Quando Reinhold Messner e Peter Habeler scalarono l'Everest senza l'ausilio dell'ossigeno supplementare: l'asticella delle capacità umane venne alzata grazie a una privazione tecnologica
Era l'8 maggio 1978 quando Reinhold Messner e Peter Habeler scalarono il monte Everest senza l'ausilio dell'ossigeno supplementare.
All'epoca, salire sul tetto del mondo privi bombole e di apparecchi respiratori, era ritenuto impossibile. Un limite invalicabile, un ostacolo fuori portata per l'uomo
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Era l'8 maggio 1978 quando Reinhold Messner e Peter Habeler scalarono il monte Everest senza l'ausilio dell'ossigeno supplementare.
All'epoca, salire sul tetto del mondo privi bombole e di apparecchi respiratori, era ritenuto impossibile. Un limite invalicabile, un ostacolo fuori portata per l'uomo.
Ma l'uomo ha un'attitudine connaturata nel ficcare il naso anche dove ci sarebbero tutte le controindicazioni per non farlo, per tenersi alla larga da un pericolo apparentemente fatale.
Un'inclinazione ben riassunta dall'Ulisse dantesco: «considerate la vostra semenza, fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».
In questo caso le virtù e la conoscenza inseguite prevedono contemporaneamente il superamento di un limite, ma anche una rinuncia: l'asticella delle capacità umane venne così alzata grazie a una privazione tecnologica.
Dopo tre mesi trascorsi sotto la montagna, i due toccarono la vetta. Raggiungendola, oltre a sfatare una falsa credenza, chiusero un importante capitolo della storia dell'alpinismo d'alta quota.