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Ambiente

"Elicottero? No grazie": il nuovo documento di posizione del Cai sull'eliturismo nelle montagne italiane

La Commissione di Tutela Ambientale del Club Alpino Italiano ha redatto un documento di posizionamento sul tema dell' eliturismo in montagna, nuovo punto di riferimento sulla questione, che riassumiamo e divulghiamo

di
Sofia Farina
02 aprile | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Come ogni anno il tema dell’eliturismo, noto come eliski nel periodo invernale, torna alla ribalta. Le criticità che tale pratica produce nel fragile ambiente montano sono per lo più note da più parti e evidenziate con articoli e prese di posizione” inizia così la premessa del documento di posizionamento del Club Alpino Italiano sull’eliturismo in montagna. 

 

Il documento redatto dalla Commissione di Tutela Ambientale (Tam) del Cai costituisce un prezioso punto di riferimento sulla questione dell’eliturismo ed è il risultato di un notevole e pregevole lavoro di indagine che raccoglie informazioni e dati sia sul fronte normativo, non solo in Italia ma su tutto l’arco alpino, che su quello ambientale, raccontando gli effetti della pratica sul territorio montano. 

 

L’eliturismo prevede il trasporto con elicottero di gruppi di persone, che generalmente comprendono una guida alpina, su specifiche piazzole di atterraggio sulle cime da cui gli escursionisti, per lo più gli sciatori ma di recente anche persone che praticano downhill o che eseguono voli alari, partono per seguire le traiettorie di discesa consentite dal tracciato, scendendo a valle o dirigendosi verso altre piazzole di recupero.  Chiaramente, per lo svolgimento dell’eliski è necessaria la presenza di un manto nevoso idoneo, condizione che rende il periodo di attività solitamente compreso tra dicembre e i primi di maggio (per le quote più elevate). Tuttavia, come sottolinea il documento della Tam, le attività svolte con lo spostamento in elicottero si sono in realtà estese anche “ai restanti mesi dell’anno per la pratica di downhill e volo alare, senza considerare altre proposte commerciali volte ad agevolare l’escursionismo in quota, eliminando le difficoltà insite in una salita impegnativa fisicamente e tecnicamente”.

Diffusione della pratica negli altri paesi alpini

 

In Svizzera ci sono diverse località in cui si può effettuare l’eliturismo, ma si tratta di una attività molto controllata e severamente regolamentata, in un contesto in cui si dà molto rilievo all’impatto ambientale. Le aree più organizzate sono il Vallese, dove si vola da Zermatt, Verbier, Arolla; e l’Oberand Bernese dove si scia su ghiacciaio anche fino a maggio. In Austria ci sono poche zone autorizzate per l’eliski, mentre in Francia è teoricamente vietato, anche se sulle zone di confine a volte viene aggirato il divieto facendo il solo “trasporto passeggeri” verso l’Italia o la Svizzera. Ciò accade per esempio a Tignes e a Chamonix. Inoltre, come puntualizza la Commissione per la protezione delle Alpi le attività di eliski sono vietate anche in Germania, Slovenia e Liechtenstein

 

Diffusione della pratica in Italia

 

L’eliturismo sta prendendo sempre più piede in Italia, e viene attualmente svolto in specifiche aree lungo la dorsale alpina, anche perchè il nostro paese non dispone di una normativa nazionale in materia, a differenza dei nostri vicini lungo l’arco alpino.  L’eliski, in particolare, si pratica generalmente nei centri maggiori dove c’è la disponibilità di elicotteri. L’offerta più ampia si trova in Valle d’Aosta, dove esistono strutture che volano sul versante sud del Monte Bianco (da Courmayeur e La Thuile), in Valgrisenche nel gruppo del Gran Paradiso (si rammenta che esiste in questa zona il Parco Nazionale del Gran Paradiso, ove il transito è vietato), a Cervinia, nel gruppo del Monte Rosa (da Gressoney e Alagna), dove c’è la possibilità di sciare anche sul versante svizzero, con discesa a Zermatt. Molte di queste discese si svolgono su ghiacciaio e possono essere effettuate fino a maggio. In Piemonte ci sono strutture in alta Valle di Susa (Cesana, Sauze), mentre in Lombardia si vola in Valtellina (Bormio, Santa Caterina di Valfurva, Livigno) e al Passo del Tonale. In Trentino e Alto Adige l’eliski è vietato, ma non in Veneto dove si può volare da Falcade verso la Marmolada. 

