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Dopo il restauro, i trenini delle Dolomiti tornano a Trento e da una foto sui social è partito il sogno di riaverli a Cortina

Un'architetta ha proposto di riportare uno dei trenini trasportati in questi giorni a Trento e utilizzati sia sulla Ferrovia delle Dolomiti che sulla Trento-Malè. L'idea è di farci un museo, sfruttando il carattere iconico del convoglio per cittadini di Cortina. Trentino Trasporti sta trattando per prestarlo in vista delle Olimpiadi, mentre con l'altra vettura il Comune di Trento vuole costruire un info point per i turisti

Di Davide Leveghi - 19 ottobre 2019 - 20:28

TRENTO. “La mia richiesta d'aiuto per riportare quella che è una vera e propria icona di Cortina è stata accolta con entusiasmo in un primo momento, ma poi mi hanno pure riso in faccia, dandomi della folle. Ma il mio sogno, vista la disponibilità del Comune, si sta avverando”. Racconta così, l'architetta e storica dell'architettura Rossana Calabria Fanucci, il suo progetto di riportare nella città ampezzana il mitico trenino delle Dolomiti, ora restaurato e portato al Museo ferroviario di via Innsbruck, a Trento nord.

 

Il trenino ha una storia movimentata. O per meglio dire, i trenini. Costruiti nel 1955 per le Olimpiadi Invernali di Cortina dell'anno successivo, attivi fino al 1964, anno della chiusura della Ferrovia delle Dolomiti, i due convogli a scartamento ridotto continuarono il proprio servizio tra la Valle dell'Adige e la Val di Sole venendo comprate dalla Provincia di Trento e convertendosi nell'altrettanto mitica “vaca nonesa”. Terminato il proprio servizio a ridosso del nuovo millennio, vennero sostituiti dagli attuali elletrotreni Alstom.

 

Risistemati e restaurati, con la livrea azzurra e bianca come negli anni '50, i due treni sono stati pochi giorni fa portati uno all'Aeroporto Caproni, l'altro al Museo ferroviario di via Innsbruck. Dei due esemplari, lo 007 e lo 008, Calabria Fanucci sogna di vederne tornare a Cortina almeno uno, mentre per l'altro il Comune di Trento ha immaginato un utilizzo come info point per cittadinanza e turisti.

 

È la protagonista a raccontarci la vicenda, sin dagli esordi, quando il treno sferragliava tra Dobbiaco, Cortina e Calalzo di Cadore. “Portava fino a 7000 persone al giorno – esordisce – le due vetture, attive dal 1955 e nate per le Olimpiadi del 1956, avevano una forma bombata e aerodinamica per il tempo, erano moderne. Vennero comprate per essere utilizzate sulla ferrovia Trento-Malè dopo che la Ferrovia delle Dolomiti venne chiusa”.

 

A risvegliare la nostalgia, poi, ci ha pensato una foto: “Gestisco una pagine facebook – racconta l'architetta – dal nome C'era una volta Cortina, un contenitore della memoria storica della città ampezzana in cui si pubblicano foto e testimonianze della Cortina che era. Circa sei mesi fa ne pubblicai una del trenino, ricevendo tra i commenti delle informazioni su dove si trovassero ora. Fu lì che immaginai la possibilità di recuperare il treno e riportarlo a Cortina”.

 

“Scrissi su un altro gruppo – continua – Amici di Cortina, un post dal titolo “I have a dream”. Chiedevo aiuto affinché si riportasse il treno a Cortina e ricevetti tante condivisioni e gioia. Ma anche prese in giro. La proposta piacque molto, però, al mio amico Gherardo Mainago, proprietario di un hotel, che mi confessò di aver pensato tempo addietro la stessa cosa. Non sapevo ancora che si sarebbe potuto fare con quel treno, una biblioteca, una biglietteria...”.

 

La vettura è composta da tre vagoni, collegati dagli snodi, lunga 64 metri (Qui di seguito le foto del trasporto in via Innsbruck dopo il restauro).

 

 

 

 

“Così venimmo a sapere che ora il treno era posseduto dalla Trentino Trasporti, ed era in restaurazione a Mantova. Ho sondato la possibilità con Trento di riportarne almeno uno a Cortina e trovai grande disponibilità. Parlandone con il Comune, infine, ho ricevuto un input positivo. Ora si attende che la burocrazia faccia il suo corso, e le trattative sono in ballo”.

 

Ed effettivamente Comune di Cortina e Trentino Trasporti stanno discutendo la possibilità di concedere temporaneamente un treno in vista delle Olimpiadi 2026, rassegna diffusa in più territori alpini italiani, tra cui l'ampezzano e lo stesso Trentino. “La mia speranza è che il treno rimanga anche dopo le Olimpiadi, per poter mantenere allestito il museo”, aggiunge Calabria Fanucci.

 

Per ora i convogli sono fermi a Trento, parcheggiati sui binari. Bonificati dall'amianto con cui sono stati costruiti e resi dunque sicuri, restaurati per una cifra totale attorno ai 130mila euro, rimarranno lì fino a quando non verranno destinati a nuovi scopi. O fino a quando, chissà, non torneranno a risplendere tra le Dolomiti di Cortina.

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