e la localizzazione degli allenamenti in modo consapevole. Un grande impatto ha la scelta della banca in cui riponiamo i nostri risparmi, così come l’alimentazione che scegliamo di seguire. Questi sono tanti piccoli gesti che contribuiscono ad andare in una certa direzione, a sviluppare una consapevolezza, che diffusa, possa portare ad un reale cambiamento nella società”.

 

 

Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):

 

 

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Sport
| 22 gennaio | 11:00
Ad imporsi è stata la Svizzera, che annoverava tra le proprie fila anche ex calciatori di assoluto livello come Benaglio, Mehmedi, Chapuisat e Frei, che in finale ha piegato per 8 a 6 la Germana. L'evento si disputa dal 2010, è giunto alla 13esima edizione e richiama un gran pubblico nella città del Canton Grigioni
Attualità
| 22 gennaio | 06:00
Il primo cittadino di Valbondione, Walter Semperboni, difende il progetto di collegamento dei comprensori sciistici di Colere e Lizzola. Poi attacca: "Gli pseudo ambientalisti che fanno yoga nel bosco mi propongano un'alternativa"
Sport
| 21 gennaio | 20:00
L’atleta del team La Sportiva segna un nuovo traguardo nella storia del bouldering italiano. L'impresa compiuta a Tintorale in Abruzzo: ''Big Slamm non è stato solo un semplice sasso o una scalata difficile, ma un vero maestro di vita''
Contenuto sponsorizzato