Contenuto sponsorizzato
Ambiente

Dal sogno tramontato dello sci estivo a una nuova visione di futuro: il bivacco-museo in legno locale nato per riflettere sul turismo in montagna al tempo della crisi climatica

In Alta Val Susa è stato aperto il Bivacco Colle del Sommeiller - Centro della Cultura d'Alta Quota e Museo Edoardo Allemand: un progetto che mira ad unire passato, presente e futuro facendo riflettere sulla storia del luogo (uno storico centro per lo sci estivo), sui materiali utilizzati (legno massello locale) e sul possibile utilizzo della struttura legato ad un turismo più lento e rispettoso

di
Luigi Torreggiani
21 settembre | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Alta Val Susa, 3.009 metri sul livello del mare: il Colle del Sommeiller è un luogo iconico e simbolico, di quelli in grado di descrivere nitidamente le traiettorie del nostro tempo.

 

Da alcune settimane lassù è stata inaugurata una struttura particolare: un rosso bivacco che è al tempo stesso un Centro della cultura d'alta quota e un museo. Una struttura pensata fin dall’inizio come una sfida, perché potrebbe rappresentare un nuovo inizio: verso un futuro più in linea con il clima e le nuove sensibilità di un mondo che cambia rapidamente.

 

Ma per raccontare questa storia occorre riavvolgere il nastro e partire dalle passeggiate solitarie di un visionario: Edoardo Allemand, partigiano, maestro di sci e guardiano della diga di Rochemolles, che durante le sue esplorazioni attorno ai luoghi in cui lavorava immaginò di costruire sul Sommelier un pionieristico centro per lo sci estivo.

Erano i “favolosi” anni ’60 del secolo scorso e un ghiacciaio, in tutta la sua possente bellezza, lambiva il Colle. Anni aperti a ogni possibilità, anche al sogno di “Edo” - come tutti lo chiamavano - che divenne presto realtà: tre skilift, un rifugio e addirittura una incredibile strada carrozzabile che da Bardonecchia sale fino a oltre quota tremila. Anni di gloria, con centinaia di macchine e pullman che risalivano i tornanti di quella strada avveniristica per cercare l’inverno nel cuore dell’estate.

 

Ma la visione di Allemand dovette presto fare i conti con la dura realtà della montagna e con la lenta ma inesorabile avanzata del cambiamento climatico. Prima una valanga che distrusse la stazione, poi le grandi difficoltà economiche e gestionali, infine il lento ma inesorabile arretramento del ghiacciaio. Nel 1985 il Centro chiuse definitivamente i battenti. Solo nel 2001 iniziarono i lavori per lo smantellamento dei vecchi impianti e del rifugio Ambin, terminati nel 2006. Solo la strada è rimasta: il mitico serpentone che un tempo finiva dritto nel ghiaccio e ora si perde tra sassi e rocce.

 

Quasi vent’anni dopo, però, l’amministrazione comunale di Bardonecchia ha pensato di dover fare qualcosa su quell’avamposto da cui è possibile osservare il passato per immaginare il futuro. Due sindaci, Francesco Avato prima e Chiara Rossetti poi, hanno pensato così alla costruzione di una nuova struttura: un bivacco moderno, che fungesse anche da centro culturale e da museo, per ricordare il sogno tramontato di Edo Allemand ma al tempo stesso per riflettere sugli scenari climatici attuali e futuri.

“Anche se a qualcuno è potuta sembrare un’operazione controversa, la realizzazione di questa struttura, nata grazie ai fondi transfrontalieri Alcotra e alla collaborazione sinergica tra enti, amministrazioni, gruppi di lavoro e imprese locali, incarna una risposta concreta e ricca di significato”, spiega a L’AltraMontagna Devis Guiguet, l’architetto progettista del bivacco. “Situato ai piedi di un ghiacciaio ormai quasi scomparso, il bivacco assume oggi una valenza simbolica, diventando un punto di riferimento per la sensibilizzazione sui cambiamenti climatici. La presenza del piccolo Museo Edoardo Allemand, dedicato a colui che, insieme a un gruppo di imprenditori illuminati, promosse lo sci estivo tra gli anni '60 e '80, offre un vero e proprio viaggio nel tempo. Le foto storiche dello sci sul ghiacciaio, confrontate con le condizioni attuali, offrono un monito visibile del cambiamento in corso, invitando a riflettere e quindi ad agire”.

