Dal punto di vista economico, il turismo sciistico genera entrate molto superiori rispetto ad altre attività: svincolarsi dalla neve è complesso, ma necessario
Le proiezioni climatiche sono allarmanti: entro il 2050, molte località a bassa e media quota potrebbero non essere più in grado di garantire neve sufficiente per le attività sciistiche. In questo scenario, molte località alpine stanno cercando di reinventarsi. Un progetto innovativo punta a trasformare la crisi in opportunità: “BeyondSnow” coinvolge dieci regioni pilota in tutte le Alpi, supportandole nell’elaborare strategie di adattamento al cambiamento climatico
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il cambiamento climatico sta trasformando le montagne e le loro economie. Le Alpi, simbolo del turismo invernale e del fascino delle piste innevate, si trovano di fronte a sfide senza precedenti. L’aumento delle temperature, la riduzione dell’innevamento naturale e la crescente imprevedibilità delle condizioni meteo mettono in crisi un settore che ha fondato per decenni la propria economia sullo sci. Ma cosa succederà alle destinazioni alpine in un futuro sempre meno bianco?
Le proiezioni climatiche sono allarmanti: entro il 2050, molte località a bassa e media quota potrebbero non essere più in grado di garantire neve sufficiente per le attività sciistiche. Già oggi, l’industria dello sci si affida in gran parte all’innevamento artificiale, una soluzione costosa e ad alto impatto ambientale in termini di consumo di acqua ed energia. Tuttavia, anche questa tecnologia rischia di diventare inutile: temperature troppo alte possono impedire la produzione di neve artificiale o provocare pioggia invece di nevicate, compromettendo ulteriormente la stagione invernale.
La crisi non è più una possibilità futura, ma una realtà presente. Nel comune tedesco di Balderschwang, noto come la “Siberia bavarese”, nel 2022 non c’è stata abbastanza neve per aprire le piste di sci da fondo durante il Natale. A Bohinj, nelle Alpi Giulie, gli inverni “di 13 mesi” sono ormai un ricordo: le piste restano verdi e il caldo impedisce persino l’innevamento artificiale. In Francia, la località di Métabief ha chiuso la stagione sciistica a gennaio 2023 per mancanza di neve, con una perdita di tre milioni di euro. E il prossimo inverno non aprirà nemmeno la sua pista più difficile, troppo costosa da mantenere rispetto ai ricavi.
In questo scenario, molte località alpine stanno cercando di reinventarsi. Un progetto innovativo, guidato da Eurac Research e sostenuto dal programma Spazio Alpino dell’Unione Europea, punta a trasformare la crisi in opportunità. Il progetto, chiamato BeyondSnow, coinvolge dieci regioni pilota in tutte le Alpi, supportandole nell’elaborare strategie di adattamento al cambiamento climatico.
Secondo Andrea Omizzolo, pianificatore territoriale di Eurac Research, l’obiettivo è chiaro: aiutare le piccole località sciistiche a bassa quota a emanciparsi dalla dipendenza dalla neve. “Queste destinazioni devono ripensare il loro modello di turismo. Non si tratta solo di sopravvivere, ma di creare un futuro in cui possano prosperare anche senza la certezza di inverni innevati”.
Il progetto si basa su un approccio partecipativo, coinvolgendo esperti, comunità locali e amministrazioni. Le località sono state invitate a rivalutare le proprie attrazioni oltre la neve: percorsi storici, panorami unici, sentieri tematici e alpeggi accessibili sono alcuni esempi di potenziali risorse turistiche inesplorate. Métabief, ad esempio, ha iniziato una transizione già nel 2016, lavorando su un piano di adattamento che include la creazione di un polo montano con un’accademia per sviluppare idee sul turismo del futuro (ne abbiamo parlato QUI).
Tra le strategie emerse, la diversificazione dell’offerta turistica gioca un ruolo centrale. Il turismo invernale può reinventarsi puntando su attività come trekking, escursioni con le ciaspole e benessere termale. In estate, invece, si punta su mountain bike, arrampicata e osservazione della natura. L’idea è offrire esperienze autentiche e sostenibili, capaci di attrarre visitatori indipendentemente dalla neve.
Un esempio significativo è Bohinj, che sta promuovendo percorsi di mountain bike e attività culturali per valorizzare il suo patrimonio naturale e storico. Anche Monesi di Triora, un piccolo comune ligure, ha deciso di puntare sulla bicicletta, progettando un percorso che colleghi la località alla Francia. Come sottolinea il responsabile dell’associazione turistica di Bohinj: “Sotto la neve ci sono ancora le montagne”.
Nonostante gli sforzi, la transizione non è semplice. Dal punto di vista economico, il turismo sciistico genera entrate molto superiori rispetto ad altre attività. Secondo studi del settore, uno sciatore spende da un terzo fino al doppio rispetto a un turista estivo. Questo squilibrio rende difficile sostituire il modello basato sulla neve con alternative altrettanto redditizie. C’è anche il rischio di resistenze locali. Molti comuni sono riluttanti a riconoscere la gravità del problema, continuando a investire in innevamento artificiale e infrastrutture sciistiche. Il rapporto Neve diversa di Legambiente denuncia 181 casi in Italia di “accanimento terapeutico” su stazioni sciistiche ormai non più sostenibili, con un uso improprio di fondi pubblici.
Per affrontare queste sfide, BeyondSnow ha sviluppato strumenti innovativi come la Mappa della Vulnerabilità, che fornisce una panoramica dei rischi climatici nelle Alpi. Questo strumento aiuta i comuni a prendere decisioni basate su dati concreti, valutando la riduzione delle nevicate, l’aumento delle temperature e altri fattori socio-economici.
Un altro strumento chiave è il Resilience Decision-Making Digital Tool, che analizza 58 indicatori per valutare rischi e opportunità. Questi strumenti consentono alle località di identificare strategie di adattamento efficaci e sostenibili, allocando risorse in modo intelligente.
Il cambiamento climatico sta trasformando le Alpi, ma non tutto è perduto. Con un approccio lungimirante, le montagne possono reinventarsi, valorizzando risorse inesplorate e creando modelli di turismo più sostenibili. Come sottolinea Omizzolo: “La posta in gioco è alta, ma questa transizione è anche un’opportunità unica per ripensare il nostro rapporto con la montagna”.