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"Walter non è il depositario dei valori del Patt". Il "caso" Kaswalder continua a far discutere: "Noi siamo un partito aperto che guarda al futuro"

La voce di Marchiori e di Boller, giovani dirigenti del Partito autonomista che difendono la decisione di deferire il consigliere agli organi di garanzia: "Le regole di convivenza vanno rispettate".

Di Donatello Baldo - 23 gennaio 2017 - 19:28

TRENTO. “Deferire Walter Kaswalder al Collegio di disciplina non è stata una decisione presa a cuor leggero – dice subito Simone Marchiori, giovane vicesegretario del Patt – piuttosto una decisione sofferta, un dispiacere, perché il nostro partito è prima di tutto una comunità, un luogo di rapporti, di amicizie, di stima reciproca tra gli iscritti”.

 

“Si è cercato in tutti i modi di trovare soluzioni, di approfondire il confronto e ricomporre le divisioni sul piano politico – spiega – ma ci sono regole di convivenza che devono essere rispettate, impegni che devono essere onorati. Anche questa è coerenza, anche questi sono valori: Walter ha sostenuto una tesi congressuale dal titolo “Il coraggio di essere protagonisti”, l'ha firmata trovando l'accordo con il segretario Panizza. Per poi criticarla, disattenderla, assumendo comportamenti opposti a quanto si era deciso tutti assieme”.

 

Non è risoluto e “distaccato” il giovane dirigente autonomista, non punta il dito. “Io rispetto gli organismi di garanzia, il lavoro e la terzietà dei componenti del Collegio di disciplina – risponde – e leggerò le motivazioni della decisione”. Avrebbe voluto anche lui una soluzione politica, “ma si è giunti al punto di non ritorno”.

 

Kaswalder afferma di essere in linea con i valori dello Statuto autonomista: “Ma i valori devono essere declinati, non sono statici. Non devono essere vissuti con nostalgia e in contrapposizione con le azioni di governo e con le mediazioni necessarie dentro la coalizione. Non c'è nessuno che tradisce i valori”. Parla del partito, della sua storia, “di quando il Patt era solo di opposizione, relegato a una piccola componente e senza una rappresentanza politica consistente. I suoi valori erano anche una sfida: diventare un partito di raccolta e ambire al governo dell'Autonomia”.

 

Una sfida che per Marchiori è possibile attuare “solo se si cambia, se si affrontano i temi dell'oggi, articolando i nostri valori sulla realtà. Il rischio – prosegue – è quello di tornare a essere ininfluenti, perché dobbiamo avere il coraggio di essere protagonisti, appunto, non di limitarci alla critica e all'opposizione”.

 

Un messaggio a chi sembra voler sostenere le posizioni del consigliere riottoso, annunciando di lasciare il partito in caso di espulsione, accusando i vertici di aver tradito l'identità e la storia del partito: “L'identità si arricchisce soltanto se sappiamo camminare verso il futuro. Se rimaniamo fermi, o peggio ancora se andiamo verso il passato, l'identità rimane solo nostalgia”.

 

Daiana Boller, che del Patt è la responsabile del movimento femminile, si dice invece delusa. “Delusa da chi afferma di essere l'ultimo degli autonomisti”, frase pronunciata proprio da Walter Kaswalder. “Perché se dopo quarant'anni di militanza ti accorgi di essere l'ultimo significa che non sei stato capace di far crescere nessuno. E questo è triste”.

 

E sulla questione dei valori non ci sta: “Walter non è il depositario dei valori del partito. Anzi – spiega – lui interpreta i principi dello statuto in modo tradizionalista, di chiusura. Ma è un suo punto di vista, un po' tirato se si leggono gli articoli dello statuto”.

 

Boller è una donna autonomista: "Anche schützen, legata alle tradizioni. Ma in un partito aperto che parla di uguaglianza, di giustizia sociale, che dice no alle distinzioni basate sul sesso, sulla razza. Un partito che permetta a tutti di avvicinarsi e di crescere con noi, proprio per diventare l'autonomista di domani, non certo l'ultimo”.

 

E si cresce, secondo Boller, “quando si è capaci di declinare i valori e i principi alle sfide dell'oggi, perché il partito parla di tradizioni religiose delle genti di montagna, è vero, ma per preservare gli usi e i costumi, per tutelare la cultura delle minoranze, non certo per fare battaglie retrograde sui temi religiosi o su quello dei valori”.

 

“Ma diciamo la verità – sostiene Boller – la questione Kaswalder non ha a che fare con scelte politiche o interpretazioni ideologiche: in discussione c'è il comportamento, ci sono le azioni che spesso sono state in aperto contrasto con il partito”.

 

Un partito aperto, diceva prima: “Certo, aperto anche sul piano del confronto, perché sulle idee e sulle posizioni ci si può confrontare sempre, in ogni sede. Vogliamo puntare ad essere un partito di raccolta che contiene componenti diverse anche sulla base delle interpretazioni ideali: ma si discute nelle sedi opportune, non ci si divide pubblicamente con continui distinguo, con continue prese di posizione in contrasto con il partito e con il gruppo consiliare, con polemiche e anche atteggiamenti aggressivi che non possono essere ignorati”.

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