Parte integrante dell’idea progettuale è stata la scelta dei materiali e la loro provenienza. “Il bivacco dall’esterno sembra una scatola di lamiera. Riprende e reinterpreta infatti volutamente le forme del vecchio Rifugio Ambin e delle storiche strutture Morteo dell'Anas”, sottolinea Guiguet, “ma la struttura è interamente costruita in legno massello proveniente dai boschi della Val Susa, inclusi quelli colpiti dal drammatico incendio del 2017. La scelta di questo materiale non è solo un omaggio al territorio e alla buona gestione delle foreste locali, ma anche un’ulteriore forma di sensibilizzazione verso un cambiamento necessario nell'approccio al costruire e al vivere, che promuove una filosofia di utilizzo di questa straordinaria materia prima rinnovabile e locale”.

La struttura, grande per un bivacco ma piccola per un rifugio, vuole così rappresentare secondo gli ideatori: “Una nuova modalità di vivere e gestire la montagna, introducendo la regolamentazione della sua fruibilità tramite registrazione online e garantendo la possibilità di vivere gratuitamente un'esperienza unica in un paesaggio straordinario”.

 

Secondo Devis Guiguet la strada che conduce al Colle del Sommeiller, costruita negli anni '60 per sostenere il centro sciistico estivo, è una “testimonianza dell'ingegno umano che è importante conservare, per il suo valore storico ma anche per le opportunità legate al turismo lento”. Il bivacco è infatti oggi perfettamente raggiungibile a piedi o in bicicletta, tuttavia, al momento solo una giornata a settimana è riservata unicamente a pedoni e ciclisti, mentre nel resto dei giorni, mediante pagamento, è possibile salire anche in moto o in fuoristrada.

 

“Promuovere una migliore alternanza nell’utilizzo della strada tra veicoli e pedoni/ciclisti rappresenterebbe un ulteriore esempio”, chiosa Guiguet, “dimostrando che un compromesso sostenibile è possibile e auspicabile, basta volerlo”.

Chissà cosa proporrebbe oggi Edoardo Allemand, grande amante dello sci ma anche, in fondo, delle sue montagne. Chissà quali cupi pensieri si sovrapporrebbero di fronte al ghiacciaio che non c’è più. Forse, vedendo nel museo che prende il suo nome le vecchie foto in bianco e nero e quelle a colori, dai toni pastello ingialliti dal tempo, avrebbe un’altra visione alternativa per il Colle, simile a quella auspicata da più parti per una fruizione più consapevole e rispettosa delle Terre alte.  

 

O forse no, chissà. Conoscere i sogni dei visionari del passato serve a riflettere su presente e futuro, ma siamo noi, oggi, i veri protagonisti. Sta a noi decidere come salire al Colle e come vivere il nuovo bivacco del Sommeiller, sperando che gli amministratori, nel solco di questa idea potenzialmente innovativa, scelgano di guardare avanti e non indietro.

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Attualità
| 22 gennaio | 18:00
La piana del Fucino, in Abruzzo, è uno dei principali poli spaziali europei. L'area è finita sotto i riflettori dei media perché ospiterà il centro di controllo del progetto "Iris2", una delle più importanti iniziative finanziate dall'Unione Europea per sviluppare una rete di satelliti dedicati a fornire connessioni internet sicure ai cittadini europei
Sport
| 22 gennaio | 13:00
Donato al Museo etnografico Dolomiti, è stato esposto dopo un’accurata ripulitura e manutenzione che lo ha portato all'originario splendore
Ambiente
| 22 gennaio | 12:00
Beatrice Citterio, ricercatrice in trasformazioni territoriali alla libera università di Bolzano, è ospite della nuova puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia
Contenuto sponsorizzato