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Aborto, in Trentino metà dei ginecologi è obiettore: "Ma il servizio è assicurato per tutte le donne". E l'interruzione di gravidanza è in calo da anni

Ecco tutti i numeri del "Rapporto annuale sull'interruzione volontaria di gravidanza". Il ginecologo Marco Ioppi: "Non si faccia scontro ideologico ma si punti sulla prevenzione. In Trentino diritti garantiti per donne e obiettori". 

Di Donatello Baldo - 24 febbraio 2017 - 08:15

TRENTO. Nel Lazio, dove la giunta Zingaretti ha deciso di assumente due ginecologi attraverso un concorso riservato esclusivamente non-obiettori, il carico di lavoro per ogni singolo medico è di 3,2 interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg). In Trentino la media è invece dello 0,9.

 

“Non è giusto caricare sulle spalle dei pochi medici non obiettori tutte le interruzioni di gravidanza – spiega il presidente dell'ordine dei medici trentino nonché ginecologo Marco Ioppi – anche perché questo tipo di intervento è molto impattante a livello emotivo, indipendentemente dall'obiezione di coscienza. Ma non è nemmeno giusto discriminare i medici in base alle loro convinzioni religiose, etiche”.

 

Secondo il ginecologo, che per anni ha diretto il Dipartimento di ginecologia dell'Apss, “il problema dei medici obiettori non si pone, né a livello generale e men che meno nella nostra provincia. Perché – spiega Ioppi – se c'è una buona organizzazione del servizio non si incorre in nessun intoppo e si riesce a erogare questo intervento in modo efficiente”.

 

“Che io possa ricordare – afferma – non si è mai verificato un ritardo, un inghippo, una mancata risposta alla paziente a causa della presenza di medici obiettori (in Trentino, dato del 2014, sono 27 su 47, ndr)”. La questione, quindi, non sembra porsi. “E bisognerebbe smetterla di politicizzare e ideologizzare questo tema”, afferma il ginecologo. “E' chiaro che prima di tutto viene la legge e la tutela del diritto della donna – afferma convinto – ma è anche giusto rispettare le sensibilità di ognuno. E se ci si organizza correttamente è possibile dare risposta a tutte e due le esigenze”.

 

Ma entriamo nel dettaglio, e vediamo più da vicino la realtà dell'interruzione volontaria di gravidanza in Trentino. Nel 2015 gli interventi sono stati 726, confermando un trend di decremento che dura ormai da anni e che rispetto al 2014 è del 4,2%. Ma il dato deve però essere corretto, sottraendo i casi legati a donne provenienti da altre province e aggiungendo i casi di Ivg di donne trentine che si sono rivolte fuori provincia. Il dato, così conteggiato, è pari a 655 Ivg su donne residenti in Trentino che si sono rivolte a strutture ospedaliere sia provinciale che extra provinciali.

 

Vediamo però anche altri due dati, quelli comparabili con le media nazionali, il Tasso di abortività volontaria e il Rapporto di abortività volontaria. Il primo si riferisce al numero di Ivg riferito a tutte le donne in età fertile (15-49 anni). Il secondo alle Ivg per il numero di nati vivi. Per tutti e due gli indicatori, il Trentino è sotto la media nazionale: 5,6‰ rispetto al 6,6‰; 185,1‰ rispetto al 135,4‰.

 

Sulle caratteristiche delle donne che fanno ricorso a questa pratica, il Rapporto annuale stilato dell'Azianda sanitaria spiega che le minorenni rappresentano il 2.3% della casistica, in decremento negli ultimi anni. Le nubili rappresentano invece il 60,6%, mentre le coniugate il 31,8%, quelle già coniugate (separate, divorziate, vedove) il 7,6%.

 

Seppur in calo, anche nel 2015 le donne straniere rappresentano più di un terzo della casistica provinciale totale, pari al 35,3%. Nello specifico, le donne originarie dai Paesi dell'Est sono il 53.2% delle straniere totali, seguono le africane (15,6%), le asiatiche (15,6%) e quelle centro-sud-americane (12,9%).

 

La proporzione di aborti ripetuti in Trentino è pari al 25,0%, proporzione in linea con gli anni precedenti e comunque inferiore a quello nazionale: in Italia nel 2015 si registra un 26,9%. La ripetizione dell’Ivg continua a rimanere funzione dell’età della donna (la percentuale varia da un 5,6% tra le under 20 ad un 43,8% nelle donne di 40 anni o più), del titolo di studio (più elevata nelle donne con bassa istruzione), dello stato civile (più elevata tra le già coniugate) ed in particolare della cittadinanza: nelle straniere la percentuale di aborti ripetuti è pari al 34,8%, mentre tra le italiane è del 19,6%.

 

Per quanto riguarda il numero di strutture a disposizione per le Ivg, in Trentino sono 5 su una totalità di 8, con una percentuale del 62.5%. La Provincia di Bolzano, su un totale di 9, ne mette a disposizione soltanto 2, con una percentuale del 22.2. La media italiana è del 59.6% di strutture in cui si pratica l'interruzione volontaria di gravidanza.

 

In Trentino, per l'esattezza, le Ivg effettuate a Villa Igea (336) e al S. Chiara (97) nell’arco del 2015, coprono quasi il 60% della casistica provinciale, proporzione che nel passato veniva coperta dalla Clinica Villa Bianca di Trento (che ora ne effettua 207). A Rovereto ne sono state effettuate 86).

 

Il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza, però, potrebbe essere minore se si abbassasse il numero di gravidanze indesiderate. Si scopre però che nel 69,8% dei casi di Ivg, non si registra alcuna pratica contraccettiva nei sei mesi precedenti all'intervento.

 

Dai dati del 2015 sembra che il ricorso a metodi contraccettivi sia legato alla cittadinanza e al livello d’istruzione della donna: ricorrono ad essi in misura inferiore le donne straniere e quelle con titolo d’istruzione mediobasso (inferiore o uguale alla licenza media inferiore).

 

E' quindi evidente che la scarsa informazione continua ad essere il motivo principale del mancato ricorso alla pratica contraccettiva, causa che risulta correlata principalmente con l’età ed il titolo di studio: la scarsa informazione è la spiegazione del non ricorso alla contraccezione per le donne più giovani(< 30 anni) e per quelle donne con istruzione elementare o media inferiore.

 

Un tema importante quello della prevenzione, che per l'interruzione di gravidanza si fa anche con la contraccezione: “Per questo è importante che si parli di questo, che se ne parli a scuola, con insegnanti capaci e preparati e aperti ad affrontare queste tematiche. Tematiche che fanno parte della vita, perché la contraccezione impedisce di arrivare alla scelta dolorosissima dell'interruzione di gravidanza”.

 

Una scelta dolorosa. “Per tutte le donne, donne che non scelgono questa strada a cuor leggero. Ci sono situazioni difficili, che spesso caricano emotivamente anche il medico. Per questo capisco i medici che avanzano l'obiezione, spesso non è facile”. Ma il dottor Ioppi ribadisce il suo pensiero: “E' possibile garantire al 100% il diritto della donna di ricorrere a questa pratica, e al tempo stesso garantire l'obiezione”. E la nostra realtà, l'Apss del Trentino ne è la dimostrazione.

 

Poi c'è un'altra cosa possibile: “E' possibile diminuire ancora di più il ricorso alla Ivg attraverso l'informazione, la prevenzione. Su questo ci si dovrebbe impegnare, non sulle divisioni ideologiche e politiche”, conclude Marco Ioppi. 

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