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Ambiente

Coppe o salami? Legno da opera o da energia? Una riflessione sull'uso "a cascata" delle nostre risorse forestali

Una vecchia storia di paese. La visita ad una Cooperativa della Val Susa che sempre più spesso valorizza il legname locale per realizzare manufatti durevoli. Una riflessione sul possibile uso razionale e sostenibile dei nostri legni

di
Luigi Torreggiani
07 ottobre | 19:00

Una sera di tanti anni fa mio nonno, che amava narrarmi storie prima della buonanotte, mi ha raccontato di una buffa vicenda ambientata nel mio paese.

 

Il Conte un giorno chiese al suo fattore: "Qual è la parte più buona del maiale?".
Lui rispose convinto: "La coppa!"
Così il Conte, fattosi serio e con piglio decisionista ordinò: "Da ora in poi esigo che dai miei maiali si facciano solo coppe!"
Fu difficile per il fattore spiegare l'impossibilità di quella bizzarra richiesta... di coppe infatti, dal maiale, se ne può fare una sola!

 

Lo stesso vale per il legno, ma spesso purtroppo "al contrario".

 

Se è vero che, a causa della scarsa qualità del materiale di partenza, non è possibile produrre solo tronchi da sega, da sfoglia, da trancia o da travatura da interi boschi o da singoli fusti, è altrettanto un peccato trasformare le potenziali "coppe" in banali "salami". 

 

Eppure, troppo spesso accade così, per la mancanza di una filiera del legno nazionale consolidata, per l'assenza di sensibilità e cultura, per la semplicità di trovare rapidamente una remunerazione o per la distorsione di alcuni mercati, anche a causa di incentivi pubblici. Fatto sta che molto legname potenzialmente adatto ad una seconda lavorazione per essere trasformato in manufatti durevoli viene oggi inviato a destinazione energetica: spaccato in pezzi per fare legna o triturato per fare cippato. 

 

Nulla di così catastrofico nel produrre legna o cippato di qualità a fini energetici, intendiamoci: si tratta pur sempre di energia rinnovabile (se sono rispettati alcuni parametri fondamentali) che sostituisce fonti fossili e che può essere valorizzata con efficienza e risparmio.

 

Ma è davvero un peccato fare "di tutta una catasta energia", da più punti di vista: climatico, perché l'uso durevole del legno stocca carbonio per decenni nei manufatti, ma anche economico, sociale e ambientale (dove andiamo a prendere il legno da opera che comunque ci serve in abbondanza? In Italia ne importiamo tantissimo dall'estero).

 

Per questo le grandi strategie forestali, nazionale ed europea, ci chiedono di promuovere il cosiddetto "approccio a cascata" nell'uso del legno: prima utilizzi durevoli e poi, solo con gli scarti, uso energetico.

Facile a dirsi ma molto meno a farsi, anche se iniziano ad esserci esempi davvero illuminanti, come quello della Cooperativa La Foresta, in Val Susa, che ho visitato la scorsa settimana.

 

Giorgio Talachini, il vulcanico responsabile della Cooperativa che ha sempre sotto mano un block notes su cui schematizza progetti e idee, non è come il Conte della storia e sa bene di non poter ricavare "tutte coppe" dai boschi che gestisce. Ma anno dopo anno, grazie ad alcune situazioni contingenti favorevoli ma soprattutto a intuizione e lungimiranza, ha lavorato costantemente per valorizzare la propria produzione e oggi se ne vede bene di fare "solo salami".

 

Nonostante la filiera legno-energia sia un asset fondamentale della sua Cooperativa, il magazzino è cambiato radicalmente nel tempo, basta guardare le varie foto che ho accumulato nello smartphone in questi anni di visite: laddove c'era un grande mucchio di cippato ora ci sono anche travi e tavole di larice, faggio, pino silvestre, tiglio, ciliegio, noce, olmo, frassino... i legni della sua valle, che trasforma, grazie a una piccola segheria che sta crescendo nel tempo, in manufatti durevoli dal più alto valore aggiunto. 

Ripensando alla storia raccontata da mio nonno mi è venuto da riflettere sul fatto che sarebbe assurdo ragionare come il Conte, illudendoci di avere oggi un'infinità di "coppe" ricavabili dai nostri boschi. Ma al tempo stesso è urgente iniziare a pensare non più soltanto ai "salami", quindi coltivare maggiormente alcuni dei nostri boschi, ovviamente in un'ottica di sostenibilità, immaginando per il futuro una molteplicità di prodotti legnosi da essi potenzialmente ritraibili, insieme a tutti gli altri servizi della multifunzionalità forestale. Questo si può fare solo pianificando più e meglio le nostre foreste, mettendo in campo politiche efficaci sulla selvicoltura di qualità e le filiere del legno, promuovendo formazione ed educazione. 

 

Non è affatto un cammino facile, ma è importante iniziare a percorrerlo. La transizione ecologica, che vede il legno come uno dei grandi protagonisti del futuro essendo rinnovabile, riciclabile e un importante stock di carbonio, passa anche da qui. 

 

l'autore
Luigi Torreggiani

Luigi Torreggiani è giornalista e dottore forestale. Collabora con la rivista “Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi” e cura per Compagnia delle Foreste la comunicazione di progetti dedicati alla Gestione Forestale Sostenibile e alla conservazione della biodiversità forestale. Realizza e conduce podcast, video e documentari sui temi forestali. Ha pubblicato per CdF “Il mio bosco è di tutti”, un romanzo per ragazzi, e altre storie forestali illustrate per bambini. Per People ha pubblicato “Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano”, scritto a quattro mani con Pietro Lacasella. 

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