 

La Tam sottolinea come in Italia vengano effettuati “non pochi voli abusivi, in zone dove non c’è l’autorizzazione, oppure anche dove c’è ma non precisamente per l’itinerario effettuato. Alcune società di elicotteri non seguono correttamente le procedure e non hanno tutte le autorizzazioni richieste”.

 

All’interno del documento pubblicato dal Cai è possibile consultare tutte le normative regionali e provinciali relative all’eliturismo. Tra esse è particolarmente interessante il caso della Regione Piemonte, in cui la legge è stata modificata nel 2001: “Molte sono le modifiche peggiorative rispetto alla normativa precedente (Lr 2/2009): viene rimosso il divieto nei giorni festivi, si alza il limite senza autorizzazioni da 800 a 1600 metri, si introduce l’elitaxi, ovvero l’uso dell’elicottero per raggiungere i rifugi e altre strutture in quota”.

Impatti sull’ambiente montano e sulla fauna

 

Come evidenzia il rapporto: "Lo spostamento in elicottero spesso comprende sorvoli sopra aree protette come Parchi Naturali, Riserve Naturali e Aree Natura2000 che fondano le loro attività primarie nella tutela della fauna". Pubblicazioni scientifiche e report hanno evidenziato un forte disturbo alla fauna derivato da tale attività: alcune specie di uccelli vengono disturbate dai voli che avvengono a quote più elevate, come l’aquila reale, la poiana e il falco pellegrino, che svolgono regolari voli a quote molto elevate, per determinare il loro territorio d'azione, soprattutto in fase di nidificazione e di ricerca delle prede. Specie molto importanti sotto il punto di vista conservazionistico, come l'aquila reale, riducono il loro successo riproduttivo con abbandono dei nidi quando vengono particolarmente disturbati dai voli. In periodo invernale invece i galliformi come la pernice bianca, il gallo cedrone e il fagiano di monte insediati alle quote più elevate tendono ad abbandonare i loro ricoveri quando disturbati dai voli e dalle improvvise comparse di sciatori che arrivano in aree di solito non frequentate dall’uomo.

 

Indagini sui mammiferi alpini hanno evidenziato lo stesso comportamento: cervi, camosci, caprioli e stambecchi nei mesi invernali, disturbati dai voli, tendono ad abbandonare i loro ricoveri e si spostano nella neve in aree non adatte a loro. Inoltre lo stress indotto, riduce la loro sopravvivenza e aumenta il rischio di predazione. 

 

Proposte di mitigazione degli impianti

 

Il documento riporta una serie di operazioni di mitigazione corrispondenti ad ogni impatto e incidenza delle diverse fonti di pressione esercitate dal volo con l’elicottero (elaborata dalla Regione Lombardia).  L’eccessivo disturbo sulle specie durante il periodo invernale può essere ad esempio ridotto con una modulazione del numero di voli giornalieri, settimanali e mensili, in base alla durata complessiva dell’attività e alla sensibilità delle specifiche aree.  Per quanto riguarda l’impatto dell’atterraggio dell’elicottero, l’operazione di mitigazione proposta è quella di un censimento dell’area con l’obiettivo di ottenere una individuazione preventiva di eventuali siti di nidificazione per escludere dalle aree che ospitano e ospiteranno le piazzole.  Inoltre, per limitare il disturbo diretto dell’elicottero in volo in prossimità di nidi di rapaci e di siti di svernamento di specie di avifauna e mammiferi, vengono proposte come operazioni di mitigazione il divieto di sorvolo al di sotto di 500 metri di quota, il censimento dell’area per identificare siti di nidificazione, la definizione delle aree di discesa, delle “no ski areas” e delle traiettorie di sorvolo che non impattino aree di svernamento significative e siti di nidificazione. 

