"40 escursioni e 54 film in cinque anni": il bilancio di SuperPark del Parco Adamello Brenta, un'esperienza che mette la montagna al crocevia di percorsi diversi
Dal cinema sostenibile alle escursioni con ospiti “d’autore”, da cinque anni, grazie all'iniziativa SuperPark, il Parco Naturale Adamello Brenta continua ad attrarre visitatori e raccontare la montagna nella sua complessità
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Domenica – 20 ottobre – si terrà l’ultima “escursione d’autore” del ciclo 2024 di SuperPark, la proposta estivo-autunnale del Parco Naturale Adamello Brenta, realizzata assieme a Impact Hub Trentino, che coniuga l’escursionismo al confronto con alcuni ospiti provenienti soprattutto dalla sfera artistico-culturale. Teatro dell’escursione, questa volta, la Val di Fumo, una delle zone più spettacolari del Parco, chiamata da molti anche “piccolo Canada”.
Il percorso, dal lago di malga Bissina, percorrendo il sentiero che si snoda accanto alle acque cristalline del fiume Chiese, al cospetto del Carè Alto, condurrà fino al rifugio val di Fumo. Ad accompagnare il gruppo Giovanni Costantini, musicista e direttore d’orchestra, che abbiamo già intervistato (la sua escursione doveva tenersi quest’estate ma è stata spostata per il maltempo).
Con l’occasione abbiamo pensato di fare il punto su questi cinque anni di SuperPark, assieme al presidente del Parco Walter Ferrazza, al direttore Matteo Viviani e a Dalia Macii, presidente di Impact Hub, a cui spetta l’ideazione della proposta.
In questi giorni si conclude la quinta edizione di SuperPark, proposta che si articola in due filoni: il cinema “sotto le stelle” e le escursioni d’autore. Qual è il bilancio del Parco?
Ferrazza: senz’altro positivo. Abbiamo messo assieme un po’ di dati proprio in questi giorni, assieme a Catia Hvala, che segue l’iniziativa sul piano interno. In cinque anni abbiamo avuto una quarantina di escursioni, e 54 film. In totale poco meno di un centinaio di proposte, per un pubblico che supera le 3500 persone. Ma il punto essenziale non sono i numeri, che, ovviamente, siccome stiamo parlando di montagna, non possono essere folle oceaniche, e non vogliamo nemmeno che lo siano. Il punto è la qualità della proposta e l’affetto manifestato dalle persone, che ritornano, anche se non conoscono il film o l’ospite che farà la camminata con loro.
Viviani: è una proposta che rompe un po’ gli schemi, e come tale è una parte importante del nostro percorso culturale, che, lo ricordiamo, prevede una intensa attività di educazione ambientale, rivolta alle scuole del territorio, e altre proposte che sviluppiamo assieme ai Comuni, come “I martedì del Parco”, toccando temi che ci stanno a cuore, quest’anno quello delle connessioni. SuperPark a sua volta ci aiuta ad intercettare quello che si muove ai nostri confini, e ad affrontare argomenti a volte inediti per un’area protetta.
Come è nata questa iniziativa?
Macii: la proposta è nata dal nostro confronto, come Impact Hub, con l’allora direttore del Parco Cristiano Trotter. L’esigenza che mi è sembrato di cogliere era quella di rafforzare il ruolo del Parco in quanto soggetto che promuovesse anche nuove iniziative di carattere culturale, centrate sui contenuti, oltre a portare avanti il lavoro molto importante che svolgeva, e svolge tutt’ora, sul versante dei servizi, ad esempio la gestione della mobilità sostenibile. I partner sarebbero stati i soggetti territoriali, in particolare le Apt, che a loro volta stavano attraversando un processo di trasformazione, e che sempre di più organizzavano eventi sul territorio, e gli enti locali. Le proposte si sarebbero rivolte in pari misura ai turisti e ai residenti.
