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Alpinismo

2500 chilometri in bicicletta e 33 vette raggiunte per il reparto di Oncoematologia pediatrica di Brescia

Il progetto "Scalo Sogni", spiega Ettore Campana, è stata un'avventura dedicata ai bambini ricoverati nel reparto di Oncoematologia pediatrica di Brescia, per trasmettere loro i valori di tenacia, voglia di vivere, speranza, e per incoraggiarli a non mollare

di
Pietro Lacasella
21 gennaio | 17:52
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nella vita è più importante "cosa" fai oppure "come" lo fai?

Una differenza apparentemente sottile che, tuttavia, può dare vita a scenari diversissimi.

 

Se al "cosa", infatti, vengono applicate le logiche della quantità, al "come" si legano quelle della qualità; e la quantità, come abbiamo imparato in questi decenni di produzione fuori scala di esigenza, non è sempre sinonimo di qualità.

 

In altre parole: non è scontato che più cose si fanno, che più esperienze vengono immagazzinate, e più il curriculum della vita si fa ricco e prestigioso. 

 

Questa riflessione si può naturalmente tradurre anche in ambito alpinistico. 

Certo: oggi è ancora importante porsi degli obiettivi, mirare a un traguardo. Ma è sempre più urgente calibrare il nostro sguardo e le nostre esperienze su un mondo che si sta rapidamente trasformando. L'alpinismo del presente dovrebbe provare a inserirsi nel solco di queste trasformazioni, prestando attenzione al "come" si raggiunge il traguardo finale; al percorso che ci porta in alto fino a un'auspicabile cima.

 

Ed è proprio in questo solco che è nato e si è sviluppato il progetto "Scalo Sogni" di Ettore Campana, un viaggio di 2500km in bicicletta, con 33 vette raggiunte sci ai piedi, nel cuore delle Alpi.

«Quest'avventura - mi spiega Ettore - è stata dedicata ai bambini ricoverati nel reparto di Oncoematologia pediatrica di Brescia, per trasmettere loro i valori di tenacia, voglia di vivere, speranza, e per incoraggiarli a non mollare».

 

«Ad ogni vetta raggiunta - continua a raccontare - facevo sventolare le bandierine che i bambini dell'ospedale avevano firmato, portando in alto i loro sogni di guarigione».

Queste storie, purtroppo, spesso scorrono rapide, senza che i media facciano in tempo ad afferrarle e a raccontarle. Sono storie che al "cosa" antepongono il "come", ed è giusto iniziare a raccontarle, a condividerle, a renderle collettivamente accattivanti per arricchire il terreno culturale da cui dovrebbe sorgere una società rinnovata.

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