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Ambiente

Coppa del Mondo di sci: la neve arriva a Bormio sui camion. Mountain Wilderness: "Accanimento terapeutico senza ritegno"

Le mitiche discese della Stelvio, a Bormio, sono pronte ad accogliere i campioni della Coppa del Mondo di sci con la discesa libera e il SuperG. Tuttavia, la celebrazione dello sport si intreccia con una realtà climatica e ambientale sempre più critica. Le scarse precipitazioni e le temperature elevate registrate a inizio inverno hanno reso necessario uno sforzo eccezionale per preparare la pista, alimentando un dibattito sul costo ambientale di eventi di questo tipo

di
Sofia Farina
21 dicembre | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Le mitiche curve della Stelvio, a Bormio, sono pronte ad accogliere i campioni della Coppa del Mondo di sci il 28 e 29 dicembre, con la discesa libera e il SuperG. Tuttavia, la celebrazione dello sport si intreccia con una realtà climatica e ambientale sempre più critica. Le scarse precipitazioni e le temperature elevate registrate a inizio inverno hanno reso necessario uno sforzo eccezionale per preparare la pista, alimentando un dibattito sul costo ambientale di eventi di questo tipo.

 

Come riportato da Il Giorno, la situazione delle piste nel comprensorio di Bormio è precaria. In quota, oltre i 2500 metri, la neve naturale è quasi assente e le alte temperature hanno ostacolato la produzione di neve artificiale. Tuttavia, grazie a un efficiente sistema di innevamento artificiale e a un’operazione logistica complessa, la Stelvio è stata allestita in tempo per le gare. Diversi camion hanno trasportato neve prodotta a Santa Caterina Valfurva per completare la preparazione del tracciato.

 

Secondo Valeriano Giacomelli, amministratore delegato della Società Impianti Bormio (Sib), questa operazione si è resa necessaria per salvaguardare l’evento e garantire la regolarità delle competizioni. Tuttavia, il resto del comprensorio rimane in difficoltà, con una riduzione significativa delle presenze turistiche rispetto agli anni passati.

 

La scelta di trasportare neve artificiale con mezzi pesanti non è passata inosservata agli ambientalisti. L’associazione Mountain Wilderness Italia ha duramente criticato questa pratica, definendola un “accanimento terapeutico senza ritegno”.

 

In un comunicato stampa, l’associazione ha sottolineato come la produzione e il trasporto di neve artificiale rappresentino un modello operativo insostenibile. Questa pratica richiede enormi quantità di acqua ed energia, aggravando l’impatto ambientale con l’utilizzo di camion che emettono gas serra e alterano ulteriormente un ecosistema già fragile.

 

“La realtà è che la pratica dello sci, così come è concepita oggi, non è più compatibile con la tutela dell’ambiente” dichiara Mountain Wilderness Italia. L’associazione invita a riflettere su un modello turistico invernale che rischia di compromettere risorse vitali e paesaggi unici, denunciando l’incapacità del settore sciistico di adattarsi ai cambiamenti climatici.

 

La vicenda di Bormio si inserisce in un contesto più ampio di crisi climatica che sta cambiando il volto del turismo invernale: le stazioni sciistiche di tutto il mondo devono affrontare stagioni più brevi e innevamenti sempre più scarsi, ma la risposta appare ancora inadeguata.

 

Mentre la Coppa del Mondo si prepara a celebrare l’eccellenza dello sport sulla Stelvio, le voci di chi denuncia l’insostenibilità di queste pratiche si fanno sempre più forti. Il dibattito non si limita alla neve: coinvolge il futuro di un intero ecosistema montano e la necessità di trovare un equilibrio tra tradizione, turismo e rispetto per l’ambiente.

 

Le gare di fine dicembre rappresentano un momento di gloria per Bormio e per il circo bianco, ma sollevano una domanda urgente: quale prezzo siamo disposti a pagare per mantenere viva la stagione sciistica?

 

Le fotografie in copertina sono di Mountain Wilderness Italia.

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