 

La posizione del Cai nel tempo

 

“Elicottero? No grazie.” Una dichiarazione che potrebbe valere anche oggi ma che in realtà risale al 23 marzo 1988 a Trento e alla presidenza di Bruno Corna: “Noi non siamo in una posizione di neutrale stare a vedere, punteggiata da sommesse raccomandazioni a non esagerare” recita il suo intervento “la nostra è una netta opposizione espressa chiaramente dall’art. 5 del nostro documento programmatico per la tutela dell’ambiente montano. Noi auspichiamo che tale offerta turistica non abbia corso, auspichiamo cioè una legislazione di totale divieto così come voluto con molto senso di responsabilità sin dal 1980 dal Parlamento Francese”. Come si riporta del documento di posizionamente, tra i motivi dell’opposizione del Club Alpino all’uso turistico dell’elicottero, Corna citava l’inquinamento acustico, la pericolosità e soprattutto la profonda diseducazione alla base di un suo impiego scriteriato: “Noi concentriamo molte nostre energie in un lavoro di educazione, in particolare ma non solo tra i giovani, che è esattamente antitetico al modello proposto e offerto dai vari tipi di colonizzazione motorizzata della montagna e quindi anche dell’elitrasporto turistico. Un lavoro di formazione volto a ricercare e trarre da un’esperienza di autentica, pulita fruizione dell’ambiente, i valori di fondo per la crescita civile di un uomo che sappia, per maturità di scelta, dire ‘No grazie’, ma volto anche a far crescere il coro dei ‘No grazie’ affinché giungano a piene voci nelle aule dei Consigli Provinciali, Regionali e nelle aule del Parlamento Nazionale”.

Le proposte del bidecalogo del Cai

 

Venendo ad oggi, in un momento in cui il tema dell'eliturismo è ritornato alla ribalta perché non più “appannaggio di qualche escursionista facoltoso ma di gruppi di appassionati per l’adrenalina pura”. La posizione di contrarietà ad un uso indiscriminato del trasporto in elicottero è stata più volte ribadita dal Cai e lo stesso Presidente Generale Antonio Montani, ha dichiarato: “La posizione ufficiale del Club alpino italiano è fermamente contraria all'utilizzo ludico dei mezzi motorizzati in montagna, primo tra tutti l'elicottero che è sicuramente il più impattante. Tale posizione è data anche dalla convinzione che non è questo il modello di sviluppo turistico che giova alla montagna. Per questo motivo invito fermamente tutte le Sezioni a rispettare le posizioni ufficiali del Sodalizio astenendosi da iniziative inappropriate”.

 

Come sottolineano gli organi del Club, spetta alle Regioni disciplinare le modalità di svolgimento delle attività svolte mediante l’utilizzo dell’elicottero, il Cai potrà poi contribuire attraverso i suoi organi tecnici a formulare una proposta coerente con l’attuale stato delle montagne italiane, ricordando che il monitoraggio degli impatti è fondamentale per calibrare le scelte a livello legislativo regionale e nazionale.

 

Il documento redatto dalla Tam si conclude con delle proposte sul tema, che comprendono l’invito alle sezioni regionali del Cai a farsi portavoce della tematica presso le rispettive Regioni e gli altri Enti nel promuovere iniziative per un progetto di Legge Regionale sull’argomento, a promuovere il monitoraggio di siti di atterraggio/decollo autorizzati o meno a quote superiori a 1500 m, ma anche il vincolo ai gestori dei rifugi del Cai a non utilizzare i voli in elicottero per iniziative di carattere ludico, ma solo per reali necessità di approvvigionamento e supporto.

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