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"Cerchiamo di cambiare il mondo passo dopo passo e parola dopo parola", le attiviste Sara, Alice e Odi sulle orme di Harriet Chalmers Adams

E' stata la prima fotoreporter donna e ha collaborato con National Geographic. A lei si ispirano le tre giovani attiviste ideatrici del progetto Diritto a REsistere. "Grazie ad Harriet, intraprenderemo questo viaggio per superare dei limiti geografici o culturali, per cercare nuove prospettive"

foto Diritto a resistere
foto Diritto a resistere
Di Sara Marcolla - 03 ottobre 2023 - 15:17

TRENTO. “Per conoscere un paese e un popolo bisogna allontanarsi dalle strade principali e vivere vicino alla natura”.

A scriverlo è stata Harriet Chalmers Adams, la prima fotoreporter donna di cui si ha testimonianza. Nata nel 1875 in California, è esploratrice, fotografa e geografa. In un periodo storico in cui spesso alle donne non è nemmeno permesso uscire di casa, gira il mondo e costruisce la vita e la carriera che sogna. Nei primi anni del Novecento viaggia in tutti gli stati del Centro e del Sud America, raccontandoli poi in conferenze, articoli e diventando la prima fotoreporter donna per National Geographic. Esplora anche l’Asia, il Pacifico, l’Africa. Nella sua vita percorre più di 160mila chilometri, quattro volte il giro della Terra.

 

E' a questa donna intraprendente, che ha superato i confini e gli schemi e abbattuto i muri del pregiudizio, che si ispirano Sara Segantin, Alice Franchi e Magdalene Pellegrin, le tre giovani attiviste del progetto “Diritto a Resistere”. Partiranno per il Partiranno per il Centro America il 30 ottobre e, in un viaggio di tre mesi attraverso Messico, Belize, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panama, seguendo le tracce di questa esploratrice, racconteranno le storie di esistenza e resistenza di donne attiviste, associazioni e comunità che si battono per la giustizia sociale e climatica nelle comunità indigene dei loro Paesi. (qui articolo)

 

Sara, Alice, Odi, perché vi ispirate ad Harriet Chalmers Adams?
E' stata la prima donna fotoreporter di cui abbiamo testimonianza. Ha esplorato terre dove nessun forestiero aveva mai messo piede, visto posti che nessuna persona estranea aveva mai visto, conosciuto culture di cui probabilmente nessun bianco aveva mai sognato. Ha collaborato con National Geographic ed è stata una delle cofondatrici della Society of Women Geographers, sfidando il pregiudizio dell'inquadramento sociale che, in quanto donna, l'avrebbe vista costretta nel ruolo di madre e casalinga. Tuttavia, nonostante le sue scoperte e il suo contributo alla geografia, che le assicurò il posto nell'American Royal Society (fu la prima donna ad esserne membro), dopo la sua morte di lei non si seppe più nulla. Dimenticata solo perché donna, fu una delle tante che - invisibili - portarono un valore aggiunto al mondo. Di queste donne ce ne sono ancora tante, troppe; per questo, seguendo le orme di una grande esploratrice, vogliamo raccontare le storie di tante altre donne che ogni giorno combattono per i loro diritti e per quelli dell'ambiente, così da smuovere le acque per un mondo migliore.

 

Che eredità ha lasciato questa esploratrice?
Harriet Chalmers Adams ci ha insegnato tante cose: a osare, a non piegarci a un sistema patriarcale, discriminatorio e iniquo, a inseguire i nostri sogni, a cambiare il mondo passo dopo passo e parola dopo parola. Grazie ad Harriet, intraprenderemo questo viaggio per superare dei limiti - geografici o culturali - per cercare nuove prospettive. Ma i confini più importanti che vogliamo superare, seguendo le sue orme, sono i nostri confini mentali. Ce ne andremo dal luogo che chiamiamo casa per vedere la casa di qualcun altro; vivremo avventure e ascolteremo storie che ci permetteranno di ampliare le nostre vedute e vedere un orizzonte più ampio.
 

Come vi siete preparate a questo viaggio?
La preparazione al viaggio è stata un po' un viaggio stesso in sé. Prima abbiamo fatto delle ricerche per fare una selezione dei nostri sostenitori, che dovevano essere etici e trasparenti al 100%. Dopodiché abbiamo dovuto cercare i nostri partner istituzionali, e infine coloro che avrebbero potuto raccontare, attraverso la nostra voce, le storie di donne e comunità che ogni giorno combattono per resistere ed esistere. Ma i preparativi non erano ancora finiti. Dovevamo cercare le realtà mesoamericane di cui raccontare, preparare i contenuti per il sito e per i partner, abbiamo fatto e facciamo tantissime videochiamate per poter fare rete già da prima della partenza. C'erano da sbrigare anche questioni più pratiche - i passaporti, le misure sanitarie, l'attrezzatura, ma banalmente anche preparare lo zaino. E poi c'è stata tutta la parte relativa alla preparazione mentale: prepararsi psicologicamente per andare in luoghi meravigliosi ma dove la realtà e la vita sono difficili, non è facile. Siamo consapevoli della nostra posizione privilegiata, proprio perché questi paesi vivono situazioni estreme.

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