A processo gli indipendentisti veneti che occuparono piazza San Marco. Paolo Primon è con loro: "Sono qui per l'autodeterminazione"
Davanti al tribunale di Brescia ha portato la solidarietà del suo movimento Popoli liberi: "Non riconoscere il diritto all'indipendenza è fascismo"
BRESCIA. Vi ricordate gli indipendentisti lombardo-veneti che nel 2014 furono arrestati con l'accusa di aver occupato "militarmente" piazza San Marco a Venezia? Quelli del Tanko, un trattore trasformato in carrarmato? Oggi erano a processo a Brescia, molti di loro accusati di associazione a delinquere con finalità di terrorismo.
Durante l'udienza l'avvocato Alessio Morosin ha detto forte e chiaro che se a maggio - il processo è stato infatti rinviato - gli indipendentisti non saranno assolti ci saranno dei problemi: "Se oggi ci sono 500 manifestanti fuori dal tribunale, con il rinvio a giudizio ce ne saranno 5 mila e alla terza udienza bloccheranno Brescia".
Tra questi manifestanti c'era anche Paolo Primon, arrivato nella città lombarda per portare, con tanto di bandiere, la solidarietà e la vicinanza della sua formazione politica, "Popoli liberi". In un video dice la sua e mostra il manifesto con su scritto che il Sudtirolo non è Italia. "Mi vegno da Trent e il Südtirol storicamente l'è Trent".
Primon parla orgogliosamente in dialetto, "perché è la mia lingua - spiega - è romancio, celtico romanzato". Ma per facilitare la comprensione dell'intervistatore accetta di parlare in italiano "una lingua straniera", dice sorridendo. "Noi oggi siamo qui perché qualcuno mette in discussione il diritto all'indipendenza e all'autodeterminazione. Una vergogna totale solo italiana, perché a livello internazionale è un diritto riconosciuto".
Un giudice, in quel di Brescia, lo mette proprio in discussione questo diritto, soprattutto se messo in atto con la forza (questa infatti la tesi dell'accusa). "Questo è fascismo, è nazismo", commenta Primon.
Primon spiega all'intervistatore la vicenda dei manistesti, uno di questi ce l'ha in mano. "La Meloni e Fratelli d'Italia sono andati a squerzer (coprire, ndr) i manifesti affissi a Roma con la scritta 'Il Sudtirolo non è Italia' - spiega - e noi trentini abbiamo affisso invece nella nostra provincia un manifesto con scritto 'Trent l'è Südtirol'".
Spiega la particolarità sudtirolese (per Primon comprendente anche il Trentino), la differenza culturale e storica: "A Roma dicono che noi siamo i mantenuti ma invece no, non è così - afferma sicuro - perché noi con i nostri soldi ci paghiamo tutto, una volta con il 90% che ritornavano, ora con solo il 65%. Qui pagato dallo Stato c'è solo la polizia, la magistratura, i militarti".