Ferrazza: questo è un aspetto da sottolineare. Si parla sempre più spesso di overtourism, ed è giusto farlo, ma a me pare sbagliato farlo solo in termini di contrapposizione secca fra chi il territorio lo abita e chi invece viene a visitarlo. La questione non può essere posta solo in termini di “invasione turistica”, come se chi abita nei territori interessati non traesse beneficio dai visitatori, e attenzione, non lo dico solo in termini economici, perché alla fine essere “scelti” dai turisti in un mercato globale quale è quello delle vacanze è una cosa che riempie di orgoglio i residenti. Progetti come SuperPark mostrano invece che questi due mondi possono integrarsi, se aiutati. Da una proposta così infatti beneficiano tutti. Chissà: forse se il Parco non fosse una meta turistica così importante SuperPark non ci sarebbe, o avrebbe un altro carattere.
Il dialogo fra Parco e Impact Hub com’è andato avanti?
Macii: se il Parco e le Apt stavano attraversando una fase di cambiamento lo stesso valeva per Impact Hub Trentino, che negli anni ha modificato anche il suo focus. Noi siamo nati a Trento come spazio per il coworking e la promozione culturale, nel 2010. All’inizio, la priorità era organizzare più cose nel nostro spazio in via Sanseverino, mentre più tardi abbiamo iniziato a spostarci fuori, iniziando a dialogare con le pubbliche amministrazioni e con le APT su temi come l’arte o l’ambiente. Con il Parco abbiamo creato un tavolo di lavoro per capire che cosa si poteva fare. Avevamo due priorità: valorizzare le tante competenze interne al Pnab, e proporre una riflessione a 360 gradi su temi e linguaggi attuali che potessero interessare chi frequentava la montagna, pur non essendo strettamente legati a quell’ambito.
Viviani: all’epoca io mi occupavo più della gestione dei servizi, in particolare della mobilità sostenibile, ma ricordo che la prima attività a cui abbiamo dato il via libera è stata quella del cinema. Ci siamo trovati d’accordo sul proporre film magari non particolarmente noti in Trentino o di cassetta ma che avessero avuto risonanza e riconoscimenti anche internazionali e che avessero una qualche connessione con l’ambiente. L’idea era creare nello spettatore maggiore consapevolezza delle interrelazioni fra i problemi, i comportamenti, i bisogni. In fondo questo intreccio c’è sempre. Anche nella gestione della mobilità, cioè dei bus navetta e dei parcheggi di attestamento, non si tratta solo di liberare le strade dal traffico ma anche di ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera e migliorare l’esperienza di visita a tutti. Le ricadute sono molteplici, e così i problemi di affrontare. Bisogna costruire una sensibilità “globale”, in grado di abbracciare una molteplicità di ambiti.
Ed è arrivato un partner speciale.
Macii: sì, il Cinema du desert, fatto da amici, che già conoscevamo, e che avevano fatto una scelta di vita particolare, itinerante. La proposta era nata in Africa, affiancandosi all’attività di una Ong, e portava il cinema dove il cinema non c’è, anche con funzioni educative. Abbiamo pensato che se avevano potuto operare nelle savane potevano farlo anche qui in montagna. La condizione importante per noi era che fossero autonomi per quanto riguardava l’energia, quindi senza bisogno di cavi, infrastrutture, carburanti. Il loro camion, con il necessario per la proiezione dei film alimentato da pannelli solari, era l’ideale. Poi abbiamo pensato all’uso delle cuffie e del wifi, che è nato proprio con SuperPark.
Viviani: quest’anno poi si è aggiunta una novità. Due degli undici film sono stati alimentati a pedali grazie alla collaborazione di “CicloCinema”, un’associazione culturale nata nel 2018 da un’idea di Andrea e Federico Bertoldi, che ha spostato questa idea di cinema sostenibile.
Ferrazza: l’idea è quella di vedere dei film stimolanti all’aperto, in mezzo a un prato, sdraiati per terra, immersi nella natura, e senza generare impatto acustico, quindi senza disturbare l’ambiente, soprattutto la fauna. C’è stato anche un episodio divertente, vero Dalia?
