Contenuto sponsorizzato
Ambiente

"Dopo la peggiore stagione degli ultimi 50 anni con tanta pioggia e poca neve, continueremo a investire negli impianti di innevamento artificiale"

Al termine di una disastrosa stagione sciistica, il comprensorio del Monte Cimone saluta e ringrazia i suoi fruitori "rassicurandoli" sui futuri investimenti sugli impianti per la neve artificiale, dimenticandosi di citare la crisi climatica. Una riflessione del fotografo Michele Lapini

di
Sofia Farina
25 marzo | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Poche ore fa è finita la stagione sciistica nel Comprensorio del Cimone. Chiamarla stagione è un eufemismo poichè dall'8 dicembre gli impianti, quando sono stati aperti, sono sopravvissuti solamente grazie all'innevamento artificiale” inizia così una riflessione del fotografo Michele Lapini sul recente annuncio di chiusura della stagione sciistica 2023-'24 del comprensorio appenninico. 

 

Sul sito del comprensorio sono infatti stati pubblicati i “consueti aggiornamenti del venerdì in diretta dal Cimone” nella forma di un video messaggio che mostra un panorama dai toni del verde e del marroncino, con qualche sbavatura di bianco: “Domenica sera, nostro malgrado, viste le previsioni settimanali, il Cimone terminerà la stagione”.

 

“Nel video di saluti pubblicato sul loro sito - continua Lapini - non c'è un accenno alla crisi climatica, ma solo al mannaggia che sfortuna". Infatti, nel messaggio di chiusura della stagione hanno ampio spazio i ringraziamenti agli operatori del settore: “Permettetemi nella più brutta stagione da cinquant’anni a questa parte, con pochissime precipitazioni nevose ma tante piovose, di ringraziare tutti i nostri operatori che con la loro professionalità e soprattutto passione contro tutte le condizioni meteo avverse hanno permesso dall’otto dicembre di arrivare ad ora sempre assicurando una discreta sciabilità”. 

 

Come sottolinea il fotografo bolognese, che negli scorsi mesi ha raccontato lo svolgersi della stagione sciistica sull’Appennino emiliano con splendide foto che hanno fatto da corredo a diversi articoli di riflessione sull’industria dello sci alpino dei nostri giorni, nel messaggio non c’è alcun accenno alla crisi climatica in corso.

 

 

 

 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un post condiviso da Michele Lapini (@michele_lapini_photo)

 

E’ di recente pubblicazione il bollettino di Arpae sull’inverno, se così possiamo chiamarlo, appena terminato: anche in Emilia-Romagna l’inverno meteorologico 2024, che copre il periodo da dicembre 2023 a febbraio 2024, è stato il più caldo dal 1961, con ua temperatura media regionale superiore di +2,7 °C rispetto alla media del trentennio 1991-2020.

 

A febbraio la temperatura media regionale è stata complessivamente superiore al clima di +4,2 °C e la temperatura media dei singoli giorni si è mantenuta costantemente al di sopra della norma, superando in diverse occasioni i massimi storici. Ma soprattutto, il dato più preoccupante per il mondo dello sci è quello relativo all’altezza dello zero termico “la quota a cui la temperatura dell’aria in libera atmosfera diventa negativa, si è mantenuta sempre altissima, con una media invernale di 2307 metri slm e quasi sempre superiore alla sommità delle cime appenniniche” si legge sul report di Arpae (e una riflessione su questo dato, con il contributo di Federico Grazzini, la potete trovare qui).

 

Vi assicuriamo che il Cimone continuerà a investire potenziando sempre di più gli impianti di innevamento per migliorare e assicurare la sciabilità su tutti i 50 km di piste”: con questa nota “rassicurante” si conclude il video di Cimonesci. Riprendendo ancora Lapini: “La cosa più preoccupante è l'ostinazione nel voler continuare a investire nell'innevamento artificiale, anche di fronte a trend climatici innegabili e palesi”. Un sistema, quello del fondare la propria attività sull’innevamento programmato che “si regge solamente grazie alle sovvenzioni pubbliche ai gestori privati, senza però un minimo di discussione su quale può essere il futuro dell'Appennino e come potrebbero essere investite queste risorse in modo che siano le comunità a beneficiarne” conclude Lapini. 

 

Queste parole risultano particolarmente preoccupanti oggi, a poche settimane dalla pubblicazione del nuovo rapporto Nevediversa da parte di Legambiente, verrebbe da aggiungere. Come emerge dal rapporto dell’associazone: “In Emilia-Romagna la stagione 2023/24 è iniziata con 4milioni e 67mila euro stanziati dalla Regione per indennizzare le imprese del turismo invernale danneggiate dalla scarsità di neve dell’inverno precedente. Legambiente ricorda anche il finanziamento a fondo perduto di 20 milioni di euro per il nuovo impianto di risalita verso il lago Scaffaiolo, un’infrastruttura osteggiata da associazioni e comitati locali. Si tratta di un progetto compreso nell’accordo del 2016 fra Governo, Regione Emilia-Romagna e Regione Toscana per “il sostegno e la promozione congiunta degli impianti sciistici della montagna tosco-emiliano romagnola” che comporterebbe il potenziamento delle stazioni sciistiche a cavallo dell’Appennino fra la Doganaccia (Toscana) e il Corno alle Scale (Emilia) con la costruzione di nuovi impianti a fune su entrambi i versanti e il collegamento con il Comprensorio del Cimone”.

 

Nel rapporto si fa anche notare come alcuna risorsa sia invece stata investita per lo smantellamento degli impianti abbandonati e ormai fatiscenti o per la realizzazione di progetti di riuso degli impianti ancora in buono stato. Nevediversa 2024 è stato proprio l’occasione per chiedere “un cambio di rotta a livello politico e territoriale, superando la pratica insostenibile dell’innevamento artificiale, lavorando ad una riconversione degli impianti e puntando ad un turismo invernale più sostenibile, una leva fondamentale come ben raccontano anche le 73 buone pratiche censite nel report." In particolare, l’associazione ambientalista chiede al Governo Meloni che "vengano stanziati più fondi per il turismo dolce in quota e che si prevedano azioni di mitigazione alla crisi climatica nelle aree montane, accompagnando i gestori degli impianti in questo percorso di riconversione, in coerenza con quanto previsto dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici di recente approvazione”.

 

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Attualità
| 23 gennaio | 12:00
Il Cammino Retico, 191 chilometri attraverso i territori del Feltrino e del Tesino in 10 tappe, è nato a maggio del 2024 ed è uno dei “luoghi da visitare” per il 2025 secondo il New York Times. Prendendo spunto dal riconoscimento della testata statunitense si può ragionare sugli impatti del turismo lento e dell'over tourism su un territorio stretto tra il Trentino e le Dolomiti più lussuose  
Attualità
| 23 gennaio | 10:48
Un'iniziativa di associazione Val.Te.Mo., Unimont e Università Milano-Bicocca: "Le decisioni possono risultare poco comprensibili se visione, investimenti e progetti non vengono spiegati dettagliatamente e se la popolazione non viene coinvolta in modo strutturato". Il progetto "Prato Valentino 2050" è stato selezionato da Fondazione Cariplo
Sport
| 23 gennaio | 06:00
"Vogliamo farti vedere che quando ti diciamo che puoi farcela, è vero". Nasceva così, quasi come una provocazione, l’idea del team Moov- it di proporre l’arrampicata ai propri soci. All’epoca, nel 2018, era una onlus milanese nata per supportare le persone che soffrono di patologie cronico degenerative neurologiche, in particolare Parkinson, i loro familiari e caregiver
Contenuto sponsorizzato