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Ambiente

“Uno dei principali problemi dello spopolamento sono i giovani che vanno a formarsi altrove per poi non tornare più". La Scuola di Ecologia Politica arriva sulle Alpi

Dal 20 al 22 settembre, Vernante in Valle Vermenagna, in provincia di Cuneo, ospiterà la prima edizione alpina della Scuola di Ecologia Politica in Montagna. Si tratta di un’iniziativa che mette in gioco più fattori (economici, sociali e culturali), più livelli (dall’accademia all’impresa) e più interlocutori (studenti, imprese e amministratori) per far emergere idee e buone pratiche capaci di incidere positivamente sulla crisi ecologica

di
Redazione
22 agosto | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nel fine settimana del 20-22 settembre, Vernante in Valle Vermenagna (Cuneo) ospiterà la prima edizione alpina della Scuola di Ecologia Politica in Montagna. Si tratta di un’iniziativa che mette in gioco più fattori (economici, sociali e culturali), più livelli (dall’accademia all’impresa) e più interlocutori (studenti, imprese e amministratori) per far emergere idee e buone pratiche capaci di incidere positivamente sulla crisi ecologica.

 

Questo progetto teso tra ricerca e attivismo nasce nel 2020 a Castiglione dei Pepoli, sull’Appennino emiliano, da un’idea dell’Associazione Boschilla in collaborazione con Articolture, casa di produzione culturale di Bologna, e Bottega Bologna APS e approda nel 2024 sulle Alpi Marittime grazie a noau | officina culturale e alla cooperativa NEMO - Nuova Economia in Montagna. L’edizione piemontese della Scuola, rivolta principalmente a studenti universitari, giovani under35 interessati alla tematica, amministratori e imprese del territorio, ha in breve tempo fatto il pienone: è stato infatti necessario, per ragioni logistiche, chiudere le iscrizioni a quota 70 partecipanti.

 

Francesca Perlo, project manager di noau | officina culturale, collettivo di progettisti e designer attivo nell'ambito dello sviluppo locale a matrice culturale e Francesco Di Meglio,  fondatore della cooperativa Nemo, che si impegna per il superamento della separazione tra territori urbani e rurali e per la valorizzazione dei territori marginali come laboratorio di pratiche economiche sostenibili, sono i due coordinatori dell’edizione alpina: “L’obiettivo è quello di creare un gruppo portatore di competenze in grado di lavorare sul medio-lungo periodo su progetti comuni, con la facilitazione della Scuola, insieme alle Amministrazioni Pubbliche e agli altri attori di territorio, attraverso l’attivazione civica e di comunità sui temi dello sviluppo sostenibile”. 

Perché esportare la Scuola sulle Alpi?

“Uno dei principali problemi dello spopolamento alpino è la discesa a valle di giovani che vanno a formarsi altrove per poi non tornare più sul proprio territorio d’origine a causa della mancanza di opportunità. La possibilità di far interpretare a questi territori il ruolo di ‘oggetto di studio’ permette di affrontarne le criticità, ma al contempo anche di evidenziarne i valori e le potenzialità che, speriamo, possano essere intese da qualcuno come elementi da cui partire per re-immaginare un progetto di lavoro o di vita in questi luoghi. Un ritorno delle competenze prima di tutto, che significa persone innamorate dei luoghi e disposte a fare squadra per sostenerli”.

 

Cambia qualcosa, nella trasposizione della Scuola dagli Appennini alle Alpi?

“Per ora c’è stato solo qualche aggiustamento dell’edizione zero per rendere la Scuola più efficace nel dare risposte ai bisogni emersi dal territorio che ci ospita e la scommessa su una dimensione più locale dei partecipanti. Ancora non sappiamo quale forma prenderà la Scuola alpina rispetto a quella dell’Appennino. Sicuramente i territori alpini, da tempo distanti dai grandi flussi culturali delle storiche comunità transfrontaliere, patiscono la malattia dei territori di margine, abitati distrattamente e in funzione dei territori di pianura e delle loro esigenze. Gli Appennini da questo punto di vista sembrano più fortunati, sono e si autopercepiscono come la ‘spina dorsale’ della Penisola: il baricentro della cultura da cui si è generato lo ‘stile italiano’. Questa consapevolezza da parte di molte città a ridosso degli Appennini è viva da tempo, Bologna ne è un esempio per tutta Italia. Vedremo cosa saprà fare Cuneo nel suo piccolo… e poi il prossimo anno potremmo parlarne”.

Come è stata scelta la sede alpina della Scuola?

“Abbiamo pensato che tra le valli cuneesi dove siamo di casa, la Vermenagna fosse particolarmente adatta o ospitare la Scuola perché qui più che altrove sono tangibili i guasti legati alla crisi climatica: la chiusura del tunnel di Tenda dovuta alla tempesta Alex e l’isolamento che ne è conseguito, la crisi del comparto sciistico del comprensorio di Limone Piemonte… dove, se non qui, iniziare a inventarsi un futuro? Le premesse ci sono, dalle iniziative collettive all’impegno singolo di tante aziende e professionisti”.

 

Qual è stata per ora la risposta del territorio?

“Entusiasta: è con il supporto del Comune di Vernante in collaborazione con l’Unione Montana Alpi Marittime e delle Aree Protette delle Alpi Marittime che la Scuola ha preso forma, in uno sforzo comune di co-progettazione, non manca poi il sostegno dell'amministrazione Comunale di Cuneo, città alpina 2024, oltre che dell’Uncem regionale. Ma sono numerosi i soggetti privati attivi per la tutela, la valorizzazione e la gestione delle risorse naturali e culturali, che prenderanno parte alla Scuola: per molti è un’opportunità di fare sistema e di ottimizzare le risorse. Diverse imprese si sono anche impegnate per la ricerca di argomenti da affidare agli studenti che, a partire da questi, definiranno alcuni progetti rispetto ai quali la Scuola è l’innesco”.

L’auspicio è quello che la Scuola di Ecologia Politica in Montagna, che sia sulle Alpi o sugli Appennini, possa diventare nei prossimi anni, di edizione in edizione, un punto di riferimento per la ricerca-azione aperto a chi per lavoro, per passione o per spirito di partecipazione e cittadinanza attiva voglia avvicinarsi a quella disciplina necessaria e sovversiva che è l’ecologia politica.

 

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