Macii: sì, una sera abbiamo avuto una pacifica invasione di mucche, evidentemente attirate dalla luce insolita. Sono arrivate alle spalle del pubblico, che non se n’è accorto. Solo io le ho sentite arrivare perché ero l’unica senza cuffie!
Poi è nata l’idea delle passeggiate.
Macii: si trattava di affiancare alle guide del Parco, che tradizionalmente già propongono delle escursioni nell’area protetta, anche un ospite esterno. Abbiamo iniziato a progettare la prima edizione nel periodo precedente alla pandemia. Da marzo a luglio, dopo lo scoppio del Covid, non sapevamo se saremmo riusciti a portarla avanti. Ricordo ancora la prima passeggiata, con Davide Sapienza, scrittore e viaggiatore. Lui, giustamente, come altri, voleva vedere il percorso prima, e così l’abbiamo portato in val di Tovel. Ad un certo punto aveva le lacrime agli occhi, veniva da una zona rossa dove il Covid aveva imperversato. Tutta la prima edizione ha scontato i limiti del momento, le distanze, la sanificazione, le mascherine. Ma c’era tanta voglia di fare cose assieme.
Ferrazza: penso che l’idea di proporre a delle persone che ovviamente amano il Parco, e che si iscrivono ad una escursione guidata, anche un confronto con chi non appartiene strettamente al mondo della montagna, sia stata una buona idea. Confesso che noi del Parco a volte facciamo un po’ di fatica a “vedere” un ospite proposto da Impact Hub sui nostri sentieri, specie se appartiene ad ambiti artistici molto lontani da quelli che sono maggiormente apprezzati nelle nostre valli. Ma alla fine la gente ha sempre reagito bene. L’importante è che scatti la curiosità, l’empatia.
Viviani: alla fine ogni incontro è una sfida. Succede con SuperPark ma anche con le nostre vite. E succede anche nella scienza. Non puoi sapere in anticipo da che parte arriverà la soluzione. Puoi fare delle previsioni, ma alla fine sappiamo che le scoperte più importanti spesso sono avvenute per caso.
La maggior parte degli ospiti da dove proviene?
Macii: vengono soprattutto dal mondo artistico, anche dal giornalismo. Le loro proposte possono aprirci nuove prospettive sulla montagna. Penso a uno come Alessandro Bonaccorsi, che fa non semplicemente il disegnatore ma il “mediatore visuale”, e può facilitare con il disegno i percorsi di avvicinamento al mondo ambientale. O a Silvia Camporesi, artista della fotografia, che si è misurata anche con soggetti apparentemente non artistici, come le frane, e che ci ha spiegato come si racconta ma anche non si racconta l’ambiente, compresi fenomeni come l’overtourism di cui si parlava prima. O a Federica Tomeo che ha spiegato cos’è l’arte sonora a chi magari non ne aveva mai sentito parlare, dando modo a Giuliana Pincelli, l’accompagnatrice del Parco, di innestarsi portando la sua competenza, parlando del suono che fanno gli alberi quando li percuoti, o del verso che emettono gli uccelli a condizioni diverse e in luoghi diversi.
Ferrazza: qualche volta però abbiamo anche dei nomi di grande richiamo come Vincenzo Venuto, conduttore di Mela Verde e molte altre trasmissioni di successo, che ha fatto un’escursione con noi sopra Tione, molto apprezzata, e poi ha partecipato ad un incontro pubblico a Tione, nell’ambito del Judicaria Eco Fest. Anche in questo SuperPark è stato importante: nel creare connessioni, nel farci lavorare assieme.
Viviani: coinvolgere le persone è complicato, specie se non c’è un nome altisonante. Ma è uno sforzo che dobbiamo fare, se vogliamo far crescere una sensibilità ambientale nuova, aperta alle nuove generazioni e in sintonia con i tempi.
Qui i link per recuperare le puntate precedenti: Silvia Camporesi, Vincenzo Venuto, Caterina Tomeo e Federico Taddia.