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Ambiente

Emergenza bostrico: un'allenza tra Trentino, Alto Adige e Tirolo per creare foreste più resilienti ai cambiamenti climatici

Durante un incontro svoltosi a Obertilliach (Tirolo Orientale) dedicato alle strategie transfrontaliere per la sicurezza delle foreste, i arppresentanti dei servizi forestali delle amministrazioni di Trentino, Alto Adige e Tirolo hanno annunciato che faranno squadra per immaginare boschi più resilienti in un futuro che sarà sempre più contraddistinto dalla crisi climatica

di
Redazione
08 maggio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Trentino, Alto Adige e Tirolo faranno squadra per immaginare boschi più resilienti in un futuro che sarà sempre più contraddistinto dalla crisi climatica. È ciò che emerge da un incontro, svolto negli scorsi giorni a Obertilliach (Tirolo Orientale), dedicato alle strategie transfrontaliere per la sicurezza delle foreste, che ha visto la partecipazione di rappresentanti dei servizi forestali delle tre amministrazioni.

 

Durante l’incontro, in particolare, è stata affrontata l’emergenza bostrico, che in tutte e tre le areesta causando numerosi danni ai boschi di abete rosso, la specie più diffusa e più importante per l’economia locale. Per la prima volta sono stati mostrati i dati di monitoraggio raccolti negli ultimi anni nell’intera area transfrontaliera Euregio, omogeneizzati ed elaborati secondo criteri comuni. I risultati del lavoro mostrano come, su 390 trappole totali, a fine 2023 l’84% di esse mostrasse ancora numeri tali da indicare una situazione fortemente epidemica.

 

Per quanto riguarda il decorso dell’infestazione negli anni, solo in Trentino si è rilevata una leggera flessione dei livelli di popolazione (-20% nel 2023 rispetto al 2022), mentre in Alto Adige e Tirolo orientale, al contrario, le popolazioni mostrano ancora un trend in aumento.

 

“Sono ottimista, perché finalmente siamo riusciti a creare una rete tra Trentino, Alto Adige e Tirolo per impostare strategie comuni adatte a gestire l’emergenza bostrico, ma non solo”, spiega Giovanni Giovannini, Dirigente del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento, “vogliamo infatti lavorare assieme per importare la gestione forestale del futuro”.

 

Tra le priorità di lavoro comune, un settore da sviluppare molto più che nel recente passato, secondo Giovannini, sarà il vivaismo, attraverso lo scambio di sementi ma anche di buone pratiche e professionalità adatte a produrre il materiale vivaistico necessario ai rimboschimenti. Un’altra priorità da affrontare assieme sarà la comunicazione, per individuare messaggi comuni ed efficaci attraverso i quali raccontare ai cittadini, ma anche ai turisti, cosa sta accedendo e quali azioni si stanno mettendo in atto. In una prospettiva ancora più ampia, invece, occorrerà lavorare assieme sulla selvicoltura, con l’obiettivo di studiare e mettere in pratica azioni comuni di gestione forestale che possano “traghettare” i boschi alpini verso forme più resilienti: “I nostri boschi dovranno affrontare un futuro completamente diverso”, sottolinea Giovannini, “per questo dobbiamo lavorare assieme per creare foreste più resilienti ad un clima differente”.

 

La necessità di superare i confini amministrativi per gestire in modo sinergico il presente di questa emergenza e il futuro dei boschi alpini nel contesto della crisi climatica è un tema affrontato anche in Sottocorteccia - Un viaggio tra i boschi che cambiano, il libro edito da People e targato L’AltraMontagna dedicato proprio all’infestazione di bostrico tipografo.

“Molte sacrosante discussioni, comprese aspre polemiche politiche, sono scoppiate attorno all’operato delle singole amministrazioni e tante riflessioni sono scaturite, ad esempio, sulla necessità di una maggiore uniformità d’intervento rispetto a un fenomeno che non conosce certo i confini amministrativi” spiegano Luigi Torreggiani Pietro Lacasella, autori del testo. “Non solo sarebbe impossibile, ma anche scorretto e parziale citare singoli casi virtuosi e singole gravi problematicità, entrambi elementi presenti nella cronaca della gestione dell’infestazione di bostrico. Questo non certo per nascondere qualcosa o per non prendere posizione, ma perché nell’estrema complessità di questo fenomeno ogni scelta può essere sia giusta che sbagliata, in base al punto di vista da cui la si analizza. Per osservare con chiarezza questa situazione occorre fare propria una visione grandangolare, il più ampia possibile, che sappia tenere assieme le urgenti necessità quotidiane di una grave emergenza ambientale, economica e sociale come quella che stanno sperimentando i territori alpini, e le sacrosante visioni strategiche rivolte a un futuro che, lo sappiamo, sarà molto differente rispetto alla situazione odierna. È inutile negarlo. Vaia e il bostrico hanno trovato tutti impreparati, davvero tutti: l’adattamento, anche amministrativo, al cambiamento climatico in corso, che significa prevenzione, strumenti operativi, organizzazione territoriale, buone pratiche, linee guida, risorse e strategie di medio-lungo periodo, nel nostro Paese segnato dalla cultura politica del tutto e subito è ancora un traguardo assai lontano”.

 

Forse, come dimostrano l’esperienza transfrontaliera appena descritta e le parole di Giovannini, qualcosa di positivo sta iniziando a muoversi: ogni crisi è in fondo anche uno spazio di opportunità. Ci auguriamo che, magari proprio a partire dall’esperienza transfrontaliera dell’Euregio, questo tentativo di collaborazione e soprattutto di elaborazione di una visione di futuro che supera i confini amministrativi possa espandersi a tutte le regioni alpine. Bostrico e cambiamento climatico, lo ribadiamo, non conoscono confini.

 

Per saperne di più sul bostrico è di recente uscito Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano, il primo libro targato L'AltraMontagna

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