Alla ricerca di alternative alla monocultura dello sci con "BeyondSnow": Andrea Omizzolo racconta il progetto guidato da Eurac Research
Andrea Omizzolo, ricercatore di Eurac Research, racconta il progetto BeyondSnow a un anno dal suo inizio: “Le attività invernali saranno limitate nel futuro e le economie che dipendono da queste attività ne saranno fortemente impattate. L’idea del progetto è accompagnare le amministrazioni e gli operatori sul luogo in una transizione verso altre forme di economia invernale, basate su ciò che ha da offrire lo stesso territorio, e soprattutto per far capire che ci sono tante opportunità”
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“BeyondSnow è un progetto richiesto esplicitamente dalle comunità locali (...) - racconta Andrea Omizzolo, ricercatore di Eurac Research alla guida del progetto -. Con il centro Climate Change and Transformation stavamo già lavorando sul tema, ma questa specifica idea è nata proprio dalle associazioni ambientaliste e da alcune comunità la cui economia è completamente basata sull’utilizzo e la gestione di impianti sciistici che si sono trovate ad affrontare l’assenza di neve”.
BeyondSnow è un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Interreg Spazio Alpino che riguarda l’impatto del cambiamento climatico sulle destinazioni turistiche di piccole dimensioni, situate a media altitudine e che mira ad aumentarne la resilienza socio-ecologica, consentendo loro di conservare, diversificare o aumentare l'attrattività turistica e le opportunità di lavoro per i residenti.
“Le attività invernali saranno limitate nel futuro e le economie che dipendono da queste attività ne saranno fortemente impattate - prosegue Omizzolo -. L’idea del progetto è accompagnare le amministrazioni e gli operatori sul luogo in una transizione verso altre forme di economia invernale, basate su ciò che ha da offrire lo stesso territorio, e soprattutto per far capire che ci sono tante opportunità”.
Il progetto, partito un anno fa e della durata totale di tre anni, mira ad elaborare congiuntamente con le comunità stesse nuovi percorsi di sviluppo sostenibile, processi di transizione e soluzioni attuabili all'interno di specifiche aree di lavoro pilota dislocate in sei Paesi alpini. Sotto la guida di Eurac Research, a collaborare c’è una lunga serie di partner che vanno da università, come il Politecnico di Torino e l’Istituto di tecnologia di Deggendorf, associazioni ambientaliste, come Legambiente Lombardia, enti locali, come la Città Metropolitana di Torino e la Comunità Montana della Carnia, aziende, come Alpine Pearls, e stazioni sciistiche.
“Attualmente i partner stanno lavorando sulle aree pilota insieme alla comunità locale - che sta mostrando molto interesse - e l’obiettivo è proprio quello di sviluppare con loro delle strategie di transizione molto chiare e dettagliate, con tempi, dettagli e modalità”. Delle dieci aree pilota, quattro si trovano in Italia: i Comuni di Ala di Stura e Balme, due piccole cittadine nella valle di Ala in Piemonte, rispettivamente a 1080 e 1432 m slm; Monesi di Triora nelle Alpi Liguri, un piccolo resort sciistico nato negli anni ‘50 che si sviluppa tra i 1400 e i 2000 m slm; l’area sciistica di Pradibosco, nel comune di Prato Carnico in Friuli Venezia Giulia, che si sviluppa tra i 1135 e i 1235m slm ed è stata rinnovata nel 2018 e infine Piani d’Erna, una località montana situata a 1350m slm nel comune di Lecco, dove gli impianti e le piste hanno operato fino al 2005 e sono stati dismessi nel 2020.
Proprio pochi giorni fa è stato pubblicato un documento elaborato nell'ambito del progetto: un rapporto sugli impatti del cambiamento climatico sul turismo invernale nell’area alpina. Questo, spiega Omizzolo, è la sintesi dello stato dell’arte della ricerca su questi temi e serve a informare le comunità e le amministrazioni locali sulle diverse sfaccettature del problema, così come sulla sua urgenza. “Molti amministratori sono scettici e non si rendono conto degli effetti in arrivo. L’obiettivo di questo primo anno è stato proprio dialogare con gli stakeholder sul territorio per renderli consapevoli delle proiezioni per il futuro e degli impatti che il surriscaldamento globale avrà sulle loro economie”.
Il rapporto mette a fuoco gli impatti ecologici e socio-economici del cambiamento climatico sull’area alpina e in particolare delle sue conseguenze in termini di variazioni nei regimi di innevamento (che stiamo già osservando). Recenti osservazioni sulla neve e sui ghiacciai mostrano un generale declino della durata della copertura nevosa a bassa quota negli ultimi anni, con una media di 5 giorni di copertura nevosa per decennio, mentre per quanto riguarda i ghiacciai, si stima che la loro massa si sia ritirata di oltre la metà del loro volume dal XIX secolo. Inoltre, il declino della neve, dei ghiacciai e del permafrost ha anche alterato la frequenza, l'intensità e la localizzazione di molti pericoli naturali correlati. Gli effetti del surriscaldamento delle Alpi hanno anche alterato la quantità e la stagionalità dei flussi fluviali, con impatti sulla gestione delle risorse idriche, la produttività idroelettrica e le attività agricole, e l'umidità del suolo, con effetti sugli ecosistemi che vanno da cambiamenti nella distribuzione delle specie (animali e vegetali) all’aumento di specie invasive.
Per quanto concerne la sfera economica, gli impatti principali riguardano invece principalmente l’industria dello sci a causa della scarsità di neve, e quella turistica in generale a causa degli eventi estremi in aumento e dei conseguenti danni alle infrastrutture. Nel rapporto si sottolinea come questi fenomeni stiano colpendo e colpiranno sempre più violentemente una delle destinazioni più note e apprezzate al mondo, infatti, sebbene l'estate abbia sempre rappresentato il fulcro del turismo alpino, nel corso degli ultimi decenni l'inverno è diventato la principale fonte di reddito per un gran numero di destinazioni turistiche alpine. Per mettere in proporzione, basti pensare che le stazioni sciistiche alpine (37% delle stazioni di tutto il globo!) ospitano più di 10.000 impianti di risalita e ospitano 1 milione di visite di sciatori ogni stagione invernale.
“Vogliamo scrivere delle raccomandazioni a livello europeo, nazionale e locale ma soprattutto comunicare, tramite quello che chiamiamo BeyondSnow on tour, l’esistenza di un problema, le sue implicazioni ma anche le opportunità che si apriranno - per raccontarle alla popolazione locale ma anche a chi arriva dalla pianura per passare le vacanze in montagna”.
Tra gli obiettivi conclusivi del progetto, infine, c’è anche uno strumento digitale per il processo decisionale sulla resilienza, innovativo e facile da usare: una mappa, ospitata sui siti delle pubbliche amministrazioni, in cui inserire e da cui ottenere dati, che sarà resa disponibile e accessibile pubblicamente in tutta la comunità alpina, perché le strategie elaborate nelle aree pilota diventino patrimonio e spunto per tutti coloro che ne avranno bisogno. Non possiamo che seguire con grande curiosità le prossime tappe del progetto!