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Ambiente

"A Natale alberi colpiti dal bostrico nelle piazze”: una petizione per sostenere l'iniziativa

Una petizione per addobbare gli alberi uccisi dal bostrico invece di quelli vivi: è questa l’iniziativa lanciata da Paolo Checchia, fisico subnucleare di Padova, grande amante della montagna

di
Marta Manzoni
19 settembre | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Una petizione per addobbare gli alberi uccisi dal bostrico invece di quelli vivi: è questa l’iniziativa lanciata da Paolo Checchia, fisico subnucleare di Padova, grande amante della montagna.

 

“L’idea della petizione è nata andando nei boschi, dove si nota immediatamente quando un albero è stato attaccato di recente dal bostrico: gli aghi, infatti, sono marroni e non verdi. Inoltre si sente un forte odore di abete: si capisce così che c’è un albero che sta morendo”, racconta Checchia. “Con tutte queste piante che periscono ogni anno è un peccato che i Comuni scelgano di tagliare piante vive per addobbare le piazze”.

 

La petizione, che ha già raccolto migliaia di firme, ha l’obbiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti del Bostrico con intenti di formazione nei confronti dei più giovani. “È chiaro che non si risolverà il problema salvando qualche decina di piante destinate alle città d’Italia, ma il valore del progetto è simbolico: evitare di tagliare un albero e prediligere i tanti già morti è un messaggio che fa riflettere. Tante persone, infatti, non sanno cosa sia il bostrico”, ha continuato Checchia.

 

Il fisico subnucleare sta prendendo contatti con l'assessore di Padova, la sua città, nella speranza che recepisca la sua proposta. “Sarebbe di forte impatto mediatico se una grande città decidesse di scegliere un albero colpito dal bostrico: in questo modo, infatti, si informerebbero i cittadini sugli effetti del cambiamento climatico. Sia Vaia che il Bostrico, infatti, sono in qualche modo correlati all’aumento delle temperature”, ha affermato Checchia.

 

Tra il 27 e il 30 ottobre del 2018, il ciclone denominato “Vaia”, il più grande fenomeno di danneggiamento del patrimonio forestale mai registrato in Italia, ha colpito i boschi di 494 comuni di Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, rovinando 42.500 ettari di bosco e 8,6 milioni di metri cubi abbattuti e causando danni ingenti ed estesi al patrimonio forestale dell’arco alpino.

Il danno provocato dal ciclone è stato in seguito praticamente eguagliato da quello causato dal Bostrico: un coleottero capace di scavare gallerie sotto la corteccia provocando rapidamente la morte della pianta.

 

È sconvolgente e triste vedere la devastazione, con interi versanti di monti ricoperti da una massa grigio-marrone al posto del verde intenso del bosco sano. Il paesaggio delle zone colpite nelle alpi orientali, comprese molte valli delle Dolomiti, è irrimediabilmente compromesso. Per questa ragione, secondo Checchia: “A fronte della poca consapevolezza dell’opinione pubblica sarebbe senza dubbio educativo che le piazze delle città innalzassero, per Natale, abeti già morti”.  

 

Trasportare ed addobbare alberi uccisi dal bostrico significa, infatti, riflettere sui danni già irreversibili che la natura sta subendo sotto i nostri occhi e sul consumismo usa e getta tipico delle feste, quando tutto sembra dover essere improntato a un’allegria finta e artificiosa.

 

“Sarebbe interessante che anche i bambini delle scuole abbellissero con disegni e pensieri un albero ‘brutto’, colpito da Vaia, dopo aver discusso con gli insegnanti in merito al significato di questa scelta”, ha detto il fisico subnucleare padovano. “Addobbare invece dei soliti alberi bellissimi un abete ‘brutto’ può diventare quindi un’iniziativa strana, ma piena di valore”.

 

È possibile firmare la petizione a questo link.

 

Per saperne di più sul bostrico è di recente uscito SottocortecciaUn viaggio tra i boschi che cambiano, il primo libro targato L'AltraMontagna

 

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