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"Creare relazioni caratterizza la nostra attività da 45 anni", la cooperativa Aerat si prepara all'estate: "Vogliamo allargare le collaborazioni con il terzo settore e aziende"

Nel 2025 la cooperativa Aerat festeggia i 45 anni di attività della colonia di Cesenatico, una proposta che ha accolto decine di migliaia di giovanissimi, tra ospiti e collaboratori, in un'esperienza di vita attiva, altamente socializzazione e ancora molto attrattiva. Le iscrizioni per assicurarsi un posto per la prossima estate sono andati sold out in pochissime ore

Di LA - 24 febbraio 2025 - 16:13

TRENTO. "Se guardiamo in retrospettiva i nostri primi 45 anni ci rendiamo conto con immediatezza che il comune denominatore di ciò che abbiamo sempre fatto è 'creare relazioni' tra le persone, che è qualcosa in più di socializzare". Queste le parole di Edo Grassi, presidente di Aerat. "Socializzare è incastrare tra loro dei fili, creare relazioni è annodare quei fili. Sulle relazioni puoi costruire delle reti, dei ponti, dei progetti".

 

L'attività di Aerat in sintesi? "Costruiamo relazioni. E lo facciamo dal 1980". Nel 2025 sono, infatti, 45 gli anni di attività della colonia di Cesenatico, una proposta che ha accolto decine di migliaia di giovanissimi, tra ospiti e collaboratori, in un'esperienza di vita attiva, altamente socializzazione e ancora molto attrattiva. Le iscrizioni per assicurarsi un posto per la prossima estate sono andati sold out in pochissime ore.

 

"Gestiamo e ci prendiamo cura dei nostri luoghi, delle nostre strutture, ma la differenza di ciò che facciamo è nei contenuti, non nei contenitori", aggiunge Grassi. "Esistono dei 'contenitori' più belli dei nostri, dei luoghi più affascinanti. Ma se pensassimo che a fare la differenza debbano essere i luoghi, i 'contenitori', gli edifici, avremmo perso in partenza. Noi dobbiamo creare iniziative e attività che abbiano un significato indipendente dai luoghi che li ospitano".

 

La colonia al mare per i ragazzi è "così desiderata non per la struttura che la ospita, cui comunque teniamo moltissimo e che curiamo come fosse nostra, ma per lo stile con la quale la organizziamo, per i contenuti che ci mettiamo, per la passione e la professionalità che vogliamo si respiri in ogni singolo passaggio dell’esperienza, dalla prenotazione al rientro a casa", dice Grassi. "Ci ispiriamo ai principi delle aziende migliori: il cliente al centro. Stressiamo ogni elemento di costruzione dei nostri servizi con l’unico intento di regalare soddisfazione a chi ci sceglie, spesso ben oltre il prezzo che chiediamo perché siamo pur sempre una cooperativa sociale, che fa del 'tutti dentro' il suo motto, dunque estremamente attenta a non lasciare fuori nessuno, tantomeno per questioni di soldi".

 

E’ questa scelta di operare come cooperativa sociale che riesce a stare alle regole di mercato un tratto identificativo di Aerat nel panorama complessivo. "I risultati dipendono dalla nostra capacità di essere attrattivi verso i nostri target, di saper conquistare e fidelizzare i nostri clienti. E poi di mantenere viva la nostra rete".

 
La sfida, oggi, è "di giocare meglio la nostra partita 'sociale', di comunicare meglio l’impatto che sappiamo generare nelle nuove e vecchie generazioni, di attrarre risorse finanziarie da parte di altri enti del terzo settore o da parte di aziende, piccole o grandi, interessate a sostenere la nostra progettualità, la nostra visione del mondo soprattutto a riguardo dei giovani", evidenzia Grassi. "Vogliamo giovani più attivi, sportivi, sereni, strutturati e responsabili. Vogliamo ragazze e ragazzi meno connessi allo smartphone, più capaci di stringere relazioni reali".

 

Capitolo smartphone. "Vogliamo assumere una posizione netta. Le nostre vacanze saranno sempre di più smartphone free, così come smartphone free saranno anche le nuove proposte che abbiamo in cantiere. Smartphone free sarà anche l’ingaggio che proponiamo ai tantissimi ragazzi che lavoreranno quest’estate con noi. Non possiamo obbligare i nostri collaboratori a lasciare il telefono a casa, ma possiamo convincerli a cogliere l’occasione di farne a meno il più possibile, durante la permanenza in colonia. Non siamo ideologici, ma appassionati dell’obiettivo. Disporre di due mani sempre libere, in vacanza, per due settimane di fila, siamo convinti che possa essere un’esperienza che trasforma il mindset dei ragazzini, ma anche dei nostri collaboratori".

 

Un approccio che si allarga a tutte le attività di Aerat. "E se mentre teniamo i ragazzi distanti da social e smartphone, li facciamo muovere e socializzare, sudare e giocare, creare relazioni tra loro e assaporare il gusto del movimento ecco che il risultato si moltiplica", aggiunge Grassi. "E se poi esportiamo il modello anche nei confronti della nostra clientela più adulta, con chi viene da noi per fare esperienze formative, retreat o convegni, questa azione di 'semina' può condurre a risultati importanti. Abbiamo qualche migliaia di clienti ogni anno: i latini dicevano che gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo. Ecco, noi crediamo molto nella forza dei piccoli gesti diffusi sui grandi numeri. E crediamo che questo approccio, gestito senza ipocrisie e senza ideologismi, ma con un genuino intento di contributo sociale, possa stimolare un’energia latente, un pensiero attualmente un po’ bloccato nella società civile, che vorrebbe che qualcuno – davvero - si muovesse in queste direzioni".

Così, per il 45esimo compleanno, "vogliamo proporci come attori protagonisti di questa visione, farla nostra, comunicarla ed aprirci alla costruzione di percorsi comuni. Ma per farlo abbiamo bisogno del supporto di altri contesti, in primis quello delle aziende, chiamate a sviluppare o condividere – concretamente e senza istinti di social o greenwashing – progetti a elevato impatto sociale e ambientale, e a comunicarli nei loro bilanci di sostenibilità. L’occasione è straordinaria: terzo settore, imprese e finanza possono, per la prima volta, triangolare le loro virtù e creare un nuovo livello di valore, a patto che sappiano osare un po’ di più, che si facciano tutti più curiosi, che sappiano sposare progettualità nuove, un po' fuori dagli schemi convenzionali attraverso il quale economia e finanzia sostengono le cause del mondo sociale".

 

Oggi il tema è la prevenzione, anche al disagio sociale. "Sulla cura si concentra l’attenzione dei più, ma è sulla prevenzione che va spostato il focus. Siamo una realtà che – da sempre - previene il disagio sociale dei più giovani proponendo stili di vita attivi, positivi e socializzanti. Misurare l’impatto a lungo termine del nostro agito quotidiano non è semplice, ma sappiamo che è la strada giusta. Vorrebbe dire misurare i chilometri di passi che i nostri ragazzi faranno, stando in vacanza con noi, sommare quei chilometri alle ore di mancato utilizzo degli smartphone e valorizzare la chimica delle emozioni che le nostre attività sapranno generare nei nostri ospiti. Non so se ci sarà mai un indicatore capace di cogliere tutti questi elementi. Ma le fotografie dei sorrisi delle ragazze e dei ragazzi che ci scelgono, già da sole, sanno molto di happyrating", conclude Grassi.

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